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Montibus in siculis pecudes, armentaque pavit.
Sed quamquam viridi sint postponenda Pelori
Etnica saxa s lo, Mopsum visurus adirem,
Heic grege dimisso, ni te, Polypheme, timerem.
Quis Polyphemon non horreat (Alphesibous)
Assuetum rictus humano sanguine tingi,"
Tempore jam ex illo, quando Galatea relicti
Acidis eheu miseri discerpere viscera vidit?
Vix illa evasit. An vis valuisset amoris,
Effera dum rabies tanta perferbuit ira?
Quid quod Achæmenides, sociorum cæde cruentum

5

Di cui non v'ha nella Trinacria tutla
A nutrir greggi e armenti il più fecondo.
Ma quantunque non sieno al ver deggiante
Peloro da anteporsi i sassi d'Etna,
Io m' andrei nondimeno a trovar Mopso,
Lasciando il gregge qui, s'io non temessi
Te, Polifemo. E Alfesibeo: Chi mai
In orror non avrà quel Polifemo,
Uso di sangue uman lordarsi il ceffo,
Ahi! fin d'allor, che Galatea lo vide
Le viscere sbranar del misero Aci?
Ella appena scampò. Forse d'amore
Valse punto il poler, mentre lant' ollre
Giunse la bestial rabbia ? E ond' è, che a stento
Achemenide l'alma ritenere

vanni a Bologna: e perchè dunque si finge egli stanziato in Peloro, e l'amico nell' Etna ? Perchè voleva preferito al soggiorno di Bologna il suo di Ravenna; cosa che non gli riusciva si bene senza l' allegoria di cotal finzione.

1 Nel MS. in, ma suggerisce il signor canonico Bandini che si legga

ni.

2 Cyclops fuit, de quo Virg. Æn.,III, circa finem.

3 Nel MS. tingui, che viene dalla

pronunzia de' secoli barbari, quan. tunque il Forcellini sull' autorità della stampa d'Anversa (che non è nemmen essa costante) rechi uno o due passi di Properzio a sostenere il suo tinguo tinguis. In alcun vecchio rituale della Chiesa ho trovato tinguere, e (se ben mi ricordo) anche tingare, tutto già effetto della cattiva pronunzia.

4 nomen proprium. Acidis, nomen proprium.

5 Nel codice vix.

Tantum prospiciens, animam vix claudere quivit?
Ah, mea vita, precor numquam tam dira v 1 pta
Te premat, ut Rhenus, et Najas illa recludat
Hoc illustre caput, cui jam frondator in alla
Virgine perpetuas festinat cernere frondes.
Tityrus arridens, et tota mente secundus,

5

6

Verba gregis magni tacitus concepit alumni.
Sed quia tam proni scindebant æthra jugal s,7
Ut rem quamque sua jam multum vinceret umbra,
Virgiferi silvis gelida cum valle relictis,

8

Post pecudes rediere suas: hirtæque capellæ
Inde, velut reduces ad mollia prata præibant.

Potė, scorgendol sanguinoso tutto
Pel macello crudel de' suoi compagni?
Ah ti prego, mia vita, non ti prema
Voglia si fiera, ch' abbia il Reno, e quella
Naiade sua cotesto illustre capo,

Cui già lo sfrondator sceglier si affretta
Del sacro lauro le perpetue frondi.
Titiro sorridendo e divenuto
Favorevole appieno, i saggi detti
Tacito ricevè del gran pastore.

Ma perchè l'aria i bei destrier del Sole
Tanto chini fendean, che l'ombra loro
Di gran lunga vincea tutte le cose,
1 pastori attergaronsi ai lor greggi,
Lasciando i boschi e la già fredda valle:
Dai molli prati avean fatto ritorno
L'irsute capre, e se ne giano innanzi.

1 i. ut non moreretur.

2 Ita ego scripsi (dice il Bandini) ut versus constet, licet in codice nexus literæ Р citius promat, quam premat. 3 Flumen. Najas, s. Bononia.

4 s. capiti. Virgine, i. Dafne lauro. festinat, ut te, s coronet in poetam.

5

s. humani, quia medicus et philo sophus erat magister Fiducius.

6 In senso attivo.

7 Solis equi. vinceret quia, Sol erat circa occasum.

8 s. Tityrus et Alphesibæus, qui, quia pastores, gerebant virgas.

Callid is interea juxta latitavit Iolas,

2

Omnia qui didicit, qui retulit omnia nobis.

8

Ille quidem nobis, et nos tibi, Mopse, poimus.

Quivi non lunge intanto erasi ascoso
Lastuto lola, il qual notò ogni cosa,
Ogni cosa ridisseci. Egli a noi,
E noi, o Mopso, a te la dimostrammo.

1 Callidus, i. astutus, interea dum SC. isti pastores inter se talia recitabant.

2 dominus Guido Novellus. Omnia dicta sc. superius.

3 s. Iolas. nobis, Danti. et nos, Dantes. tibi, Mopse, magistro Johanni.

Nel MS. poymus. E nella glosa interlineare: i. fingimus, vel monstramus. Da un verbo (direbbe il Boccaccio) detto TOL πOLETS, il quale

(secondo che i Grammatici vogliono) vuol tanto dire quanto fingo, fingis.

[II Boccaccio, Commento sopra Dante, cap. I, chiosando quelle parole della Commedia:

Poeta fui e cantai di quel giusto

dice Estimarono molti, questo nome Poeta venire da un verbo detto poio, pois, il quale (secondochè i grammatici vogliono) vuol tanto dire quanto fingo, fingis ec.]

FINE DEL PRIMO VOLUME

DELLE

OPERE MINORI DI DANTE ALIGHIERI.

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INDICE PRIMO

CONTENENTE LE RIME LEGITTIME,

cioè

quelle che o con tutta sicurezza, o con molta probabilità
possono dirsi appartenenti a Dante Alighieri,

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Sonetto I. Pag. 73

Al poco giorno, ed al gran cerchio d'ombra. - Sestina I. 158
Amor, che muovi tua virtù dal cielo. Canzone XII. . 171
Amor che nella mente mi ragiona.
Amor, dacchè convien pur ch' io mi

zone VIII. .

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Ballata, io vo' che tu ritruovi Amore.

Canzone XV. . . 182 doglia. Can

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1

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Cavalcando l'altr' ier per un cammino.
Chi guarderà giammai senza paura.
Ciò, che m' incontra nella mente, muore.
Coll' altre donne mia vista gabbate.
Color d'amore e di pietà sembianti.
Così nel mio parlar voglio esser aspro.

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... 99

Ballata IV. 84

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Sonetto IV. . 78 Sonetto XXXV. 148

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Sonetto VIII. Sonetto VII. . . 88 Sonetto XXVI. 125

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Dagli occhi della mia donna si muove. -
Da quella luce, che il suo corso gira. - Sonetto XXXIX. 154
Deh nuvoletta, che in ombra d' Amore. - Ballata V.. 110
Deh peregrini, che pensosi andate.-Sonetto XXX. 129
Di donne io vidi una gentile schiera. Sonett
Doglia mi reca nello core ardire. Canzone

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