Sayfadaki görseller
PDF
ePub

иии

CANZONE XIX.

Scherzetto.

Amor, tu vedi ben che questa donna
La tua vertù non cura in alcun tempo,
Che suol dell' altre belle farsi donna:
E poi s'accorse ch' ella era mia donna,
Per lo tuo raggio ch' al volto mi luce,
D'ogni crudelità si fece donna;

Sicchè non par ch' ella abbia cuor di donna,
Ma di qual fiera l' ha d'amor più freddo ;
Che per lo caldo tempo e per lo freddo
Mi fa sembianti pur come una donna,
Che fosse fatta d' una bella pietra

Per man di quel che m' intagliasse in pietra.

Ed io che son costante più che pietra
In ubbidirti per biltà di donna,
Porto nascoso il colpo della pietra,
Con la qual mi feristi come pietra
Che t'avesse nojato lungo tempo;
Talchè mi giunse al core, ov' io son pietra,

E mai non si scoperse alcuna pietra,
O da vertù di sole o da sua luce,
Che tanta avesse nè vertù nè luce,
Che mi potesse atar da questa pietra;
Sicch' ella non mi meni col suo freddo
Colà dov' io sarò di morte freddo.

L'

Signor, tu sai che per algente freddo
diventa cristallina pietra

acqua

Là sotto tramontana, ove è il gran freddo,
E l'aer sempre in elemento freddo

Vi si converte sì, che l'acqua è donna
In quella parte, per cagion del freddo:

Così dinanzi dal sembiante freddo

Mi ghiaccia il sangue sempre d' ogni tempo,
E quel pensier che più m' accorcia il tempo,
Mi si converte tutto in corpo freddo;
Che m' esce poi per mezzo della luce,
Là onde entrò la dispietata luce.

In lei s' accoglie d'ogni biltà luce ; Così di tutta crudeltate il freddo Le corre al core, ove non è tua luce; Perchè negli occhi sì bella mi luce, Quando la miro, ch' io la veggio in pietra, O in altra parte ch' io volga mia luce. Dagli occhi suoi mi vien la dolce luce,

[graphic]

Che mi fa non caler d' ogni altra donna :
Così foss' ella più pietosa donna

Ver me, che chiamo di notte e di luce,
Solo per lei servire, e luogo e tempo;
Nè per altro desio viver gran tempo.

Però vertù, che sei prima che tempo,
Prima che moto, o che sensibil luce;
Increscati di me, ch' ho sì mal tempo;
Entrale in core omai, che n' è ben tempo:
Sicchè per te se n'esca fuora il freddo,
Che non mi lascia aver, com' altri, tempo:
Che se mi giunge lo tuo forte tempo
In tale stato, questa gentil pietra
Mi vedrà coricare in poca pietra
Per non levarmi, se non dopo il tempo,
Quando vedrò se mai fu bella donna
Nel mondo, come questa acerba donna.

Canzone, io porto nella mente donna Tal, che con tutto ch' ella mi sia pietra, Mi dà baldanza, ov' ogni uom mi par freddo; Sicch' io ardisco a far per questo freddo La novità che per tua forma luce, Che mai non fu pensata in alcun tempo'.

1 Questa così detta Canzone non è di fatti che una sestina doppia, e un gioco poco degno di tanto Poeta.

CANZONE XX.

Lasciando il parlar d' amore, sferza il Poeta la vanità degli uomini, e dice che nulla cosa al mondo merita onore e lode, fuorchè la sapienza e la virtù.

Posciach' Amor del tutto m' ha lasciato, Non per mio grato,

Che stato non avea tanto giojoso;

Ma perocchè pietoso

Fu tanto del mio core,

Che non sofferse d' ascoltar suo pianto:

Io canterò così disamorato

Contr' al peccato

Ch' è nato in noi di chiamare a ritroso

Tal, ch'è vile e nojoso,

Per nome di valore;

Cioè di leggiadria, ch' è bella tanto,

Che fa degno di manto

Imperial colui dove ella regna:

Ell' è verace insegna,

La qual dimostra u' la vertù dimora:

Perchè son certo, se ben la difendo,
Nel dir com' io la 'ntendo,

Ch' Amor di se mi farà grazia ancora.

Sono, che per gittar via loro avere

Credon sapere

Valere là dove gli buoni stanno,
Che dopo morte fanno

Riparo nella mente

A quei cotanti ch' hanno conoscenza:

Ma lor messione a' buon non può piacere,

Perchè 'l tenere,

Savere fora, e fuggirieno il danno,

Che s' aggiunge allo 'nganno

Di loro e della gente,

Ch' hanno falso giudizio in lor sentenza.

Qual non dirà fallenza

Divorar cibo, ed a lussuria intendere?

Ornarsi, come vendere

Si volesse al mercato de' non saggi?

Che 'l savio non pregia uom per vestimenta,

Perchè sono ornamenta;

Ma pregia il senno e gli gentil coraggi.

Ed altri son che, per esser ridenti,

D' intendimenti

Correnti vogliono esser giudicati

« ÖncekiDevam »