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di Gerusalemme al paradiso terrestre; questa linea passerebbe pel centro della terra, e per quello di tutti i cerchi dell' Inferno e di tutti i gironi del Purgatorio. Forte e profonda idea di porre il luogo del primo peccato nel punto diametralmente opposto al luogo della Redenzione.

Tra la porta infernale e il fiume Acheronte, al di là del quale comincia l' Inferno, son tormentate orribilmente l' anime degl' ignavi od egoisti, di coloro che meritare non seppero nè lode nè biasimo. Tra l' Acheronte e lo Stige sono compresi i cinque primi cerchi: primo, il Limbo: secondo, i Lussuriosi: terzo, i Golosi : quarto, i Prodighi e gli Avari: quinto, gl' Iracondi. Passato lo Stige, s'entra nella fortezza di Dite; e nello entrare si vede una vasta pianura, ch'è il sesto cerchio, soggiorno de' Miscredenti. Per calare da questo al settimo cerchio, v'è una roccia alta ed alpestre, dalla quale alcun uomo non potrebbe discendere.

Negli ultimi tre cerchi, settimo, ottavo e nono, sono puniti i Violenti, i Fraudolenti, i Traditori. Questa grande distanza tra i cinque primi ed i tre ultimi cerchi, separati fra loro dal fiume Stige, dalla fortezza di Dite, e dalla roccia scoscesa, è saviamente immaginata dal Poeta per distinguer le colpe figlie delle passioni, dai delitti che nascono dal mal uso della ragione e dalla riflessione. In mezzo è posto il sesto cerchio, ove stanno i Miscredenti; perchè il lor fallo può essere egualmente prodotto dalla passione e dalla riflessione.

Lucifero, che vedemmo nel centro del globo, vi piombò, secondo il Poeta, dall' emisfero opposto al nostro, e slogò tanta terra, precipitando, che non restò in quell'emisfero che una montagna altissima, e tutto il rimanente fu coperto dal mare; e questa è la montagna del Purgatorio.

Sovra altrettanti balzi, posti a diverse distanze, siedono i sette differenti gironi, ove si purgano i sette peccati capitali. Catone d'Utica è posto alla guardia di tutto il Purgatorio: ogni girone è custodito da un Angelo. Alle falde e sino all' altezza di circa una quinta parte della montagna, ov' è la porta del Purgatorio, vi stanno, sotto il titolo di Negligenti, gli scomunicati che si ravvidero, e i peccatori che il pentimento indugiarono sino alla morte, i quali son condannati ad attendere un certo tempo, prima d' andar a purgarsi. In ognuno de' sette gironi si ricordano esempi, tanto del peccato che vi si purga quanto dell' opposta virtù, i quali Dante piglia indifferentemente dalla Bibbia, dalla Storia, dalla Mitologia. E questi fatti s' intendono cantare, O si gono sculti in bassi rilievi.

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Il Paradiso di Dante, immaginato secondo le cognizioni astronomiche de' suoi tempi, dividesi in nove sfere, tutte mosse e comprese dall' Empireo; cioè: la Luna, Mercurio, Venere, il Sole, Marte, Giove, Saturno, Gemini o il cielo stellato, il primo mobile. La Luna è abitata dalle anime che vissero nella virtù, ma che la forza de' casi costrinse a violare il voto di virginità: la seconda sfera, da quelle che fecero il bene, ma solamente desiderio di fama. L'amicizia e per I' amor vero trovano il premio in Venere, la terza sfera. I teologi, i dottori, i padri della Chiesa si letiziano nel Sole. In Marte sono i militanti per la fede; in Giove, i regnanti; in Saturno, i contemplativi. I più gran Santi, che formano la corte celeste, abitano le due sfere più sublimi. Il Re del mondo, dall' alto dell'immobile trono, circondato dai nove cori degli Angeli che fan risuonar l' Universo della gloria del Creatore, col sol mostrarsi

comunica la sua felicità a tutti gli abitatori de' cieli, col voler solo move tutte le sfere.

Quanto più s' ascende e avvicinasi alla Divinità, e più la beatitudine si fa maggiore. Il Poeta se ne avvede rimirando in Beatrice, che gli era stata prima ragione e guida in tutto il gran viaggio, e la bellezza della quale ad ogni nuova ascensione si fa più bella. Beatrice al fine, giunta al supremo grado, sale e si gode Nel trono che i suoi merti le sortiro. Dante l'ammira incoronata de' raggi divini, le rende grazie di quanto fece per lui, e impetra di fissar gli occhi nell' Eterno. Tutto il suo spirito è assorto nella contemplazion di misteri che non gli è dato di comprendere, e di bellezze che non saprebbe ridire; e qui si scioglie la mirabil Visione:

All' alta fantasia qui mancò possa.

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Il Poeta è smarrito in una selva: tre Fiere gl' impediscono la salita d' un colle: l'ombra di Virgilio gli appare, e lo invita al

gran viaggio.

NEL mezzo del cammin di nostra vita
Mi ritrovai per una selva oscura,

Che la diritta via era smarrita 1.

1 Nel mezzo del cammin ec. Finge di aver fatto questo viaggio nel 1301, in età di 35 a 36 anni. Mi ritrovai per ec. Ecco già il poeta pittore. Mi ritrovai esprime che vi era entrato da qualche tempo, senza avvedersene; e il per ce lo dipinge errante in mezzo la selva, senza sapere da qual parte si volga onde ricondursi sulla buona strada. Il che... era del terzo verso corrisponde al cum esset de' Latini: essendo, avendo.

Dante ebbe prima l'idea di comporre il suo poema in versi latini, e il Boccaccio ne riferisce questo principio :

Ultima regna canam fluido contermina mundo,
Spiritibus quæ lata patent, quæ præmia solvunt
Pro meritis utcumque suis, etc.

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura Questa selva selvaggia ed aspra e forte2 Che nel pensier rinnuova la paura!

Tanto è amara che poco è più morte: Ma per trattar del ben ch' ivi3 trovai, Dirò dell' altre 4 cose ch' io v' ho scorte.

I' non so ben ridir com' io v' entrai, Tant' era pien di sonno in su quel punto Che la verace via abbandonai.

Ma po' ch' io fui al piè d'un colle giunto,
Là ove terminava quella valle 5

Che m' avea di paura il cor compunto,
Guardai in alto, e vidi le sue spalle
Vestite già de' raggi del pianeta
Che mena dritto altrui per ogni calle.

* VAR. E quanto. (CR.)

2

Aspra e forte, intralciata e foltissima. L'espressione di selva selvaggia fa ricordare ai comentatori il silvosa nemora di Apulejo, l'amœnitate amæna di Plauto, il sonitu sonanti et ludo jocanti di Lucrezio, il nemorosis abdita silvis di Ovidio, e il noto verso di Virgilio: Insonuere cave gemitumque dedere

caverna.

5 VAR. Ch'i' vi trovai. (CR.). 4 VAR. Dell' atre; dell' alte.

5 Là ove ec. Qui l' armonia del verso porta seco l' imagine.

6 Veder le spalle del monte vestirsi in sul mattino de' raggi del sole, è bella espressione poetica, e viva pittura. La perifrasi per indicare il sole non sarebbe da imitarsi trasportandola in altro luogo; ma qui va bene nella situazione di Dante, che si rimorde il fallo di essere uscito del buon cammino.

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