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E quel che lieto i suoi campi disfatti Vide ec. Anassa gora.

Vidivi alquanti ch'han turbati i mari ec. i Sofisti. Mostrar la palma aperta e'l pugno chiuso, perchè alla mano aperta assomigliava la rettorica, e al pugno chiuso la dialettica

Qui lascio ec. Io non so se mai alcuno potesse qui dire al Poeta: Di Laura che è mai divenuto, per cui e per la fama di cui avete, cred' io, preso a comporre questi capitoli? Bisogna che il Pocta si sia per istrada pentito di donneare, e voglia sol badare a se stesso. In effetto così farà nel seguente capitolo. Muratori .

TRIONFO DEL TEMPO.

Dell' aureo albergo coll' Aurora innanzi

Si ratto usciva 'l Sol ec. L'uscir ratto non era indizio dell' essersi coricato pur dianzi.

Come fanno i saggi. I sospettosi ed i tremorosi, più tosto che i saggi, sono quelli che si guardano intorno. Tassoni.

Che sarà della legge che 'l ciel fisse? che ogn' uomo sia mortale.

Veggio Nostra eccellenza al fine. Il Sole non parla qui solamente di se, ma in comune dell' eccellenza delle na ture celesti.

Como pulisco, adorno: latinismo però da non imitarsi. E pur la fama d'un mortal non domo. Che ha a fare l'essere garzon di stalla o carrettiere coll' attutar la fama degli uomini gloriosi? Tassoni.

Ed io m'avanzo ec. Il mio avanzo, il mio guadagno è aver perpetui affanni: frase volgare.

Anzi che stabilita Fosse la terra. Taluno interpreta stabilita per ridotta a perfezione, il che è vero che Dio fece dopo aver creato il Sole.

Per la strada rotonda, ch'è infinita, perchè il circolo non ha principio nè fine.

Poi che questo ebbe detto ec. Se il Sole vedeva alcuni dopo mill' anni e mille e mille più chiari che in vita, come ha detto innanzi, il suo affrettar il corso, non potea servirgli punto ad estinguerne la fama.

Velocitate, vanitate in fin del verso il fanno del tubs cadere a terra.

Vedrà esser così; che nol vid' io ec. vale a dire na vid' io per l' addietro, di che contra me stesso mi riscal do tratto però prosaico.

Che più d'un giorno è la vita mortale ec. cioè che cosa è la vita mortale al di più d'un giorno nubiloso, breve ec.?

Or vi riconfortate in vostre fole ec. detto ironicamente. Di un gruve senza l'elisione è licenza da non lodarsi, Ond' i ho danni e'nganni assai sofferto. Per unire le due simili desinenze, che anzi erano da schivarsi, ha aggiunto inganni, senza che sappiasi quali inganni egli abbia avuto dal gran pianeta.

La gabbia è stata strascinata qui dalla rima.

E riprendeva un più spedito volo. Come poteva il Sole volar più speditamente per questi che per gli altri?

A' suoi corsier raddoppiat' era l'orzo basso concetto.
E la Reina di ch' io sopra dissi la Fama.

In questi umani, a dir proprio, ligustri. Il Tassoni e il Muratori per ligustri intendono i versi e gli scritti degli uomini; ma non veggo che cosa abbiano a fare i ligustri coi versi e gli scritti. Parmi che il Petrarca abbia voluto rappresentare in essi gli uomini stessi detti dianzi, cui malgrado la loro celebrità assomiglia a caduchi ligustri.

E ritolta a' men buon, non dà a' più degni, cioè il tempo non dà a' più degni la cosa ritolta a' men buoni .

Or perchè umana gloria ha tante corna. Non so perchè si dieno tutte queste corna alla gloria.

Si soggiorna si tarda.

Cheunque qualunque cosa.

Quanti felici son già morti in fasce! Chi muore in fasce non conosce nè felicità, nè miseria.

Trionfa i nomi in luogo di trionfa de' nomi.

TRIONFO DELLA DIVINITÀ.

Da poi che sotto 'l ciel cosa non vidi

Lodo l'opinione del Castelvetro, che a questo trionfo piuttosto il titolo d' Eternità, che di Divinità si convenga. Tassoni.

Alte operazioni: termine da prosa.

Vidi in un piè colui cioè il Tempo.

E le tre parti sue ec. vale a dire il passato, il presente, e il futuro vidi ristretto al solo presente, e questo star fermo.

E quasi in terra d'erba ignuda ed erma ec. È comparazione difficile da squadrare. lo intendo che il Petrarca voglia dire, che 'l tempo fermato in una eternità presente, e spogliato di tutti questi termini, fia, fu, mai, dianzi, dopo, che fanno la vita nostra amara, varia, e inferma, era simile ad una terra nuda d'ogn' erba, d'ogni pianta, e d'ogni cosa che possa mostrare in lei varietà, e che altro non rappresenti, fuorchè il suo colore immutabile. Tassoni.

Al cui saper non pur io non m' appiglio, cioè non arrivo espressione però alquanto oscura.

E variato il loco alfade al testo della Scrittura che vi saran nuovi cieli e nuova terra.

Quandung' e' si sia, cioè in qualunque tempo.

Beatissima lei, cioè Laura.

Ecco chi pianse sempre sottintendi E si dirà: Ecco ec. Tanta credenza a' più fidi compagni ec. cioè tanto credito ha chi s' avvicina ai più fidi compagni di sì alto segreto (vale a dire al più alto coro de' Beati) che a lui parimente questo segreto debba essere rivelato. Tassoni.

E de' guadagni Veri e de' falsi si farà ragione, cioè si farà conto, come s'usa tra' mercanti, del dare e dell' avere. Tassoni.

Che tutte fieno allor copre di ragni. Ma come mai tali saranno anche i guadagni veri? Forse vuol dire che anche le buone opere si troveranno di poco merito. Tassoni.

Come fiera cacciata si rimbosca. La similitudine qui

non corre.

In quel poco paraggio, cioè appariscenza, comparsa. Morti saranno insieme e quella e questo. Il contesto voleva invece e quello e questa.

E i bei visi leggiadri ec. Il senso è che i bei visi leggiadri tornando più che mai belli lasceranno a morte impetuosa, ai giorni d' oblivione e gli aspetti oscuri ed adri. Ma innanzi a tutti ch' a rifar si vanno cioè a risorgere. È quella, cioè Laura.

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A riva un fiume ec. cioè in riva al Rodano.

INDICE

DE' SONETTI

DEL PRIMO VOLUME

Ahi, bella libertà, come tu m'hai a car. 8z

135

173

70

134

Almo Sol, quella fronde ch' io sola amo, 148
Amor, che 'ncende'l cor d' ardente zelo, 145
Amor, che nel pensier mio vive e regna 123
Amor, che vedi ogni pensiero aperto,
Amor con la man destra il lato manco
Amor con sue promesse lusigando
Amor ed io st pien di maraviglia,
Amor, Fortuna, e la mia mente schiva
Amor fra l'erbe una leggiadra rete
Amor, io fallo, e veggio 'l mio fallire:
Amor m'ha posto come segno a strale
Amor mi manda quel dolce pensiero,
Amor mi sprona in un tempo ed affrena; 143
Petrarca Vol. II.

17

ΙΟΙ

144 177

117

138

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