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Così, è di parere il Sig. Parisotti che scrivesse il Petrarca, e noi non ripugniamo; ma diciamo che se ora fosse al mondo il Petrarca, scriverebbe nel modo in che oggi si scrive con più ragione. Si legga il Castiglione nel principio del suo Cortigiano.

Due cagioni noi assegniamo alla varietà del pronunziare molti vocaboli, e verbi; l' una si è il non aver voluto gli antichi Scrittori soggettarsi a così dura legge, e da non potersi soffrire, di osservare sempre un' esat tissima regola in tali minuzie: l''altra, la diversità degli usi del parlare in diverse città d'Italia; per la quale saranno riusciti in ciò varj anche i Codici MSS,

Tanto poi è lontano che una tal diversità sia dannabile, e difettuosa, che anzi viene ad arricchire, e a rendere più amena, e leggiadra la nostra lingua; e chi fa profession di buon gusto, a bello studio alle volte usa diverse maniere, quando sien tutte buone ragionevoli, e sostenute dall' autorità di gravi scrittori. Il Vocabolario della Crusca infinite volte ci avvertisce del fin qui detto, registrando le varie maniere di usar le voci Toscane,

Petrarca Vol. II.

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L'Abate Anton-Maria Salvini nel Discorso XXII. della Seconda Parte.

NELL' amoroso insieme e filosofico suo Can

zoniere, qual ingegnoso pittore, allo spec chio dell' anima s'è ritratto, per così dire, il Petrarca; per bene intendere il quale, diceva una gran Reina del nostro secolo, bisogna essere gran Poeta, gran Filosofo, e grande Innamorato; quale appunto era egli, lieto, leggiadro, grave, gentile, affettuoso,

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mato, cortese, onesto, deditissimo agli studj della pietà, e della dottrina, e insieme amante e amante d'una maniera ora naturale, ora sollevata, ed anche maravigliosa, e straordinaria; mentre il suo amore non si estinse per morte dell' amata donna, ma più che mai ardeva, e in belle guise il faceva prorompere a rappresentare il suo duolo. Amore in somma fu il suo, tutto particolare, misto e della saviezza del suo naturale, e della follia, dalla quale non va mai esente

quella fiera passione; il che egli medesimo con ingenuità da par suo confessa nel Sonet

Proemiale, indirizzato a' suoi leggitori, chiamandola suo giovenile errore. Amando dunque egli forte, e da varie e tra sè discordi inclinazioni e pensieri ed affetti combattuto, qual nave in alto mare da contrarj venti agitata, rende del suo amore ne' suoi versi una gioconda pittura e un maraviglioso spettacolo. E chi è quegli, che alle tre sorelle Canzoni degli occhi non istupisca, sopra le quali i più rigorosi Critici, e i Momi più delicati, come sopra perfettissime e graziosissime Veneri, non trovarono che apporre? Come in somma per tutto, ovunque s'apra il suo Libro, diletta e punge, penetra, e si fa sentire addentro, e tocca il cuore anche ai più severi e ritrosi! Non usa egli belletti di sfacciato artificio, ma colori naturali e vivi; non immagini troppo frequenti, non ispessi e forzati traslati, non contrapposti e giuochi di parole, non affettate arguzie, non ricercati aculei nelle clausole; ma tutto ciò, che di bello, di vago, e di grande, e per natia grazia splendente, alla feconda e chiara sua mente di mano in mano si presentava, secondo le variazioni che faceva nel suo corso l'amore, egli di gran maniera, e con Apellea nobile semplicità venne a dipingere ; nè alterando mai il tenore del suo costume religioso, e modesto, dipinse Amore, per usare un suo verso, che

molto cade in acconcio:

Nudo, se non quanto vergogna il vela.

Sonetto del Signor Abate Domenico Lazzarini sopra il Sepolcro del Petrarca.

Se da te apprese, Amore, e non altronde
Quel dolce stil che ti fa tanto onore,
Questo Cigno beato, il cui migliore
Or gode in Cielo, e il frale Arquà nasconde:
Se bello al par della famosa fronde,
Che in Sorga l'arse di celeste ardore,
Fu ancor quell' altro mio lume e splendore
Tra l'Esino, e l'Aterno, e il monte, e l onde;
Perchè poi le sue rime alzare, e'l canto,
Si ch' ei n'andasse al Ciel come colomba,
E me verso di lui lasciar nel fango?
Nè pur io, come in lui potessi tanto,
Veggio, risponde; e questa sacra tomba
Son tre secoli, e più ch' i guardo, e piango.

IL FINE

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Pag. 157 v. 20 ebbero Roma ebbero in Roma

162 v. ultimo ean

can

ΑΝΝΟΤΑΖΙΟΝΙ.

Pag. 232 lin. 13 trocamento

troncamento

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