È il fanciulletto mio, che a la romita tua porta batte: ei che nel grande e santo fugge, o fratel, che a te fu amara tanto. Me ESSER Francesco, a voi per pace io vegno Ecco: un elce mi porge ombra e sostegno, De le canzoni vostre è il dolce coro, apre al grido ribelle: Italia e Roma. URGE nel chiaro inverno la fósca turrita Bologna, il colle sopra bianco di neve ride. È l'ora soave che il sol morituro saluta le torri e 'l tempio, divo Petronio, tuo ; My little son 'tis, knocking at thy door, ESSER Francesco, peace of thee I crave, t of And of thy lady with the flaxen curls, This passionate soul and troubled mind would lave I sit me down and call on the lone strand; Thou dost appear, and with a gesture bland These are thy Songs, who sweetly gather home, Limbs dream their rippled locks of gold. Ah see, Her tuneful lips have launched upon the air U NDER a laughing, snow-clad hill Bologna Lifts her dim turrets to pure skies of winter. This is the gentle hour, divine Petronius, When the dying day greets the towers and this thy temple; le torri i cui merli tant' ala di secolo lambe, e del solenne tempio la solitaria cima. Il cielo in freddo fulgore adamantino brilla; e l' aër come velo d'argento giace su 'l fòro, lieve sfumando a torno le moli che levò cupe il braccio clipeato de gli avi. Su gli alti fastigi s' indugia il sole guardando con un sorriso languido di viola, che ne la bigia pietra nel fósco vermiglio mattone par che risvegli l'anima de i secoli, e un desío mesto pe 'l rigido aëre sveglia di rossi maggi, di calde aulenti sere, quando le donne gentili danzavano in piazza e co' i re vinti i consoli tornavano. Tale la musa ride fuggente al verso in cui trema un desiderio vano de la bellezza antica. Q UESTO la inconscia zagaglia barbara fluttuanti ne l'azzurro immenso. L'altro, di baci sazio in austriache piume e sognante su l'albe gelide le dïane e il rullo pugnace, piegò come pallido giacinto. The lonely pinnacle of thy solemn temple, And battlements fanned by the wide wing of ages. The skies blaze with cold, adamantine splendour; Shimmers the mist, soft-wreathed about the sombre The sun-god's smiling eyes, like violet petals, As if from sleep the soul of time awaking Stirs on the frozen air a plaintive longing When gracious ladies danced in the piazza, Thus the fugitive muse mocks at the verse where vainly A tremulous heart yearns for departed beauty. O NE, the unwitting savage spear prostrated, Quenching eyes filled with fulgid life and flattered By phantoms floating in the boundless blue; The other, sunk in Austrian cushions, sated With kisses, in chill dawns dreaming reveillé Ambo a le madri lungi; e le morbide chiome fiorenti di puerizia pareano aspettare anche il solco de la materna carezza. In vece balzar ne 'l buio, giovinette anime, senza conforti; nè de la patria l'eloquio seguivali al passo co i suon' de l' amore e de la gloria. Non questo, o fósco figlio d' Ortensia, non questo avevi promesso al parvolo: gli pregasti in faccia a Parigi lontani i fati del re di Roma. Vittoria e pace da Sebastopoli sopían co 'l rombo de l' ali candide il piccolo: Europa ammirava: la Colonna splendea come un faro. Ma di decembre, ma di brumaio cruento è il fango, la nebbia è perfida: non crescono arbusti a quell' aure, o dan frutti di cenere e tòsco. O solitaria casa d' Aiaccio, cui verdi e grandi le querce ombreggiano e i poggi coronan sereni e davanti le risuona il mare! Ivi Letizia, bel nome italico che omai sventura suona ne i secoli, fu sposa, fu madre felice, ahi troppo breve stagione! ed ivi, lanciata a i troni l'ultima folgore, date concorde leggi tra i popoli, dovevi, o consol, ritrarti fra il mare e Dio cui credevi. |