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Proprietà Letteraria

BOLOGNA. TIPI FAVA B GARAGNANI

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Con questo fascicolo il Propugnatore incomincia a toccare il quartodecimo anno dell' età sua. Nacque in Bologna, dove si coltiva; ma bolognese propriamente per sangue non è. Chi gli diè la vita, il diresse e tuttavia lo sostiene, è un romagnolo, anzi un faentino; nè bolognesi sono coloro che lo vanno nutricando e abbellendo. Non è un Periodico adatto agli studii degli oziosi, nè dei novatori, nè all'intelligenza di tutti, e però non del novero di quelli, che soltanto si pascono di frasche e di frondi. Surse grave, d'uomo stagionato, e serba la sua dignità: attende all' onore delle lettere nazionali, non allo scadimento di esse, e non si mescola in vane e dannose ciancie, nè in battaglie plateali: non fa insomma delle lettere altrettante sgualdrine, ma bensì rispettabili matrone. Nelle riviste bibliografiche, secondo ch' altre volte fu detto, intende bensì di appuntare, ove occorra, animando; non di biasimare, avvilendo; e allora che non possa di alcun libro parlare assolutamente bene, presceglie il silenzio. Di politica non s' impaccia, nè calpesta i diritti sociali e non l'altrui fama, e non infine le opinioni religiose. I suoi intendimenti sono severi, e della buona accoglienza degli

uomini severi, puramente si piace e fa tesoro. Sin qui fu sorretto da personaggi d'alta dottrina d'ogni parte d'Italia: speriamo che non verrà meno anche per l'avvenire la loro cortesia e generosità. Siamo quindi senza fine tenuti al prof. Luigi Gaiter, al prof. cav. Vincenzo Di Giovanni, al cav. prof. Vincenzo Pagano, al bibl. Ludovico Passarini, al prof. cav. Ernesto Monaci, al dott. Alfonso Miola, al commend. Vito Fornari, al prof. cav. Giuseppe Bozzo, al dott. Silvio Pieri, al dott. Vincenzo Crescini, al dott. Tommaso Casini, e a cento altri, i cui componimenti si possono vedere nei fascicoli anteriori. I quali tutti potentemente coi loro scritti sostennero ed onorarono questo nostro Periodico. Ad essi pertanto rendiamo ora pubbliche grazie, scongiurandoli a continuarne anche per l'avvenire la loro assistenza e l'ambito patrocinio. A mezzo di collaboratori siffatti il nostro Giornale non avrà di che temere, e andrà innanzi con viemaggiore prosperità, franchezza ed energia.

LO STEMMA DI VERONA

LETTERE A MICHELANGELO SMANIA

ILLUSTRE GIURECONSULTO E DANTOFILO

LETTERA I.

I.

Se l'impazienza dei clienti, l'improntitudine degli avversarii, ed il glaciale sussiego dei giudici, vi concedono, o illustre amico, una serena mezz'oretta di ozio, vi prego di rivolgere un benevolo sguardo a questa mia lettera. Vi parlo, come altre volte di arti e di storia, di filologia. Il nostro aperto carteggio ottenne, se non più, che i nostri amati concittadini non lasciassero operare despoticamente secondo il vano loro libito alcuni, che per sorpresa elevati coi nuovi tempi a signoreggiare sopra la moltitudine, non sè, che basiranno dentro il dimenticatojo assai prima che morti, ma la patria nostra coll'attuazione degli improvvidi loro consigli farebbero acerbamente rampognare da coloro, per usare la frase dell'Allighieri,

Che questo tempo chiameranno antico.
(Par. XVII.)

Questo innanzi tratto ricordo, avvegnachè se le lettere per voi, Nestore dei giureconsulti dell'Adige, sene

ctutem oblectant; per me in adversis refugium ac solatium praebent, secondo la sentenza, canta il Petrarca, di

quel Marco Tullio in cui si mostra

Chiaro quant' ha eloquenza e frutti e fiori:

per me, sepolto ancor vivo, per secreto inappellabile voto di irresponsabili cittadini, in mal punto abbindolati da un Gerione, dirò ancora con Dante,

sozza imagine di froda

(Inf. XVII.)

Ma poichè nel mio comechessia disagiato sepolcro, le notturne strigi vagolando non sopraggiunsero ancora a suggermi le spente pupille dalle infossate occhiaje, nè alcun erratico topo ancora penetrò fra le tenebre a buscarsi cibo e casa sotto la volta dell' essiccate mie costole, ed un comunque breve pertugio, per lo suo forame ancora mi dà luce ed aria sufficienti per vivere, non che commoda via per udir novelle del mondo di fuori, e farvi ascoltare a qualche modo la non ancor fioca mia voce; eccomi a raccontarvi in confidenza amichevole quello che di recente da una voce sconosciuta per quel provvidenziale forame intesi, e quello che francamente risposi secondo il nostro costume antico, giusta il Petrarca,

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Non per odio d' altrui, nè per disprezzo.

Udite adunque, o illustre amico, prima che la rapida lancetta dell' orologio segni trascorsa la chiestavi preziosa mezz'oretta di amichevole trattenimento.

Apri gli orecchi al mio annunzio, e odi

(Inf. XXIV.)

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