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AL LETTORE

L'opuscolo che qui si pubblica sul Convito, parrà dal titolo opera arrischiata, o inutile; arrischiata, perchè l'argomento, trattato da altri valentissimi, si può giudicare esaurito; inutile, se nulla aggiunga di nuovo a quello che fu detto e replicato da coloro i quali mi precedettero.

Spero che mi sarà risparmiata e una accusa e l'altra, perchè procedetti cauto e non gittai opinioni all'avventura, e perchè, sembrami, che di qualche cosa pure abbia discorso, la quale non fu o vista o detta avanti di me.

VI

Avrei amato meglio, che, a mio tributo modesto di riverenza al Sommo, di cui Italia sta per festeggiare il sesto anno centennale dalla natività, fosse stata pronta quella Vita di esso, cui attendo da qualche tempo. Ma, per quanto mi vi affaticassi, non riuscii a condurla a tal punto nè da compierla in tempo, nè da averla a buon termine. Gravi ostacoli mi si opposero; e principalmente le difficoltà di mettere in chiaro certi fatti, ancora oscuri e inestricati, relativi od alle azioni di lui od agli avvenimenti nei quali partecipò. Laonde preferii soprassedere; continuare frattanto nelle indagini; valermi delle cose che si stamperanno in questa occasione, per accrescere il peculio delle cognizioni che a lui si riferiscono. Tutti coloro che amano l'Alighieri, e ne caldeggiano le glorie, vogliano essermi cortesi di lumi e di aiuti, e così contribuiscano gentilmente a procurarmi il modo di narrarne i casi varii e fortunosi, con quella maggiore precisione ed ampiezza e particolarità che le memorie rimaste ci possano concedere.

Vuo' scusarmi fino d'ora di un difetto, che sarà osservato nel mio scritto, cioè di certe

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ripetizioni, le quali altri crederà si potessero evitare; io mi vi provai, ma parendomi che ne venisse tal volta confusione, prescelsi di replicare piuttosto che rimanere mal inteso.

Noterà forse il lettore che io, abituato a scrivere il cognome di Dante colla doppia 7, ho cominciato a mutare e in questo libro e nella edizione delle Chiose Anonime, la quale feci eseguire da questa R. Tipografia di Torino (*). Non fu capriccio nè brama di novità, anzi non mi vi deliberai se non con repugnanza. Il decidermi venne da considerazioni non isfornite di ragione. Occupandomi a raccogliere dati sulla famiglia Alighieri, osservai che, cominciando dai più antichi documenti fino al trecento, i membri di essa si denominarono costantemente, od almeno nel più numero dei casi, degli Alaghieri. Venni perciò a convincermi che fosse veramente tale il cognome in origine, e che solo dal trecento in poi si variasse senza regola, ora in Alleghieri, ora in Allighieri, e quando in Al

(*) Chiose Anonime alla prima cantica della Divina Commedia, di un Contemporaneo del Poeta, pubblicate per la prima volta a celebrare il sesto anno secolare della nascita di Dante. Un bel vo lume in 8° di fogli 16 di stampa. Torino, Tip. Reale, 1865.

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laghieri, in Alleghieri, in Alegeri, in Alageri, in Aldighieri, in Aldeghieri, ecc. Attenendomi adunque al pristino modo ortografico usato dalla famiglia, ed accettando nella seconda sillaba il cambio dell'a nella i, parvemi che per la derivazione si abbia da preferire la consuetudine secolare di usare la semplice all'uso più moderno di raddoppiarla.

Il nuovo fervore per gli studii danteschi ottenga il desideratissimo intento, di rincalorire gli Italiani allo studio dei classici, e concorra a ridonare alla patria nostra quel lustro nelle lettere, il quale andò scemando, e che noi abbiamo obbligo di fare che nuovamente rinvigorisca.

Torino, 25 aprile 1865.

FRANCESCO SELMI.

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