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XVIII. PRATA.

Questo paese è posto su di un colle bagnato dal Sabato; per lo che l'aere suo è umido, e poco salubre confina esso da oriente collo stesso fiume, da mezzogiorno con la strada consolare che mena alle Puglie, da occidente con Pratola, e da settentrione con Altavilla. Va tra' comuni di 3.1 classe nel circondario di Montefusco, da cui disa miglia 4, e da Avellino suo capo distretto e provincia miglia 5. Antichissima è la origine di questa terra, e si apparteneva a Guglielmo d'Abinalia di Avellino, signore ancora di Montefredano allorchè fu messa a sacco e a fuoco da Ruggiero I ne 1134, unitamente ad Altavilla, detta allora Altacoda a testimonianza di Falcone Beneventano, nella sua cronaca. Ne' tempi posteriori fu feudo di altri illustri personaggi, tra' quali di un Guglielmo ed Antonio Pagano; di un Langillo Filargieri, secondogenito di Giacomo, o Jacopo corte di Avellino; e dopo di lui, Riccardo suo fratello; di un Francesco Gargano, nobile di Aversa; e finalmente di un Francesco Zampagna, nobile di Ragusi, poichè estinta la famiglia Gargano na 1775, e devoluto il feudo alla Real Corona, ne fece egli acqui, sto nel 1792 con titolo di baron; a cui è succe◄ duto nel 1854 in tutti i beni per virtù di testamento e come affine in linea £minile, l'altro distinto personaggio anche di Rigusi, Niccolò de Gradi, capitano del Reggimento Marina di Sua Maestà l'imperatore d'Austria. Ha Prata una chiesa arcipretale, retta di presente dal zelantissimo Pasquale Grillo, bastantemente antica. Di remotissi

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ma data è ancora l'altra della Ss. Annunziata, posla fuori l'abitato, con titolo abbadiale del vescovo di Avellino, per esserne state le rendite incorporate alla mensa. Questo tempio è di barbara costruzione, e presso ad una grotta, che ci ricorda i primi tempi delle persecuzioni del cristianesimo, se pure non vogliamo credere, che gli avanzi delle sue antiche colonne di granito fossero appartenenti a qualche altro tempio del paganesimo, essendosi ne' suoi dintorni rinvenute delle monete imperiali e vasi di argilla, che serbansi nel nostro museo (1). La detta grotta u catacomba una alla Ss. Annunziata è sempre visitata dagli stranieri, e vi si ammira un bel dipinto a fresco della Vergine titolare. Nella congrega del ss. Rosario finalmente, 70 anni or sono non sappiamo con quale discernimento, venne posta a pietra sepolcrale una magnifica lapida rinvenuta della Ss. Annunziata; dalla quale lapida ricavasi l'antichità e la nobiltà

(1) Questo museo, oltre a taluni marmi,fra'quali una bellissima testa di Cicerone rinvenuta fra gli avanzi del foro dell' antica Avellino, offre una quantità di monete urbiche, imperiali e romane anche qui trovate, de'vasi italo-greci nella più parte commendabili per la sceltezza de'soggetti dipinti. Si osservano ancora dei vasi egiziani e delle iscrizioni sepolcrali, unitamente a delle idre, degli scifi, de' ciati, delle trulle, delle olle, delle anfore, delle diote, delle coppe, de' lacrimatorii, e degl' idoletti assai notabili. Vi ha del pari di varie statuette di bronzo e di argilla, rinvenute tra le ruine del tempio della dea Mefite presso la Valle di Ansanto. Offre pure elmi, scudi, lance, braccialetti ed altri attrezzi militari. Sono notabili da ultimo dieci giavellotti, ed un parazonio, ossia cintura militare, alla quale andava appesa una spada corta e senza punta, distintivo particolare de' tribuni militari negli eserciti romani. Il museo in parola con non lievi spese e fatiche cominciò a sorgere in Avellino nel 1828, e diversi giornali archeologici e letterarii ne han fatto cenno.

la nobiltà della terra medesima, e lo splendore della famiglia Pagano, di cui abbiamo fatto cenno.

Circa la detta chiesa arcipretale aggiungiamo, che essa è oggi sotto la invocazione di s. Giacomo apostolo, con clero ricettizio innumerato, il quale indossa insegna minore, cioè rocchetto e mozzelta, simile a quello di Avellino; la quale insegna fu concessagli da Sua Maestà il Re (N. S.), con decreto de' 27 marzo 1849, e con bolla dell'Ordinario diocesano del seguente giugno. Esistono inoltre in Prata tre confraternite laicali; la prima sotto la invocazione della Immacolata Concezione e s. Niccola di Bari, munita di regio assenso nel 30 agosto 1762; l'altra del ss. Rosario e s. Domenico nel 28 febbrajo 1763; e l'ultima del Carmine e s. Giuseppe, nel 30 gennajo 1767: come ancora due monti, l'uno di pegni, e l'altro frumentario; il primo fondato dal nominato barone Francesco Gargano, come dallo istrumento per notar Angelo Meluccio di Prata de' 10 novembre 1618, confermato dall' altro per lo stesso notajo del 22 aprile 1622; e l'ultimo eretto da monsignor Latilla nel 1764 finalmente un benefizio sotto il titolo di s. Maria del Carmine, di patronato della famiglia Fasulo. Ci resta a notare da ultimo che Prata nel 1532 fu tassata per fuochi 92, nel 1545 per 103, nel 1561 per 114, nel 1595 per 131, nel 1648 per quasi lo stesso numero, e nel 1669 per 76. Ora conta una popolazione di 2340 anime.

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XIX. PRATOLA.

È comune di 3. classe, e tiene a sè aggregato l'altro della vicina Serra: va compresa nel circon

dario di Montemiletto, distretto di Avellino, provincia di Principato Ulteriore, dal cui capoluogo dista miglia 6 tale terra è posta sulla consolare delle Puglie alle sponde del Sabato, di aria quindi umida; e lo stesso suo nome addimostra chiaramente esser derivata da Prata, e conseguentemente di epoca assai posteriore di fermo non era essa sino al 1750 che un aggregato di taverne, con fabbrica di vetri di proprietà del principe di Montemiletto Leonardo V Di Tocco Cantelmo Stuard, da chi furono edificate tredici case per i lavoratori di quella fabbrica, o addetti ai molini anche di sua proprietà. Dalla mentovala epoca in poi e per i vantaggi arrecati dalla surriferita consolare, formata dall'immortale Carlo III Borbone, il suo piccolo fabbricato addivenne angusto, per lo che fu ď uopo cominciare ad estendersi, e quindi si vi dero sorgere nuove abitazioni; e cresciutavi la polazione fu saggio consiglio dello stesso principe edificarvi a proprie spese una corrispondente chiesa nel 1762, che portata a compimento nel 1772 venne solennemente consagrata alla Vergine Addolorata dall'eminentissimo cardinale arcivescovo di Benevento Francesco Maria Banditi.

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Tale consagrazione avvenne per le mani dell'arcivescovo di Benevento per essere la giurisdizione spirituale di Pratola promiscua, cioè metà appartenente alla detta archidiocesi, e l'altra al vescovo di Avellino; e quindi per virtù del real dispaccio de' 28 giugno 1794, e per particolari convenzioni, come altrove dicemmo, passate fra i due Ordinarii nel 24 del seguente agosto, il curato vien provveduto in ogni caso di vacanza alternativamente da entrambi; ed il Sacco parlando

di questa terra: così si esprime: «Ha soltanto >> una Chiesa Parrocchiale, la quale si provvede › alternativamente dal vescovo di Avellino, e dal> l'arcivescovo di Benevento. >>

Ha Pratola appena un monte frumentario, eretto come parecchi altri nel 1764 da monsignor Latilla, senza che finora avesse fondata una confraternita laicale, a costo alla ripetuta chiesa. La sua popolazione, finalmente, ascende a 1950 anime, ed inclusa Serra, suo villaggio aggregato con real decreto de' 4 maggio 1811, giunge all'altro numero di 2143.

XX. ROCCA S. FELICE.

È anche comune di 3.a classe, ma nel distretto di s. Angelo de' Lombardi, dal quale dista miglia 2, da Avellino 24, e da Frigento sua antica diocesi 6. Questa terra, che in talune carte dell'archivio della Regia Camera trovasi anche appellata Rocchetta S. Felice, sorge alle falde di un monte, ed è di aria poco salubre, confinante con Guardia de'Lombardi, Villamaina, s. Angelo de'Lombardi e Frigento: ha nel mezzo del suo abitato una rocca, o fortezza di viva pietra; da cui trasse principalmente il suo nome; ma circa la sua origine, niuno degli antichi scrittori della storia corografica delle nostre contrade ne fa cenno, tranne il Santoli naturale del luogo, nel suo libro De Mephiti et Vallibus Amsancti; il quale autore pretende essere stata nel di lei sito la vetusta città di Eclano; fu perciò che il chiarissimo abate Raimondo Guarini, nelle sue dotte ed elaborate RICERCHE SULL'ANTICA CITTA' DI ECLANO (1), così ebbe (1) V. la citata seconda edizione, pag. 41 e seguen.

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