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trascorrere dall'uno all'altro termine, dà un' idea maestosa della profondità degli abissi celesti nei quali si smarrisce, come arso, lo sguardo del mortale. Nè meno mirabile è quello scender giuso di tanti splendori, che rappresenta un divino diluvio d'anime lucenti, reso ancor più maestoso dal lume diffuso che ne determina, senza limitarla, l'ampiezza. Tripudio di vivi soli altri ascendono, altri tornano, altri vanno in varie maniere, e ruote abbaglianti con la velocità dei guizzi, come infuocati raggi d'uno stesso lume; a sprazzi, a onde quasi d'un mare aereo di suoni lucenti. « La similitudine delle pole, cornacchie, coglie i varî movimenti, e l'andare e il restare di que'beati ; ed è viva in tutti i suoi particolari. - Questa varietà di moti rammenta lo spargersi degli Achei dalle navi alla pianura, di che Omero:

E qual d'oche e di gru volanti eserciti,
Ovver di cigni che snodati il tenue
Collo van d' Asio ne' bei verdi a pascere
Lungo il Caistro, e vagolando esultano

Su le larghe ale, e nel calar s'incalzano » (1).

Il vocabolo cristallo non é adoperato soltanto ad indicare il pianeta Saturno, ma altresì una Stella fulgidissima, la quale rappresenta la luce che cinge l'apostolo Giovanni.

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Sì, che, se'l Cancro avesse un tal cristallo,

Il verno avrebbe un mese d'un sol dì (2).

Con che il Poeta intende che se nel Cancro fosse una Stella sì lucida come l'anima di Giovanni, la notte avrebbe il suo Sole, e tutto il mese che il Sole è in Capricorno sarebbe un giorno solo. E così dicasi di qualunque altro segno; che se fosse lucente al pari del Sole,

(1) L. Venturi, Le similitudini Dantesche. Gli animali.

pag. 265. Firenze. Sansoni, 1874.

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Tal

(2) Parad. Cant. XXV, v. 100-102. Un Lume è S. Giovanni. cristallo specchio di luce. D'un sol dì: da mezzo dicembre a mezzo gennaio.

lucerebbe la notte così come il Sole; e tutto l'anno sarebbe un solo giorno. «Ora soggiunge il Biagioli avverti, ma di volo, che, per cagion dell'accento in su l'ultima di schiari, mostra improvviso l'apparimento di quel lucente splendore ».

E dacchè la parola Cancro ci richiama l'idea delle Costellazioni, è bene notare come Dante usi tal voce, a significare le turbe dei santi disposte e fulgenti a guisa di Stelle, il che abbiam visto in parte e ci occorre determinar meglio là dove paragona il trascorrere di uno spirito celeste a quel guizzo di luce, che suol dirsi Stella cadente:

Quale per li seren tranquilli e puri

Discorre ad ora ad or subito fuoco,

Movendo gli occhi, che stavan sicuri (1),

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Aperta serena. (Georg. I). Pura per noctem in luce refulsit. (Aen. II). Ovidio di Fetonte, che precipita dal cielo:

Longo que per aera tractu

Fertur, ut interdum de coelo Stella sereno.

Etsi non cecidit, potuit cecidisse videri (II, 320.

Nitor..... marmore purius. (Hor. Carm. XIX). Quasi fulgura discurrentia.

(Nahum. II, 4).

De coelo lapsa per umbras.

Stella facem ducens multa cum luce cucurrit. (Aen., I.

Hic primum novalux oculis obfulsit, ut ingens.

Visus ab Aurora coelum transcurrere nimbus (Aen. X):

Soepe etiam stellas... videbis

Proecipites coelo labi, noctisque per umbram

Flammarum longo a tergo albescere. (Georg. 1).

Una Stella discorsa dal cielo per le tenebre. Ilicis igne Jovis, lapsisque cila

tior astris. (Staz.) I Tasso:

E pare Stella (1) che tramuti loco;

Se non che dalla parte, onde s'accende,
Nulla sen perde, ed esso dura poco;
Tale dal corno, che in destro si stende,

Al piè di quella croce corse un astro (2)
Della costellazion che lì risplende :

Come talvolta estiva notte suole
Scuoter dal manto suo Stella o baleno.

E dell' arcangelo Michele che rapido scende:

E il Petrarca:

Altrove :

Tal suol fendendo il liquido sereno
Stella cader della gran madre in seno.

Passò quasi una Stella che 'n ciel vole.

Non vidi mai dopo notturna pioggia

Gir per l'acre sereno Stelle erranti. (I, Canz. 12). Chiosa il Venturi (Sim. 43, pag. 26): « Sicuri epiteto che qui mantiene il significato proprio del lat. securus, cioè, sine cura. L'idea così giusta del batter che fanno gli occhi per l'inaspettato giunger di quel lume, è tutta di Dante, il quale cerca il vero nei suoi minuti particolari, e dal vero trae la novità delle immagini ».

(1) Se non che dice il Tommaseo - Stella non è, perchè la Stella non cade, e perchè quel fuoco è fuggevole. (Georg. 1, 365). - Il Poliziano: Così i vapor pel bel seren giù scendono Che paion Stelle, mentre l'aer fendono. (II, 17); e il Frezzi, copiando: La fiamma corrente Pare una Stella che tramuti loco. (1, 13). - Il Torelli accenna a due ragioni per le quali si conosce che non sono quei fuochi, come i più vulgari credono, stelle che si muovono di luogo: «La prima ragione è, che in quella parte di cielo onde scorgesi quel fuoco dipartirsi, non si vede poscia mancare alcuna Stella; la seconda è, che se cotali fuochi fossero stelle, non si spegnerebbero, ma dove terminerebbero il moto, ivi resterebbero, ed accrescerebbero in quella parte di cielo il numero delle Stelle (!) ».

(2) Astro è l'anima risplendente di Cacciaguida: tanto é vero ciò che dice il Leopardi: «Le metafore non sono altro che similitudini o comparazioni raconciate ». (Op. Vol. III, pag. 241, Ann. alle Canz.). Il Tommaseo

Nè si partì la gemma dal suo nastro,

Ma per la lista radial trascorse,

Che parve fuoco dietro ad alabastro (1).

Dice il Venturi: « Similitudine pennelleggiata con franchezza maestra >> (2).

Ma perchè io non lasci inosservato tutto ciò che l'Alighieri asserisce circa le Stelle e le costellazioni, dirò dell'azione che egli attribuisce loro, considerandole come causa efficiente di una elevazione della Terra su l'Acqua. Ed a maggiore intelligenza, nella seguente citazione, non farò uso del testo latino, ma del Nuovo Volgarizzamento della Questione DE Aqua et Terra, del Giuliani; ove è detto «...... Sebbene il Cielo stellato sia Uno in sostanza, tuttavia in virtù è molteplice. Laonde convenne, che nelle sue parti sortisse quella visibile diversità, affinchè per diversi organi influisse virtù diverse; e chi ciò non avverte, deve riconoscersi fuori del limite della Filosofia. Vediamo infatti in esso Cielo una differenza nella grandezza delle Stelle e nella loro luce, nelle figure e immagini delle Costellazioni; le quali differenze, come risulta manifestissimo agli esperti in Filosofia, non potrebbero essere invano. Quindi altra è la virtù di questo o di quell'astro, e altra la virtù di questa e di quella Costellazione; e altra la virtù delle Stelle che sono di qua dall'Equatore, e altra di quelle che sono di là dall' Equatore stesso. E poichè. giusta l'avviso di Tolomeo, i volti delle cose superiori si assomigliano ai volti delle inferiori, ne segue che, come già si è chiarito, l'effetto su ragionato non possa attribuirsi se non al Cielo Stellato, essendochè la similitudine dell'agente virtuale consista in quella regione del Cielo posta sopra a questa Terra discoverta. E giacchè questa Terra discoverta, secondo già si è detto, si estende dal Cerchio equinoziale sino alla linea de

trova migliore questa dell'immagine biblica del carbone, una dice che quella del nastro, la quale segue, la impiccolisce.

(1) Parad. Cant. XV, v. 13-24.

(2) L. Venturi. Op. cit. Sim. 43, pag. 26.

scritta dal Polo dello Zodiaco intorno al Polo del Mondo, riesce palese che la virtù di elevazione si trova in quelle Stelle collocate nella regione del Cielo compresa fra questi due Circoli, ossia che sollevi la Terra per modo di attrazione, come la Magnete attrae il Ferro, o per modo d'impulsione, generando vapori sospingenti, come accade nelle montuosità particolari » (1).

E per quel che riguarda la nostra indagine, ricorderò i seguenti commenti del Giuliani:

« La medesima ragione, onde al Cielo della Luna non può attribuirsi la causa dell'elevazione della Terra, ci costringe a neppure assegnarla ad alcuno de' Cieli degli altri pianeti, di Mercurio cioè, di Venere, del Sole, di Marte, di Giove, di Saturno: (Conv. II, 3). Perocchè la declinazione loro dalla linea equinoziale, mentre percorrono lo Zodiaco, è tanto nell'uno, quanto nell'altro Emisfero, e quindi sarebbe eziandio in tutti e due eguale la virtù di essi pianeti a produrvi una consimile elevazione terrestre.

Neppure il Cielo cristallino o il primo Mobile, che è la Sfera nona, potrebbe cagionare tale effetto. Perocchè le sue parti sono del tutto uniformi (Parad., XXVII, 100) e per conseguente avendo in ogni sua parte una eguale virtù, non v' ha ragione perchè più potesse elevare la Terra da questa parte nostra, che non dall'altra che ci è opposta.

....... Intorno alla Terra ed all' Acqua, enti mobili l'uno e l'altro (§ XX).... dovendo la causa dell'elevazione della Terra nel nostro Emisfero dipendere da un corpo mobile, questo non potrebbe essere altro che il Cielo Stellato o l'ottava Sfera, il solo Cielo mobile che rimanga fra gli altri mentovati di sopra.

« Ad evidenza di ciò, importa di sapere che, sebbene il Cielo Stellato sia uno sostanza, è tuttavia molteplice nelle sue virtù o influenze.... (Parad. III, 130).

« Ora, la diversità delle virtù sparse nella Sfera Stellata ri

(1) Questione DE AQUA ET TERRA, § XXI. Nella raccolta di G. B. Giuliani Le opere latine di D. ▲. Vol. II, pag, 445. (Firenze. Suc. Le Monnier, 1832).

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