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e storico, trasse dalla vita e dalla fede dell' Età di Mezzo, la scintilla vivificatrice di una nuova epopea: l'epopea mistica cristiana. Esso vide nel culto non interrotto del fuoco, il culto stesso del Dio vero, simboleggiato dalla liturgia cristiana, dal lume del cero (1) che arde sempre dinanzi al Tabernacolo, mistico emblema della carità divina (2). Dante per tal modo si avvince al mistero, e sull' ali di esso si nabissa nella geenna e trasvola alle regioni dell' Empireo, al quale quanto più le anime beate si avvicinavano, tanto più

« Le facce tutte avean di fiamma viva (3).

E così il cantore di Lucia, di Beatrice, e di Piccarda :

Arder parea d'amor nel primo foco (4).

Dio è infatti fuoco di glorificazione in sè e per sè. Nella Bibbia si parla d'un trono di fuoco sul quale sta assiso il Signore, gli abiti del quale sono bianchi come la neve; e dai suoi occhi sgorga un fiume di fuoco (5). I rabini chiamarono questo fiume Dinor o

EGiovenale conferma il severo giudizio contro se stesso: «Che mai è d'uopo per formare il gran poeta, il poeta che percorre le vie da lui pel primo tracciate e i di cui versi sono improntati del marchio d'una felice originalità, il poeta tal quale vorrei descriverlo? Fa mestieri che esso abbia ingegno scevro di cure e di contraddizioni, sia amante del ritiro e possa a suo senno attingere alle fonti. » (Sat.).

(1) Parad. Canto X, 115. Dal latino cereus, candela. Dante l'usa nel significato figurato, per indicare Dionigi l'Areopagita, al quale è attribuito il libro Le Jerarchie degli Angeli, volendolo figurare come un luminare della Chiesa. La citazione non mi parve indiretta così da escludere l'idea del simbolo liturgico, certamente noto al poeta.

(2) Purg. Canto VI, v. 38; XXVII, v. 96; Parad. IX, 77; XVIII, 108; XX, 34 e 115; XXII, 46; XXIV, 31; XXV, 37 e 121; XXVI, 15.

(3) Parad. Canto XXX, v. 13.

(4) Parad Canto III, v. 69.

(5) Daniele Cap. 7, 10.

Magistretti

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Dinur, e lo dissero formato dal sudore del viso degli Angeli che portano il trono di Dio (1), il quale :

Del lume che per tutto il ciel si spazia (2),

accende le anime dei beati. E al concetto biblico ancor più si accosta l'Alighieri allorchè, per dimostrare la sua dottrina che il Primo Mobile, e dentro esso tutti gli altri cieli, girano continuamente per lo ferventissimo appetito di unirsi all'immobile Empireo, sede di Dio (3), alzandosi dal Paradiso terrestre alla sfera del Sole, dice che :

.Pioggia o fiume

Lago non fece mai tanto disteso (4).

Ma ecco il Poeta circondato da improvvisa insoffribile luce. Egli contempla una fiumana fulvida di fulgori, tra due rive dipinte di erbe e fiori primaverili, scintille erompono dalla luminosissima corrente e d'ogni parte si uniscono ai fiori:

Quasi rubini ch'oro circoscrive (5)

indi si riprofondano, come estasiate dai soavissimi profumi nell' ammirabile vortice infiammato del gaudio e con alterno moto, entrando le une, escono le altre. Ma di questo fiume occorrerà parlare più oltre.

Quando Salomone consacrò il suo tempio, la nube, simbolo della presenza di Dio, apparsa altra volta sul tabernacolo dell' alleanza (6), si mostrò ancora nel mezzo del sacro recinto (7). La

(1) Buxtroff. Commento della Bibbia.

(2) Parad. Canto V, v. 118.

(3) Convito. Tratt. II, c. 4.

(4) Parad. Canto I, v. 80.

(5) Parad. Canto XXX, v. 66.

(6) Esodo XL. 32; Num. IX, 15. (7) III, R: VII.

benedizione del principe sul popolo, le sue preghiere, le sue mani levate, indicano quali grazie riceverà Israele dal Cielo in questa nuova dimora del suo Dio. Il suono dei musici strumenti, il fuoco che arde, l'incenso, l' immolazione della vittima, le libazioni di vino e di sangue affrettano i segni di Jeova: fuoco discende perconsumare gli olocausti, immagine di Dio stesso che consuma il cuore dell'uomo nel sentimento d'un amor puro (1), di quell'amore per il quale parve a Dante che il viso ardesse tullo (2) di Beatrice. Ond'è che l'Auber, ricordando la grande relazione fra la trinità Egiziana o Inda e il domma fondamentale ebraico e cristiano, fa avvertire la omonimia del sanscritto tra alcune parole che disegnano il fuoco e altre che hanno il significato simbolico del numero tre: Vahni, a mo' d' esempio, e Om, nome della divinità, che ha lo stesso valore numerico (3). Nella lingua tibetana Me significa a un tempo il numero tre e il fuoco (4). Infine il fuoco, giusta la liturgia cristiana, è lo Spirito Paraclito (5) che è battesimo di fede, di speranza, d'amore e di sapienza :

(1) Etenim Deus vester ignis consumens est. (Deut., XXIII, 24). S. Agostino, profondo simbolista, considera qui il Re d'Israele come la figura di Cristo che si sacrifica alla gloria del padre.

(2) Parad. Canto XXII, v. 22.

(3) Auber. Histoire et Théorie du symbolisme religieux. Tom. I, cap. XII, P, 308.

(4) Quaestiones Romanae, n.o 98.

(5) Ego quidem baptizo vos in aqua, in poenitentia. Ipse vos bapti zabit in Spiritu Sancto et in igne (Matteo III, 11). Epperò sono frequenti' simboli e le allegorie sparsi nell'Antico e nel Nuovo Testamento: « Cave ne quando obliviscaris Domini Dei tui.... quia Dominus tuus ignis consumens est, deus aemulator.... Populum magnum..., transibit ante te, ignis der orans atque consumens qui conterat vos et deleat, atque disperdat ante faciem tuam velociter ». (Ibid, IX, 2, 3) E nell'Inno della Pentecoste: Ignis, Charitas et Spiritalis Unctio. Il Salvatore è venuto a portare il fuoco sulla Terra: Ignem veni millere in terram et quid volo nisi ut accendatur?

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....Credo in uno Dio

Solo ed eterno, che tutto il ciel muove,

Non moto, con amore e con disio.
Ed a tal credere non ho io pur prove
Fisiche e metafisiche, ma dàlmi
Anche la verità che quinci piove
Per Moisè, per profeti, e per salmi,

Per l'Evangelio, e per voi che scriveste,
Poichè l'Ardente Spirto vi fece almi.
E credo in tre Persone eterne, e queste
Credo un'essenza sì una e sì trina,
Che soffera congiunto sunt et este. (1)
Della profonda condizion divina

Ch'io tocco mo, la mente mi sigilla
Più volte l'evangelica dottrina.

Quest' è il principio, quest'è la favilla
Che si dilata in fiamma poi vivace,

E, come stella in cielo, in me scintilla (2).

La favilla della Fede è spenta, si dice, o si crede che sia, ma la sventura delle nazioni ci avverte che in essa soltanto è la fiamma dell' amor fervido e verace della civiltà e della patria. « E Dante, cui la fede educò la ragione, e disciplinò le dottrine della nuova civiltà, tanto lesse nello scritto immortale della natura) quanto gli valse a congiungere la scienza divina con la naturale, e scorgere negl' innumerevoli aspetti, che hanno, o possono avere tra loro uomini e cose, la misteriosa rispondenza che unisce il mondo dei corpi con quello degli spiriti, e col Creatore il creato » (3).

(1) Este, invece di est, secondo la comune appoggiatura del parlar toscano. (2) Parad. Canto XXIV, v. 130-147.

(3) L. Venturi. Le Similitudini Dantesche. Pref. pag. XIV. Sansoni, Firenze 1874.

Il fenomeno della luce astronomica, che avviva e colora esteriormente il cosmo dantesco, ha dato argomento a lunghe e avviluppate discussioni fra i commentatori della Divina Commedia, all'uopo di determinare con esattezza il tempo impiegato dal poeta nel mistico viaggio (1). Alla chiara intelligenza della grande trilogia era certamente necessario; ma non è meno utile conoscere quale sia la distribuzione etica ed estetica di questa luce, in rapporto all'economia allegorica e anagogica del poema, in quanto essa è guidata dalla filosofia astronomica dell'Alighieri. Nè certamente riuscirà oscura tale osservazione, per chi sappia come Dante mirasse a coordinare i principii astronomici di Tolomeo con la astrologia, figlia della superstizione medioevale, ma che egli intendeva in un senso molto elevato, cioè di contemplazione delle meraviglie celesti: nel pieno conoscimento delle quali ei credeva che consistesse gran parte dell'eterno premio dei giusti: e di coordinazione del cosmo col Cielo e con l'uomo, materia animata e spirito prediletto da Dio, primo motore e primo punto di attrazione universale, anima e vita dell'immenso creato:

E come l'alma dentro a vostra polve,
Per differenti membra, e conformate
A diverse potenzie, si risolve:
Così l'intelligenzia sua bontate
Multiplicata per le stelle spiega,
Girando se sovra sua Unitate.

(1) Dialogi di Messer Donato Giannotto dei giorni che consumò Dant;

nel cercare l'Inferno e il Purgatorio.

:

- M. G. Ponta. Orologio di Dante Ali

ghieri: per conoscere con facilità e prontezza la posizione dei segni dello Zodiaco, le fasi diurne e le ore indicate e descritte nella Divina Commedia. G. G. Vaccheri e C. Bertacchi. Cosmografia della Divina Commedia. La Visione di Dante considerata nello spazio e nel tempo. Con II Tavole. Torino 1881.

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