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pensato o no, è l'Indice Analitico; del quale ho corredato questo Saggio di studi, perchè il lettore, fatta astrazione dalla mia indagine possa da solo, con la scorta di questa parziale concordanza dantesca, penetrare facilmente e più felicemente di quello, che fosse concesso a me, l'alto senso dell'idea di Dante relativa alla luce quale macchina del Poema: pago di quanto asserisce il Manzoni, che: «È merito di un libro il dar la volontà di sapere più di quello che insegna (1). E, a chi volesse poi seguire il nesso deduttivo del mio esame critico, l'Indice Analitico non sarà meno necessario: giacchè, avendo io incominciato il lavoro senza propormi di scorrere intieramente il campo, la vastità del quale, lo confesso, non avevo dapprima tutta misurata, tralasciai di fare una divisione delle parti nella trattazione del tema. Il principio di questo studio apparve successivamente, in tre puntate, nella Rassegna Nazionale di Firenze (2); di che sono lieto di poter rendere pubbliche grazie all'Illustre Marchese Da Passano, Direttore di quel periodico, che mi ha fatto l'onore di un tal posto, e non meno agli amici che mi incoraggiarono a proseguire nel sempre più difficile cammino. A compierlo era mia intenzione di aggiungere un parallelo con l'esposizione del concetto poetico teologico della luce interpetrato dal Klopstok e dal Milton; ma alla povertà del mio ingegno diminuirono possa le cure dell'insegnamento, che assorbono la parte maggiore e migliore del mio tempo.

Il che tutto ho voluto dire, perchè la critica, dalla quale aspetto il giudizio con la serena fiducia di chi attende un valido consiglio, mi sia di scorta a correggere i miei giudizi,

(1) Op. var., vol. un., par. I, pag. 487. (Rom. Stor.)

(2) Vedi Rassegna Nazionale, Fascicolo del 16 Agosto, 16 Dicembre 1886 e del 1.0 Febbraio 1887.

ove per mala sorte possano sembrare meno ponderati o troppo arbitrari, o la deduzione non risulti conseguente, o le conseguenze appaiono meno congrue, o l'esame riesca audace. in confronto ai mezzi dei quali dispongo. Ma più ancora io credo che:

Chi pensasse il ponderoso tema,
E l'omero mortal che se ne carca,
Nol biasmerebbe, se sott'esso trema.

Milano, Maggio 1888.

ALLA

VENERATA MEMORIA

DI

LODOVICO FIASCHI

Lodovico Fiaschi fu professore di Lettere italiane nel R. Istituto della SS. Annunziata a Poggio Imperiale e nel R. Istituto Superiore di magistero femminile in Firenze. Legato a lui da effetto e riverenza filiali, sento vivo il bisogno di consacrare alla sua memoria questo Saggio di studî intorno al Divino Poema, del quale sì profondamente egli sentiva le sublimi bellezze. Di lui così parla l'amico suo Luigi Venturi : « Ricco il Fiaschi d'eletta cultura, avido, e non mai sazio fino all'ultimo, di letture e di studio, avrebbe potuto col suo finissimo gusto dar opera a pregevoli scritti; ma dal far ciò lo distolsero le molteplici occupazioni dell'insegnamento, che stavano in cima a tutti i suoi pensieri, non meno che la sua naturale modestia, la quale, se non forse eccessiva, certo si mostrò singolare in mezzo a tanti, che pettoruti s'inalberano :

Sopra lor vanità che par persona »>.

(Commemorazione del Cav. Professore Lodovico Fiaschi. Firenze, Tip. Carnesecchi). E il Nencioni: Era insomma uno di quei rarissimi uomini, i quali, secondo la bella espressione del Burns, hanno ricevuto la loro patente di nobiltà direttamente da Dio r. (Dall'Ettore Fieramosca. 4 Agosto 1884).

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