49. 50. 51. 52. O questa è a udir sì cosa nova, E cheggioti per quel che tu più brami, Ma più vi metteranno gli ammiragli. 50. 51. 52. RINFAMI. Ch' io non son dannata. VANA (Inf., XXIX, 41). — TalamONE. Per avere, il porto di Talamone comprato nel 1303 dai monaci di Montamiata per novecento fiorini, castello al fine della Maremma, si credono già uomini di mare. L'Ott.: Perocchè il porto è profondo, e sarebbe di grand' utile, se fosse abitato da genti, li Sanesi v' hanno consumata molta moneta in rifarlo più volte, e mettervi abitanti : poco giova, perocchè l'aere inferma non vi lascia multiplicare gente. PERDERÁGLI. Ci perderà. DIANA. Credevano anticamente vi fosse un fiume sotterra, e molti cavarono indarno. Anco ai tempi di Dante (Tommasi, p. I, p. 53). METTERANNO. Più vi rimetteranno coloro che saranno mandati ammiragli del nuovo porto. Ugo da s. Vittore, posto in cielo da Dante, e citato da Pietro figliuol di lui, dice: Superbia aufert mihi Deum, invidia proximum, ira me ipsum. Alla superbia dà il P. tre canti, all'invidia due e mezzo, uno e mezzo all'ira. Qui trova due Romagnuoli illustri, e parla loro dei vizii delle toscane rep., ed essi rammentano a lui il declinare delle nobili schiatte di Romagna. Qui si vede più chiaro che altrove come la libertà voluta da Dante fosse una democrazia aristocratica, difesa e vendicata al bisogno dalla lontana monarchia. Non mai come qui la geografia è si poetica. La politica alla morale s' innestano con arte rara. Poesia vera la fine. Nota le terzine 1, 2, 3, 5, 6, 7, 9, 11, 12, 13, 16; la 19 alla 23; la 25, 29, 35, 37, 38, 39; la 41 alla 46; le due ultime. 1. 2. 3. 4. I. 2. 3. 4. Chi è costui che 'l nostro monte cerchia Prima che morte gli abbia dato il volo, E dolcemente, sì che parli, accôlo. Così due spirti, l'uno all' altro chini E disse l'uno: o anima che fitta AccÔLO. Côle, per NOSTRO. Parla Rinieri ad un altro Romagnuolo, volens demonstrare (dice il Cod. Caet.) quod in Romandiola maxime regnabat invidia. SOLO (c. III, 47): Costui ch'è meco, e non fa motto. cogliele è nel Sacch.; cómi per coglimi nella Tancia. SUPINI (c. XIII, 103): Lo mento a guisa d'orbo in su levava. UNO. Guido. DITTA. Di'. Petr. (c. 28): Colui che del mio mal meco ragiona Mi lascia in dubbio, sì confuso ditta. 5. 6. 7. 8. 9. 10. II. Per carità ne consola, e ne ditta Onde vieni e chi se': chè tu ne fai Di sovr' esso rech' io questa persona. E l'ombra che di ciò dimandata era, Chè dal principio suo (dov'è sì pregno 6. SPAZIA. Ott.: Perocchè non va a diritta linea. FALTERONA. Monte dell'Apennino presso Romagna, dove avevano signoria i conti Guidi. - CENTO. G. Vill. (I, 43), dice il corso dell' Arno essere di spazio di miglia centoventi. 7. 8. 10. 11. SOVR'. Inferno, XXIII: I fui nato e cresciuto Sovra 'l bel fiume d' Árno. Quando e' scriveva l'Inferno non anco gli odii e i dispregi erano così fieri. Qui non nomina Firenze; come Polinice in Istazio domandato chi fosse non nomina il padre. Così nella lett. ad Enrico VII, e' non la nomina se non dopo averla con mille titoli di vituperio indicata. PERSONA. Conv. (I, 3): Nel cospetto de' quali non solamente mia persona invilío, ma di minor pregio si fece ogni opera SUONA. Petr.: Volentier saprei Chi tu sei ... L' esser mio, gli risposi, non sostene Tanto conoscitor, chè così lunge Di poca fiamma gran luce non vene, ... ACCARNO. Il Petrarca disse incarnare col pensiero l'immagine d'un bel viso. SDEBITÒ. Ar. (XIX, 108): E si domanda l' un con l' altro il nome, E tal debito tosto si ragguaglia. PERA. Frase bibl.: Pereat nomen ejus. PREGNO. Eminente. Dice il Ferrario dell' Apennino: Excelsus maxime inter agrum Parmensem et Lucensem (Lex geogr.). MONTE. L'Apennino taglia l'Italia: di là sgorgano molti fiumi : e' divide Lombardia da Toscana, va fino in Calabria. PELORO. Promontorio di Sicilia ora tronco dall'Apennino, e faciente un tempo con lui tutto un monte, quando la Sicilia era attaccata all'Italia (Virg., III, 414-7): Haec loca, vi quondam ... Dissiluisse ferunt, quum protenus 12. 13. 14. 15. 16. 17. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. Che 'n pochi luoghi passa oltra quel segno) Da tutti come biscia, o per sventura Gli abitator della misera valle Che par che Circe gli avesse in pastura. Botoli trova poi venendo giuso, Vassi caggendo; e quanto ella più 'ngrossa, utraque tellus Una foret. OLTRA. Nella Campania l'Apennino è più alto. Luc.: Umbrosis mediam qua collibus Apenninus Erigit Italiam, nullo qua vertice tellus Altius intumuit, propiusque accessit Olympo. Mons inter geminas medius se porrigit undas Inferni Superique maris, collesque coercet... Colles Siculo cessere Peloro. LA. Fino al mare dove Arno si rende per ritornare l'acqua salita dal mare in vapore, OND'. I fiumi hanno dal cielo le acque loro. E vuol dire: dalla sorgente alla foce d'Arno non è virtù. Dirà poi nel c. XVI che tra 'l Po e l'Apennino e 'l Reno e 'l mare, non è bene alcuno. Le due pitture geografiche e politiche si rincontrano. LUOGO. Cic. (Leg., Agr.): Non ingenerantur hominibus mores tam a stirpe generis ac seminis quam ex iis rebus quae ab ipsa natura loci et a vitae consuetudine suppeditantur, quibus alimur et vivimus. Carthaginienses fraudulenti et mendaces, non genere sed natura loci ... ad studium, fallendi, vocabantur. CIRCE (Inf., XXVI). PORCI. I conti Guidi di Romena, denominati di Porciano: dati alla venere, dice Pietro. E forse in genere tutto il Casentino. Boet.: Foedis immundisque libidinibus immergitur? sordidae suis voluptate detinetur. BOTOLI. Aretini che latrano a'vicini, ma senza forza. Boet.: Ferox atque inquies linguam litigiis exercet? cani comparabis. LUPI. Avari Fiorentini. In una canzone la chiama lupa rapace. Boet.: Avaritia fervet, alienarum opum violentus ereptor? lupi similem dixeris. 18. 19. 20. 23. 24. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. Trova le volpi sì piene di froda I'veggio tuo nipote che diventa Vende la carne loro essendo viva: Sanguinoso esce della trista selva: Com' all' annunzio de' futuri danni Lo dir dell' una, e dell' altra la vista E dimanda ne fei con prieghi mista. VOLPI. Pisani, pieni di maliziose cautele. Boet.: Insidiator occultis surripuisse fraudibus gaudet? Vulpeculis exaequetur. Il medesimo: Qui, probitate deserta, homo esse desierit, quum in divinam conditionem transire non possit, vertatur in belluam. Nella lettera ad Enrico VII volpe è chiamata Firenze. OCCUPI. Sorprenda. Virg.: Jacentem Occupat. E pure Pisa con Arezzo erano città ghibelline. Ma ai fatti non ai nomi badava il P. Nel 1309 Arezzo gui data da Uguccione si lasciò sconfiggere da Firenze (Vill., VIII, 119). ALTRI. Guido parla a Rinieri da Calboli; e ora sta per dire d'un suo nipote indegno, Fulcieri da Calboli. NIPOTE. Rettor di Firenze, nel 1303 al tempo della espulsione de' Bianchi; vicario di Roberto poi; nel 1315 esiliò di nuovo il P. Corrotto da' Neri fece carcerare ed uccidere parecchi Bianchi. - FIERO. Altrove chiama selvaggia la parte di Vieri. E di qui si conferma come l'idea delle fiere sia simbolo politico. QUALCHE. Ascolta che il periglio da qualche parte l'assanni. Petr.: M'agghiaccio dentro in guisa d' uom che ascolti Novella che di subito l'accora. Com' uom che teme Futuro male, e trema anzi la tromba Sentendo già dov' altri ancor nol preme. ALTR'. Rinieri. hanno ricolte. Tomo II. ... RACCOLTA. Intesa e compresa. Paradiso: Le nuove note 15 |