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E ne' secondi sè stesso misura,
Esser non può cagion di mal diletto.

Ma quando al mal si torce, o con più cura
O con men che non dee corre nel bene,
Contra 'l Fattore adovra sua fattura.

Quinci comprender puoi ch' esser conviene
Amor sementa in voi d'ogni virtute
E d'ogni operazion che merta pene.

Or perchè mai non può dalla salute
Amor del suo subbietto volger viso,
Dall' odio proprio son le cose tute.

E perchè 'ntender non si può diviso
Nè per sè stante alcun esser, dal primo,
Da quello odiare ogni affetto è deciso.

Resta, se procedendo bene stimo,
Che 'l mal che s' ama è del prossimo: ed esso
Amor nasce in tre modi in vostro limo.

È chi per esser suo vicin soppresso

Pio. Il troppo amore di picciol bene, è gola o lussuria o avarizia. L'amor del male riguarda o il male proprio o altrui. Il proprio nessuno può mai volerlo. Il male altrui è radice di superbia, d'invidia, d'ira. La superbia è amor del ben proprio con male altrui: l'ira, amore dell' altrui male, per male che da altri a noi venga o si creda venire: l' invidia è amore dell'altrui male senza occasione di male proprio, e senza speranza di proprio bene. MEN. Se è men del dovere, allora è accidia.

CONVIENE. Conv. (I, 1): Quella fervida e passionata, questa temperata e virile essere conviene.

36. SUBBIETTO. Di colui che ama: voce scolastica. L'uomo non può non amare sè stesso. Boet.: Haec sui caritas non ex animali motione, sed ex naturali intentione procedit. Dedit enim providentia creatis a se rebus hanc vel maximam manendi caussam, ut quoad possunt, naturaliter manere desiderent. Conv.: Ogni animale, si come ello è nato, si razionale come bruto, se medesimo ama, e teme e fugge quelle cose che a lui sono contrarie, e quelle odia. Cavalc., Spe. Cr., VII: Siamo tenuti d'amare più l'anima nostra che l' altrui ; più dobbiamo amare l'anima d'altrui che il corpo nostro; più il corpo d'altrui, che le cose nostre.

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DECISO. Reciso. Simile a quel del c. VI: Bene ... dall' accorger nostro scisso. L'uomo non può odiare Dio sua cagione: può dire ch' e' non esiste; può bestemmiarlo attribuendogli umani difetti: odiarlo non può come Dio.

38. PROCEDENDO. Conv. (II, 1): La natura vuole che ordinatamente si proceda nella nostra conoscenza, cioè procedendo da quello che conoscemo meglio in quello che conoscemo non così bene. LIMO (Gen., I).

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- BASSO. Inf., XXX: La Fortuna volse in basso L'altezza

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Spera eccellenza; e sol per questo brama
Ch' el sia di sua grandezza in basso messo,
È chi potere, grazia, onore e fama
Teme di perder perch' altri sormonti;
Onde s'attrista, sì che 'l contrario ama.
Ed è chi per ingiuria par ch' adonti,
Si che si fa della vendetta ghiotto:
E tal convien che 'l male altrui impronti.
Questo triforme amor quaggiù di sotto
Si piange. Or vo' che tu dell' altro intende,
Che corre al ben con ordine corrotto.

Ciascun confusamente un bene apprende
Nel qual si queti l'animo, e desira,
Perchè di giunger lui ciascun contende.
Se lento amore in lui veder vi tira,
O a lui acquistar, questa cornice
Dopo giusto pentér ve ne martira.

Altro ben è che non fa l'uom felice:
Non è felicità, non è la buona
Essenzia, d'ogni ben frutto e radice.

L'amor ch' ad esso troppo s' abbandona,
Di sovra noi si piange per tre cerchi.
Ma come tripartito si ragiona,

Tacciolo, acciocchè tu per te ne cerchi.

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FAMA. Conv. (I, 11): L' invidioso...per torre a lui che dico,onore e fama .. INGIURIA. Ingiustizia. Virg., III: Nostraeque injuria caedis. IMPRONTI. Se l'imprima in mente, poi l'imprima negli atti suoi e nel mondo di fuori. SOTTO. Superbia, invidia, ira. ORDINE. Cantic.: Ordinavit in me charitatem. Con più cura o con men che non deve.

...

...

APPRENDE. Nel senso d'apprension nel canto seguente.- CIASCUN. Boet., III: Hunc diverso tramite mortales conantur adipisci. Est enim mentibus hominum veri boni naturaliter inserta cupiditas. CONTENDE. Conv.: Ciascuna cosa, sì come ogni grave al centro, alla perfezion sua contende. VEDER. A conoscerlo o ad operarlo. CORNICE. Girone (c. X, 27).

FRUTTO. Principio e fine; alfa ed omega (Apoc.).

TRE. Gola, avarizia, lussuria. Di questa divisione, vedi Tom. (I, 2, quaest. 72, ar. 2). CERCHI. Conv.: Siccome omai per quello che detto è, puote vedere chi ha nobile ingegno, al quale è bello un poco di fatica lasciare.

CANTO XVIII.

ARGOMENTO.

Spiega come ogni atto dell'anima è amore; come la colpa è amore abusato!; come, sebbene il motivo d'amare venga di fuori, pur l'anima abbia merito e demerito per lo libero arbitrio. Veggono passare correndo gli accidiosi che cantano prima esempi di zelo sollecito, poi d'accidia colpevole. Maria e Cesare, gli Ebrei nel deserto, e i Troiani in Sicilia. Prima sempre Maria. Un fatto profano, uno sacro. Cesare accanto a Maria, perchè padre della civile unità.

Il c. XVII e il XVIII del Purgatorio corrispondono all' XI dell'Inferno, dove è posta la divisione e la ragion delle pene.

2.

Nota le terzine 1, 2, 4, 7, 9, 10, 13, 16, 18, 27, 29, 31, 34, 35, 39, 41, 43, 45, 48.

I.

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Post

osto avea fine al suo ragionamento
L'alto dottore, e attento guardava
Nella mia vista s' io parea contento.

Ed io cui nuova sete ancor frugava,
Di fuor taceva, e dentro dicea: forse
Lo troppo dimandar ch' io fo, li

grava.
Ma quel padre verace che s'accorse
Del timido voler che non s' apriva,
Parlando di parlare ardir mi porse.

Ond' io: maestro, il mio veder s'avviva
Sì nel tuo lume ch'i' discerno chiaro
Quanto la tua ragion porti o descriva.

Però ti prego, dolce padre caro,

Che mi dimostri Amore a cui riduci

FRUGAVA. Di sete parlando, l'usa nell'Inf., XXX. GRAVA. Come nell' Inf., III, e altrove.

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PORTI. Proponga e dichiari.

5. DOLCE. Inf., XV: La cara buona immagine paterna. — AMORE (C. XVII).

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Ogni buono operare e 'l suo contraro.
Drizza, disse, vêr me l' acute luci
Dello 'ntelletto; e fieti manifesto

L' error de' ciechi che si fanno duci.
L'animo ch'è creato ad amar presto,
Ad ogni cosa è mobile che piace,
Tosto che dal piacere in atto è desto.
Vostra apprensiva da esser verace
Tragge intenzione, e dentro a voi la spiega,
Sì che l'animo ad essa volger face.

E se rivolto, in vêr di lei si piega,
Quel piegare è amor; quello è natura,
Che per piacer di novo in voi si lega.
Poi come 'l foco movesi in altura
Per la sua forma ch'è nata a salire

BUONO. Nella Mon. dice che Amore accresce e dilucida la giustizia. — Contraro. Petr.: Al ben veloce ed al contraro tardo. Conv. (I, 2): Parlando con lode o con contraro (biasimo).

CIECHI. Che credono ogni amore lodevole cosa (terz. 12). Matth. (XV, 14): Caeci sunt, et duces caecorum. Conv. (I, 12): Qualunque ora lo guidatore è cieco, conviene che esso e quello anche cieco, che a lui s'appoggia, vengano a mal fine. Però è scritto che il cieco al cieco faranno guida, e così cadranno amendue nella fossa... Appresso di questa grida, li ciechi soprannotati,che sono quasi infiniti, colla mano sulla spalla a questi mentitori sono caduti nella fossa della falsa opinione, della quale escire non sanno. Dell' abito di questa luce discretiva, massimamente le popolari persone so

no orbate.

ATTO. Il piacere in atto desta la potenza d'amore.

APPRENSIVA. La facoltà d'apprendere, di comprender gli oggetti, vede la realità degli oggetti esterni e intende ad amore la volontà spiegando l'imagine dentro a noi, cioè svolgendola per mostrarla degna d'affetto. — INTENZIONE. Varchi (Ercol.): Nella virtù fantastica si serbano le imagini, ovvero similitudini delle cose (esterne dell' esser verace); le quali i filosofi chiamano ora spezie, ora intenzioni.

RIVOLTO. L'animo. AMOR. Conv.: Perocchè il suo essere (dell' anima) dipende da Dio... naturalmente desia e vuole a Dio essere unita... E perocchè nelle bontadi della natura e della ragione si mostra la divina vena, naturalmente l'anima umana con quelle per via spirituale si unisce tanto più tosto e più forte quanto quelle appaiono più perfette: lo quale apparimento è fatto secondo che la conoscenza dell' anima è chiara o impedita. E questo unire è quello che noi dicemo amore. LEGA. Virgil.: Devinctus

amore.

ALTURA. Vulg. El.: Amoris ascensio. — FORMA. Forma chiamavano gli antichi quella che dà l'essere a ciascuna cosa: onde la forma del fuoco è ciò che lo costituisce fuoco. SALIRE. Non sapevano gli antichi la gravità dell'aria mag

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II.

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Là dove più in sua materia dura;

Così l'animo preso entra in disire,
Ch'è moto spiritale; e mai non posa
Fin che la cosa amata il fa gioire.

Or ti puote apparer quant'è nascosa
La veritade alla gente ch' avvera
Ciascuno amore in sè laudabil cosa.

Perocchè forse appar la sua matera
Sempr' esser buona: ma non ciascun segno.
È buono ancor che buona sia la cera.

Le tue parole e 'l mio seguace ingegno,
Rispos' io lui, m' hanno amor discoverto:
Ma ciò m' ha fatto di dubbiar più pregno.
Chè s' amore è di fuore a noi offerto,
E l'animo non va con altro piede,
Se dritto o torto va, non è suo merto.
Ed egli a me: quanto ragion. qui vede,
Dir ti poss' io: da indi in là, t'aspetta
Pure a Beatrice, ch'è opra di fede.
Ogni forma sustanzïal che setta

giore che quella della fiamma, e però tenevano il fuoco nato a sempre salire (Par., I). LA'. Sotto la luna dove credevano la spera del foco. C. IX: E me rapisse suso infino al foco. Conv.: Il fuoco ascende alla circonferenza di sopra, lungo 'l cielo della luna, e però sempre sale a quello. Tasso: Come va fuoco al ciel per sua natura.

PRESO. Legato dal piacere (terz. 9). (terz. 10).

SPIRITALE. Non locale, come del foco

AVVERA. Afferma per vero, assevera. MATERA. Anco in prosa. BUONA. Il bene è materia dell'amore: sempre dunque la materia è buona, perchè in ogni male che s' ami sempre è alcun bene reale o imaginato, cagion dell' amore: ma il troppo amore che a picciol bene si porta, o il poco che al grande, sono quasi un brutto sigillo impresso in buona cera. Ogni amore, dice Pietro, è buono in potenza; non ogni, in atto. Gli aristotelici chiamano materia il genere delle cose, determinabile da varie differenze, come la materia prima è determinabile da più forme. La cera appunto è la materia determinabile; il segno o la figura ch'ella prende è la forma determinante. E siccome la cera o buona o non cattiva, può essere impressa di mal SEGNO. segno, così il naturale amore non tristo in sè può piegare a mal fine. Conv. (I, 8): L'utilità sigilla la memoria dell' immagine del bene. SEGUACE. L'usa a questo modo Virg. - PREGNO. Il dubbio è fecondo di veri. FUORE. Da esser verace (terz, 8). VA. Trae intenzione di lì.

VEDE. Conv. (II, 3): Quello tanto che l' umana ragione ne vede. FEDE (Par., V).

FORMA. Forma sostanziale, setta, divisa dalla materia, e unita a lei, è lo spi

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