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45.

45.

Contemplando ciascun senza parola.

Che andate pensando sì voi sol tre?
Subita voce disse: ond' io mi scossi
Come fan bestie spaventate e poltre.
46. Drizzai la testa per veder chi fossi:
E giammai non si videro in fornace
Vetri o metalli sì lucenti e rossi

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Com' i' vidi un che dicea: s' a voi piace
Montare in su, qui si convien dar vôlta:
Quinci si va chi vuole andar per pace.

L'aspetto suo m' avea la vista tolta:
Perch' io mi volsi indietro a' miei dottori
Com' uom che va secondo ch' egli ascolta.
E quale annunziatrice degli albóri
L'aura di maggio movesi e olezza
Tutta impregnata dall' erba e da' fiori;

Tal mi senti' un vento dar per mezza
La fronte; e ben senti' mover la piuma
Che fe sentir d'ambrosïa l'.orezza.

E senti' dir: beati cui alluma
Tanto di grazia che l'amor del gusto
Nel petto lor troppo disir non fuma,
Esuriendo sempre quant' è giusto.

POLTRE. Ar. (XXIII, 90): La bestia ch' era sonnacchiosa e poltra. Lo stesso (sat., IV): Le poltre membra. Qui poltre vale che conducevansi lentamente, onde la scossa è più forte. Inf., II: Come falso veder bestia quand' ombra. AMBROSIA. Virg. (Georg., IV): Ambrosiae

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FUMA. Inf., VIII: Accidioso fummo.

...

odorem.

52. GIUSTO. Matth., V: Beati qui esuriunt, et sitiunt justitiam.

CANTO XXV.

ARGOMENTO.

Domanda come possano patir di magrezza corpi che non hanno bisogno di cibo. Stazio dichiara la natura del corpo senziente nella vita terrestre, e la natura di quello che pena nell' altra vita. Arida esposizione, ma sparsa di lumi poetici con espressioni potenti, e con filosofia qua e là più vera che sul primo non pare. Salgono all' ultimo giro, della lussuria. Canti di preghiera: gridi che dicono esempi di purità, o di lascivia punita. Callisto e Maria.

Dieci in questo canto le similitudini: belle le più, e nuove quasi tutte: molti traslati ardimentosi, ma non tutti felici.

Nota le terzine 1; la 3 alla 6; la 8, 9, 13, 19, 20, 24, 25, 26; la 28 34; la 38 alla 45.

1.

I.

2.

3.

4.

Ora era onde 'l salir non volea storpio,

Chè 'l sole avea lo cerchio di merigge
Lasciato al Tauro, e la notte allo Scorpio.
Perchè, come fa l'uom che non s' affigge,
Ma vassi alla via sua, checchè gli appaia,
Se di bisogno stimolo il trafigge;

Così entrammo noi per la callaia,
Uno innanzi altro, prendendo la scala
Che per artezza i salitor dispaia.

E quale il cicognin che leva l'ala
Per voglia di volare, e non s' attenta
D'abbandonar lo nido, e giù la cala;

- SOLE. Il viaggio

STORPIO. Impedimento, od indugio: è nel Vill. e nel Petr. è nel principio d'aprile, quando il sole è ne' primi gradi d'Ariete. Or se il Toro, segno che vien dopo l'Ariete è nel mezzo del cielo, dunque son passate due ore dopo mezzogiorno, e siamo all'ora ottava; poichè il trascorrere di ciascun segno del zodiaco per un punto fisso porta due ore. Or se il sole è in Ariete, la notte è in Libra (c. II), e se il Toro occupa il mezzo del cielo, dalla parte opposta l' occuperà lo Scorpione, che segue alla Libra, come il Toro all' Ariete.

6.

8.

9.

10.

II.

12.

5.

6.

7.

8.

9.

10.

II.

I 2.

Tal era io con voglia accesa e spenta
Di dimandar, venendo infino all' atto
Che fa colui ch' a dicer s' argomenta.

Non lasciò per l' andar che fosse ratto
Lo dolce padre mio, ma disse: scocca
L'arco del dir che 'nfino al ferro hai tratto.
Allor sicuramente aprii la bocca
E cominciai: come si può far magro
Là dove l' uopo di nutrir non tocca?
Se t'ammentassi come Meleagro
Si consumò al consumar d' un tizzo,
Non fora, disse, questo a te sì agro:
E se pensassi come al vostro guizzo
Guizza dentro allo specchio vostra image,
Ciò che par duro ti parrebbe vizzo.

Ma perchè dentro a tuo voler t' adage,
Ecco qui Stazio; ed io lui chiamo e prego
Che sia or sanator delle tue piage.

Se la vendetta eterna gli dislego,
Rispose Stazio, là dove tu síe,
Discolpe me non potert' io far niego.
Poi cominciò: se le parole mie,
Figlio, la mente tua guarda e riceve,

ARCO. Jer., IX: Extenderunt linguam suam quasi arcum.-FERRO. Il ferro è la punta dello strale; or quando l'arco sta per essere scoccato, la parte ferrata dello strale già tocca il sommo dell' arco. Virg.: Manibus jam tangeret aequis, Laeva aciem ferri, dextra nervoque papillam.

MELEAGRO. Figlio d'Oeneo, re di Calidonia (Met., VIII). Uccise il cinghiale mandato per ira di Diana, e ne donò ad Atalanta la testa. Gli zii di lui n'ebber ira, presero il capo; ed egli li uccise. Onde Altea la madre di lui pose al fuoco il tizzo fatato dalle Parche col quale doveva spegnersi la sua vita: tizzo ch'ella aveva già ritirato per pietà del figliuolo.

SPECCHIO. Il corpo è come imagine dello spirito, e specchio di lui. Di questo tocca nel c. III, e Virg. si confessò insufficiente a spiegare la cosa. IMAGE. S. Thom. Si nigromantes virtute daemonum spiritus alligant imaginibus, multo strictius divina virtute spiritus corporeo aeri alligantur.

:

ADAGE. Nel vero profondo.

STAZIO. Virg. poeta razionale commette la spiegazione a Stazio poeta più delle cose fisiche che delle intellettuali. Altri dice che Stazio cristiano meglio poteva conoscere la cosa: altri, che Virg. credendo le anime tornare alle stelle e dalle stelle venire, non poteva, come errante, insegnargli il vero. PIAGE. La mente sana vede il vero: l'errore è piaga.

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VENDETTA. La pena posta dall'Eterno ai corpi dannati o purganti.
RICEVE. Virg.: Cape dicta.

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13.

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la

13.

14.

Lume ti fieno al come che tu díe.

Sangue perfetto che mai non si beve

Dall' assetate vene, si rimane

Quasi alimento che di mensa leve.

Prende nel cuore a tutte membra umane

SANGUE. Ott.: Cominciasi Istazio dalla ingenerazione della creatura,e procede per tutti li suoi atti ... acciocchè compiutamente mostri, onde procede magrezza nel corpo umano, e per conseguente il termine della vita. E dando il modo della ingenerazione, apparirà come la magrezza, della quale tratta qui, puote apparire: perocchè questo sì manifesterà, che virtudi rimangono nell'anima, delle quali si possa alcuna simiglianza fare, ed in quali, e come l'anima partita dal corpo opera. Dove è da intendere, che secondo il Filosofo, al quale s'appoggia l' A., il sangue riceve perfetta generazione di se nel cuore; e cotale sangue non solamente s'ingenera, acciocch'elli sia materia di nutrimento, ma eziandio per essere materia d'ingenerazione. E però essendo tanto del sangue, che possa nutricare l'uomo, ne ingenerò la natura tanto più che ne avanzasse per la generazione ... Questo sangue nel cuore dell'uomo, così come in quello della femmina, riceve disposizione, secondo la quale è la materia di tutti li membri, passiva della parte della femmina, e attiva della parte dell'uomo; e questo è, perocchè questo cotale sangue si dispone principalmente nel cuore, perocchè nel cuore principalmente è l'anima. Siccome l'anima per la sua virtude contiene tutto il corpo, siccome il principe contiene la cittade; così il cuore colla sua virtude contiene tutti li membri: onde il sangue riceve dal cuore la potenza in tutti li membri ... Questo sangue si manda per le vene alla concavitade della matrice, alla quale si getta lo spermo, lo quale dalla matrice ricevuto ed attratto, siccome il ferro dalla calamita, si conserva. Vico: La sostanza nervea spermale chiamavano sangue, come la frase poetica lo dimostra: sanguine cretus per generato, e con giusto senso ancora, perchè tale sostanza è il fiore del sangue (V.S.Thom., Som. 2,3,qu. 118). Cresc. (II, 8): Benchè lo sperma manifesto sia operatore,il quale,siccome artefice, muove e forma il parto, nondimeno, perchè il sangue mestruo è tratto in nutrimento del parto. Conv.: Quando l'umano seme cade nel suo recettacolo, cioè nella matrice, porta seco la virtù dell' anima generativa, e la virtù del cielo,e la virtù degli elementi legata,cioè la complessione matura, e dispone la materia alla virtù formativa ... prepara gli ordini alla virtù celestiale che produce della potenzia del seme l'anima in vita: la quale, incontanente prodotta, riceve dalla virtù del motore del cielo lo intelletto possibile... Poichè Iddio vede apparecchiata la sua creatura a ricevere del suo beneficio, tanto largamente in quella ne mette, quanto apparecchiata è a ricevere. PERFETTO. Pitagora dice il seme umano essere la schiuma del sangue più pura; Democrito, sostanza munta da tutto il corpo; Epicuro, un estratto dell'anima e del corpo; Aristotele, con Dante, un escremento dell'alimento del sangue.

CUORE. Come la mente dell'artefice informa in sè lo strumento innanzi di farlo. Così Pietro, e soggiunge: Però dice il Filosofo che la forma della cosa per azione dell'agente si trae dalla potenza della materia ; e l'uomo fa l'uomo, l'ulivo l'ulivo, e l'artefice dà al coltello la forma che aveva in animo, del coltello; e l'immagine del coltello gli riman tuttavia nella mente. Così

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Virtute informativa, come quello
Ch' a farsi quelle per le vene váne.

Ancor digesto scende ov' è più bello
Tacer che dire: e quindi poscia geme
Sovr' altrui sangue in natural vasello.

Ivi s' accoglie l'uno e l' altro insieme,
L'un disposto a patire e l' altro a fare,
Per lo perfetto luogo onde si preme.
E giunto lui, comincia ad operare
Coagulando prima; e poi avviva
Ciò che per sua materia fe constare.
Anima fatta la virtute attiva,

nella generazione scende un cert' idolo che regola e conduce la forma e la specie simile al generatore; sebbene Avicenna dica che l'agente inferiore, trasmuta la materia e così la prepara alla nuova forma, la quale vien ministrata da una separata intelligenza, ch'è piena di forme, secondo che le virtù inferiori hanno più o men bene disposta a ciò la materia. INFORMATIVA. Come l'ovo dalla gallina, dice il Post. Caet.

ANCOR. Poi. TACER. Post. Caet.: Scilicet ad testiculos.
LUOGO. Il cuore.

...

OPERARE. Arist. (II, Geuer. an., cap. I, 6): Animalium sanguine praeditorum cor fit primo. COAGULANDO. Col sangue mestruo: l'agente col paziente: così Pietro e Aristotele nel lib. della generazione dice che il seme del maschio è l'agente, della femmina il paziente. Sap. (VII, 1): Sum quidem, et ego mortalis homo... et in ventre matris figuratus sum caro, Decem mensium tempore coagulatus sum in sanguine, ex semine hominis Et ego natus accepi communem aerem. - CONSTARE. Gli antichi: Coagulatio est constantia quaedam humidi ... coagulare est facere ut liquida constent. Ott.: Coagulando e meglio digestendo, siccome fa il presame il latte, ed induce nella parte di quello sangue più puro, ed imprime la forma di quello membro, nel quale quello cotale sangue fatto spermo era essuto principalmente generato, e nel quale primamente è l'anima : e però prima genera il cuore, secondo la mente del Filosofo ; poi vuole il Filosofo che, generato il cuore, immantanente se ne produca l'anima, e il cuore già animato; poi per virtude dell' anima produce li altri organi e membri, operando nelle parti della materia a lui più prossimane.

ATTIVA. Del seme paterno. Arist. (II, Gener., 3): Non simul animal fit et homo. Combattuto da s. Tom. (I, p. 9, 118, art. 2, ad. 2). Ma i Tomisti stessi ammettono che l'anima vegetativa, prima nel feto, cessi al prodursi dell'anima sensitiva, e questa all'entrare della intellettiva: sebbene altri dottori antichi affermassero che sola l'anima intellettiva sia in tutti i tempi avvivatrice del feto. S. Tom. così dice: Anima praeexistit in embryone: a principio quidem nutritiva, postmodum autem sensitiva, et tandem intellectiva. Dicunt quidam quod supra animam vegetabilem quae primo inerat, supervenit alia anima quae est sensitiva supra illam, iterum alia quae est intellectiva. Et sic sunt in homine tres animae, quarum una est in potentia ad aliam: quod supra

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