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All' uomo non facesse alcuna guerra,
Questo monte salío vêr lo ciel tanto;
E libero è da indi ove si serra.

Or perchè in circuito tutto quanto

L' aer si volge con la prima volta,

.

Se non gli è rotto il cerchio d'alcun canto,
In questa altezza che tutta è disciolta
Nell' aer vivo, tal moto percote,

E fa sonar la selva, perch' è folta.

E la percossa pianta tanto puote,
Che della sua virtute l'aura impregna';
E quella poi, girando intorno, scote.

E l'alta terra, secondo ch'è degna
Per se o per suo ciel, concepe e figlia
Di diverse virtù diverse legna.

Non parrebbe di là poi maraviglia,
Udito questo, quando alcuna pianta
Senza seme palese vi s' appiglia. -

E saper déi che la campagna santa
Ove tu se', d' ogni semenza è piena;

34. SALIO. Piet. Lomb. (Sent., 1. II, dist. 17), dice il Paradiso terrestre luogo interjacenti spatio vel maris vel terrae a regionibus quas incolunt homines secretum, et in alto situm. SERRA. La porta del c. IX.

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CIRCUITO. La terra, secondo l'astronomia d'allora, è ferma; l'aria si gira col primo mobile, e con tutti i cieli di sotto da oriente a ponente. Il primo mobile in ventiquattro ore si volge intorno alla terra. Albert. Magn.: Concavitas a coelo lunari dividitur in tres regiones. Infima est calida et humida, propter vapores elevatos ab aqua,qui sunt calidi et humidi propter reflexionem solis. Media, frigida et humida propter frigidas stellas. Superior calida et sicca, quae propinquior coelo, et quasi motu divino movetur. Item propter vicinitatem ignis. Pererio (in Gen., III, 9, 2): Alexander de Hales ait paradisum esse in aere quieto et tranquillo, qui superior est hinc nostrali aere inquieto ac turbulento: et locum paradisi esse ubi finis est et terminus exhalationum et vaporum. ROTTO. L'aria si move da oriente a occidente, se i vapori che fanno il vento, non gli diano altro moto: e allora gira col primo mobile sola quella parte di cerchio d'aria che non è rotta da impeto estranio.

VIVO. Non turbato da' vapori.

ALTA. L'abitata da noi. CIEL. Clima.

CONCEPE. Tasso Cupidamente

ella concepe e figlia.. DIVERSE. Secondo il suolo.

S'APPIGLIA. Cresc. (II, 2): Il seme s'appiglia.

SEMENZA. Non gittata dall'arte, ma naturalmente cresciuta. Piena d'ogni sorta di piante; e molte, tali che non crescono nel nostro emisfero. Questo verso non contraddice al 69: Che l' alta terra senza seme gitta.

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E frutto ha in sè che di là non si schianta.
L'acqua che vedi non surge di vena
Che ristori vapor che gel converta,
Come fiume ch' acquista o perde lena;
Ma esce di fontana salda e certa
Che tanto del voler di Dio riprende
Quant' ella versa da due parti aperta.
Da questa parte con virtù discende
Che toglie altrui memoria del peccato;
Dall' altra, d'ogni ben fatto la rende.
Quinci Letè, così dall' altro lato
Eünoè si chiama; e non adopra
Se quinci e quindi pria non è gustato.
A tutt' altri sapori esto è di sopra:
E avvegna ch' assai possa esser sazia
La sete tua, perch' io più non ti scuopra,
Darotti un corollario ancor per grazia:
Nè credo che 'l mio dir ti sia men caro
Se oltre promission teco si spazia.

Quelli ch' anticamente poetaro
L'età dell' oro e suo stato felice,
Forse in Parnaso esto loco sognaro.
Qui fu innocente l' umana radice;

RISTORI. C. XIV: La 've si rende per ristoro Di quel che il ciel della marina asciuga. VAPOR. Aug. (XV, Civ. D.): In summitate tali non sunt nubes, venti, nec imbres, nec aer grossus. Aristot. (Met.): Omnis aqua originem ducit a mari, et per nubes ascendit usque ad regionem aquae. GEL. C. V: Ben sai come nell'aer si raccoglie Quell'umido vapor che in acqua riede Tosto che sale dove 'l freddo il coglie. · CONVERTA. In pioggia. Rime: L' acqua morta si converte in vetro.

FONTANA. Gen., II: Non ... pluerat Dominus Deus super terram ... ascendebat e terra, irrigans universam superficiem terrae.

Sed fons

ADOPRA. Per rammentare il ben fatto, e renderlo meritorio, conviene scordare il male commesso, espiandolo.

ta.

SOPRA. C. XXXIII: Lo dolce ber che mai non m'avria sazio. D'Eünoè.
COROLLARIO. Boez. del Varchi: Ti darò io come un corollario, ovvero giun-
PROMISSION. Promise: I' dicerò come procede Ciò ch' ammirar ti

face.

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SOGNARO. Pers.: In bicipiti somniasse Parnasso. Ov., I: Aurea prima sata est aetas, Boez., trad. dall' Ott.: Ofelice molto la prima etade!..

RADICE. Pier Lombardo e altri teologi dissero il Paradiso terrestre simbolo delia Chiesa: però finge il P. che quivi apparisca la Chiesa co' simboli di quel Tomo II. 29

49.

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Qui primavera sempre ed ogni frutto;
Néttare è questo di che ciascun dice.
Io mi rivolsi addietro allora tutto
A' miei poeti, e vidi che con riso
Udito avevan l'ultimo costrutto.

Poi alla bella donna tornai 'l viso.

ch'ella crede ed opera. PRIMAVERA. OV. (Met.): Ver erat aeternum, placidique tepentibus auris Mulcebant Zephyri natos sine semine flores. Da quest'ultime parole avrà Dante trattata la sua teoria sulla vegetazione senza seme palese. NÉTTARE. Ov.: Flumina jam lactis, jam flumina nectaris ibant. RISO. Vedendo la verità nascosa nelle favole loro.

CANTO XXIX.

ARGOMENTO.

Va con Matelda lungo il fiume: vede una luce, ode una melodia; ecco sette candelabri, i sette sacramenti ; ventiquattro seniori, i libri della Bibbia; quattro animali, i Vangelisti; un carro, la Chiesa; tirato da un grifone, Gesù; alla destra del carro, le virtù teologiche, a manca le cardinali; dietro al carro, s. Luca e s. Paolo; poscia i quattro dottori, ultimo s. Bernardo. Così si prepara il trionfo di Beatrice, la sapienza ch'è lume tra la verità e l'intelletto. Le quattro donne e le tre, le vidimo stelle nel I e nell' VIII di questa cantica: s. Bernardo lo incontreremo in Paradiso: quel che avverrà del carro, vedremo più

sotto.

Nota le terzine 1, 2; la 6 alla 9; la 11, 12, 13, 15, 17, 18; la 22 alla 28; la 31, 38, 40, 41, 43, 48, 50.

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Cantando

ntando come donna innamorata,
Continuò col fin di sue parole:
Beati quorum tecta sunt peccata;

E come ninfe che si givan sole
Per le salvatiche ombre, disïando
Qual di fuggir, qual di veder lo sole;

Allor si mosse contra 'l fiume, andando
Su per la riva, ed io pari di lei,
Picciol passo con picciol seguitando.

Non eran cento tra' suoi passi e' miei
Quando le ripe igualmente dier vôlta

BEATI. Secondo salmo penitenziale: Beati, quorum remissae sunt iniquitates: et quorum tecta sunt peccata. Tutti i canti degli Angeli cominciano da Beati.

NINFE. Virg. (Ecl. II): Et fugit ad salices. Ott.: Quelle de' monti veggiono volentieri il Sole, quelle delle selve il fuggono.

4.

CENTO. Cinquanta per uno. —

- Igualmente. Rimanendo parallele.

LEVANTE.

9.

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II.

12.

13.

5.

6.

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8.

9.

10.

II.

I 2.

13.

Per modo ch' al levante mi rendei.
Nè anche fu così nostra via molta
Quando la donna mia a me si torse
Dicendo: frate mio, guarda e ascolta.

Ed ecco un lustro subito trascorse
Da tutte parti per la gran foresta,
Tal che di balenar mi mise in forse.

Ma perchè 'l balenar, come vien, resta,
E quel durando più e più splendeva,
Nel mio pensar dicea: che cosa è questa?
E una melodia dolce correva

Per l'aer luminoso: onde buon zelo
Mi fe riprender l'ardimento d' Eva,

Che là dove ubbidia la terra e 'l cielo,
Femmina sola e pur testè formata
Non sofferse di star sotto alcun velo.
Sotto 'l qual se divota fosse stata,
Avrei quelle ineffabili delizie
Sentite prima e poi lunga fiata.

Mentr' io m' andava tra tante primizie
Dell' eterno piacer tutto sospeso
E desïoso ancora a più letizie,

Dinanzi a noi tal quale un foco acceso
Ci si fe l'aer sotto i verdi rami,

El dolce suon per canto era già inteso.
O sacrosante vergini, se fami,

Camminava già prima in quella dirittura (XXVII, 45; XXVIII, 3). Soli i pochi passi fatti con Matelda contro il fiume ne l' avevano tolto.

VELO. Ott.: Il velo si pone in segno d'onestade, e d'ubbidienza, e professione.

Por. Dal nascere alla morte sarei stato anch'io colassù.

PRIMIZIE. Quel luogo era dato all'uomo per arra d'eterna pace (XXVIII, 31). - A. Ps.: Desiderat cervus ad fontes.

Foco. Vedrà il corpo e le membra della Chiesa militante.

VERGINI. Le invocò nel II e nel XXXII dell' Inf., e nel I del Purg. — FAMI. Per la dolcezza della gloria, dic' egli nella Vulg. El., e' dimenticava ogni disagio e l'esilio. Bocc. (V. D.): Non curando nè caldo nè freddo ne vigilie nè digiuni, nè niuno altro disagio, con assiduo studio venne a conoscere della divina essenzia quello che per umano ingegno se ne può comprendere ... Nel cibo e nel poto fu modestissimo ... Niuno altro fu più vigilante di lui e negli studii e in qualunque altra sollecitudine il pungesse.

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