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Appresso tutto 'l pertrattato nodo
Vidi duo vecchi in abito dispari,
Ma pari in atto ed onestato e sodo.

L'un si mostrava alcun de' famigliari
Di quel sommo Ippocráte, che Natura
Agli animali fe ch' ell' ha più cari.
Mostrava l'altro la contraria cura
Con una spada lucida e acuta,
Tal che di qua dal rio mi fe paura.
Poi vidi quattro in umile paruta,
E diretro da tutti un veglio solo
Venir dormendo con la faccia arguta.

E questi sette col primaio stuolo
Erano abitüati, ma di gigli

D'intorno al capo non facevan brolo,

Anzi di rose e d' altri fior vermigli:
Giurato avría poco lontano aspetto
Che tutti ardesser di sopra da' cigli.

E quando carro a me fu rimpetto,
Un tuon s'udío: e quelle genti degne
Parvero aver l' andar più interdetto,

Fermandos' ivi con le prime insegne. prudentem, prius et nunc, postque videntem. La Chiesa è tra le virtù cardinali e le teologiche; tra la verità della ragione e la rivelata.

NODO. Gruppo, direbber ora. Intorno al carro. Duo. Luca e Paolo, Luca scrittore degli Atti, Paolo, delle Epistole. Scrissero poi; però vengon dopo. IPPOCRATE. Paul. (Col., IV): Lucas medicus.

CONTRARIA. Misericordia e giustizia; amore e scienza; beni materiali e forza morale: ecco di che vive la Chiesa. Non i beni materiali per sè, ma per esserne larga altrui.

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QUATTRO. Dottori. S. Gregorio, delle cose morali; s. Agostino, delle dispute dommatiche; s. Ambrogio, del predicare; s. Girolamo, della storia. Ezech., X: Et vidi, et ecce quatuor rotae juxta cherubim... species autem rotarum erat quasi visio lapidis chrysoliti. SOLO. Bernardo, contemplante. Altri ne' quattro vede gli autori delle lettere canoniche: Giacomo, Pietro, Giovanni, Giuda: nel vecchio, Giovanni. Così Giovanni entrerebbe in tre luoghi. Troppo. E l'umile aspetto meglio si conviene a' Dottori. E Bernardo è chiamato sene nel Par., XXXI; e come contemplante lodato.

se.

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STUOLO. Vestiti come i seniori. Par. (XXXI, 20); Vestito con le genti glorïoBROLO. Giardino. Così chiama una corona di fiori; come chiamò primavera i fiori da Proserpina colti (c. XXVIII). Virg. : Umbrata ... tempora quercu. VERMIGLI. D'amore.

51. TUON. Così nell' Ap., cit. dall'Ott.: Voce di grande tuono quasi tromba. INSEGNE. Così nelle processioni, primi si fermano i gonfaloni.

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CANTO XXX..

ARGOMENTO.

Tutti si fermano, Salomone invita Beatrice, la sapienza, a venire. Ella viene tra gli Angeli in lieto trionfo. Virg. dispare: l'umana sapienza dà luogo all'eterna. Rimproveri di Beatrice agli errori di Dante. I canti angelici lo consolano: e' piange. Qui piucchè mai si conosce la parte simbolica e la parte storica della visione, la morale e la politica, la divina e l'umana. Vedremo dalle note come i semi della visione già fossero nella V. Nuova, e nelle poesie giovanili.

Questo XXX è forse il primo canto del poema ideato da Dante: poi la tela gli si venne allargando in sì mirabile modo.

Vedi le terzine 1, 3, 5; la 8 alla 13; la 15 alla 19; la 25 alla 32; la 36, 40, 41, 43, 45, 47.

I.

2.

3.

to.

I.

2.

3.

Q

uando 'l settentrion del primo cielo,
Che nè occaso mai seppe nè ôrto
Nè d'altra nebbia, che di colpa, velo,
E che faceva lì ciascuno accorto
Di suo dover, come 'l più basso face
Qual timon gira per venire a porto,
Fermo s' affisse, la gente verace
Venuta prima tra 'l grifone ed esso

Al carro volse sè come a sua pace.

SETTENTRION. I sette candelabri paragonati dal P. alle sette stelle dell'orsa maggiore. Vennero dalle fredde parti, dice Ezechiele. CIELO. Empireo onde discesero. ORTO. Perchè sempre immobile, o, come dice altrove, sempre quieVELO. La colpa nostra sola ci vela quella beatitudine. DOVER. I doni dello Spirito santo, o i sacramenti, additano all' uomo la via del bene, e vel confermano. BASSO. L'orsa maggiore, segno a'naviganti. GENTE. I ventiquattro si volgono al carro: i libri del vecchio Testamento confermano il nuovo. Così il vecchio del XIV dell'Inferno si volge a Roma siccome a suo specchio.

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E un di loro, quasi da ciel messo,
Veni, sponsa, de Libano, cantando

Gridò tre volte, e tutti gli altri appresso.

Quale i beati al novissimo bando
Surgeran presti, ognun di sua caverna,
La rivestita carne allevïando;

Cotali in su la divina basterna
Si levâr cento ad vocem tanti senis
Ministri e messagger di vita eterna.

Tutti dicean: benedictus qui venis,
E fior gittando di sopra e dintorno,
Manibus o date lilia plenis.

Io vidi già nel cominciar del giorno
La parte oriental tutta rosata,

E l'altro ciel di bel sereno adorno;
E la faccia del sol nascere ombrata,
Sì che per temperanza di vapori
L'occhio lo sostenea lunga fiata.

Così dentro una nuvola di fiori,

UN. Salomone innamorato della sapienza (Sap., XI), come il P. di Beatrice; quasi inviato a nome di tutti. Cant., IV: Tota pulchra es, amica mea, et macula non est in te. Veni de Libano, sponsa mea, veni de Libano, veni, coronaberis de cubilibus leonum, de montibus pardorum. Veni è qui replicato tre volte. LIBANO. Altezza della virtù. In una canz. composta, vivente Beatrice, è detto che il cielo a sè la chiama, la domanda a Dio: E ciascun santo ne grida mercede. E quivi pure dice che coloro che scenderanno all'Inferno dopo vedutala, diranno: l' vidi la speranza de' beati.

ALLEVÏANDO. Tasso: Quel corpo in cui già visse alma sì degna, Lo qual con essa ancor lucido e leve E immortal fatto, rïunir si deve.

BASTERNA. Carro simile al pilentum ch' era proprio delle matrone (Servio). L'usa Fazio (Ditt., I, 27). Basterna, dice Pietro, carro decorato di panni, secondo Uguccione. Voce gallica. Sopra una basterna andavano, dice la cronaca, Clotilde e Clodoveo.

BENEDICTUS. Così cantavano gli Ebrei a Gesù entrante in Gerusalemme (Matth., XXI). Così forse i santi al Grifone, simbolo di Gesù. Altri intende detto al P., al quale un Angelo disse già: Venite, benedicti patris mei (XXVII, 20). MANIBUS. Virg. (VI, 884): Purpureos spargam flores.

TEMPERANZA. Cresc. (1. X): Distemperanza del caldo e del sole. Ott.: Mostra che ella sia velata ... acciò che l'occhio, cioè intelletto umano, possa, mediante la mistica e figurativa scrittura, sofferire li raggi.

FIORI. Cant.: Fulcite me floribus. In una canz. di Dante è l' imagine d'una nuvoletta con angeli intorno a Beatrice. Vita Nuova: Io immaginava di guardare verso il cielo, e parevami di vedere moltitudine d'angeli li quali tornassero in ed avessero dinnanzi da loro una nuvoletta bianchissima;

suso,

II.

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II.

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Che dalle mani angeliche saliva
E ricadeva giù dentro e di fuori,

Sovra candido vel, cinta d'oliva,
Donna m' apparve sotto verde manto,
Vestita di color di fiamma viva.

E lo spirito mio, che già cotanto
Tempo era stato che alla sua presenza
Non era di stupor tremando affranto,

Senza degli occhi aver più conoscenza,
Per occulta virtù che da lei mosse
D'antico amor sentì la gran potenza.
Tosto che nella vista mi percosse
L'alta virtù che già m' avea trafitto
Prima ch' io fuor di püerizia fosse,

e pareami che questi angeli cantassero gloriosamente. Canz. detta: E vedea che parean pioggia di manna, Gli Angeli che tornavan suso in cielo ; Ed una nuvolettu avean davante, Dopo la qual gridavan tutti Osanna. -ANGELICHE. In un'altra canz.: D'un’Angela che in cielo è coronata ....... Che mi par di veder lo cielo aprire, E gli Angeli di Dio quaggiù venire, Per volerne portar l'anima santa Di questa in cui onor lassù si canta.

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VEL. V. Nuova: Pareami che donne coprissero la sua testa con un bianco velo. E in una canz.: Vidi voi donna portare Ghirlandetta in fior gentile. Sopra voi vidi volare Angiolel d'amore umile. VERDE. Alano, della Teologia: Claudit eam vestis auro perfusa refulgens. FIAMMA. In un sogno vid'egli, giovanissimo, Beatrice avvolta in un drappo sanguigno; e Amore che la portava per l'alto. E all' età di ott'anni, racconta nella Vita Nuova, com'ella gli apparisse vestita di rubicondo colore,umile ed onesta ... nella guisa che alla sua giovinetta età si convenia. Altrove: Mi pareva vedere questa gloriosa Beatrice con quelle vesti sanguigne colle quali apparve prima agli occhi miei; e pareami giovinetta in simile età, a quella in che prima la vidi. Il verde manto, il bianco velo, la rossa veste sono imagine delle tre virtù: onde in Beatrice vedremo chiaramente figurata la virtù insieme e la scienza.

AFFRANTO. V. Nuova: In quel punto (che prima vide Beatrice) lo spirito della vita il qual dimora nella segretissima camera del cuore cominciò a tremar si fortemente, che appariva nelli menomi polsi visibilmente. Mi pareva sentire un mirabile tremore cominciar nel mio petto dalla sinistra parte: e distendersi sì di subito per tutte le parti del mio corpo Bocc.: Gli spiriti miei, li quali spaventati tutti, treman nel vostro cospetto. CONOSCENZA. Il velo la copriva. SENTI. Una sua canz. comincia: Io sento

...

si d'amor la gran potenza. VISTA. Delle sue forme. FUOR. V. Nuova: Quasi dal principio del suo anno nono apparve a me: ed io la vidi quasi al fine del mio. E questo medesimo dice con perifrasi astronomica, come suole nella D. Commedia. Onde i giri scientifici erano in lui vezzo antico, e quasi necessità dell'ingegno suo. — PUERIZIA. Ch'è fino ai quattordici anni. L'austerità degli amori e la dolcezza de teneri affetti per tempo incominciarono a Dante. Ma perchè nelle anime

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Volsimi alla sinistra col rispitto
Col quale il fantolin corre alla mamma
Quand' ha paura, o quando egli è afflitto,

Per dicere a Virgilio: men che dramma
Di sangue m' è rimasa che non tremi:
Conosco i segni dell' antica fiamma.

Ma Virgilio n' avea lasciati scemi
Di sè, Virgilio dolcissimo padre,
Virgilio, a cui per mia salute diémi.

Nè quantunque perdéo l'antica madre
Valse alle guance nette di rugiada
Che lagrimando non tornassero adre.

Dante, perchè Virgilio se ne vada,
Non piangere anco, non piangere ancora,
Chè pianger ti convien per altra spada.

profonde la gioia stessa è nutrita dal pianto, quasi fiori da rivo corrente; e perchè nel dolore doveva essere sublimata quell' anima, noi vediamo quanto fosse in codesto amore d'arcana e religiosa mestizia. Se ne legga la Vita Nuova; si per vedere a quanta dignità ed evidenza e franchezza avesse quest'uomo, prima che la poesia, elevata la prosa italiana; sì perchè gli uomini rari, quando parlano de' secreti dell'anima propria, sempre sono d'attenzione degnissimi. E già fin dal trecento l'Italia aveva un esempio di quelle Confessioni o Memorie che al presente c'inondano.

RISPITTO. Come despitto nel Petr. Qui vale modo di riguardare (respicio) e di contenersi, non già riverenza. Vale tutt'al più umile affetto.

...

SEGNI. Virg. (IV, 23): Agnosco veteris vestigia flammae. Nel leggere il libro della Sap., avrà Dante riconosciuta alcuna imagine dell'amor suo; e quindi avrà presa idea a fare di Beatrice stessa il simbolo della Sapienza (VIII, 2): Hanc amavi, et exquisivi a juventute mea ... et amator factus sum formae illius Sed et omnium Dominus dilexit illam. Doctrix enim est disciplinae Dei... Habebo propter hanc claritatem ad turbas, et honorem apud seniores juvenis ... Timebunt me audientes reges horrendi: in multitudine videbor bonus, et in bello fortis ... In amicitia illius delectatio bona... et in certamine loquelae illius sapientia ... Puer... eram ingeniosus, et sortitus sum animam bonam. Et quum essem magis bonus, veni ad corpus coinquinatum. Et ut scivi, quoniam aliter non possem esse continens, nisi Deus det, et hoc ipsum erat sapientiae, scirae cujus esset hoc donum: adii Dominum, et deprecatus sum illum.

SCEMI. Inf., IV: La sesta compagnia in duo si scema. DOLCISSIMO. Sempre lo chiamò dolce padre: ora che lo perde, dolcissimo.

MADRE (C. I). Nè le delizie da Eva perdute m'impedirono che le guance già da Virg. purgate d'ogni mondana fuliggine non s'intorbidasser di pianto. ADRE. Ott.: Quand' uomo piange... abbuia... nel viso.

Dante. Durante è il nome intero. Sogna Fr. Bandino, gramm. aretino, che vede alcuna cosa di Dio nel nome di Dante: dans theos (Fons memorabilium univ., part. V). - ANCORA. Ripete; come poi: Ben son, ben son Beatrice.

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