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Ad una, a due, a tre; e l'altre stanno
Timidette atterrando l'occhio e 'l muso;
E ciò che fa la prima, e l' altre fanno,
Addossandosi a lei, s' ella s' arresta,
Semplici e quete, e lo 'mperchè non sanno;
Si vid' io muovere a venir la testa
Di quella mandria fortunata allotta,
Pudica in faccia e nell' andare onesta.
Come color dinanzi vider rotta
La luce in terra dal mio destro canto,
Sì che l'ombr' era da me alla grotta,

Restaro, e trasser sè indietro alquanto:
E tutti gli altri che venieno appresso,
Non sappiendo 'l perchè, fero altrettanto.
Senza vostra dimanda i̇' vi confesso,
Che questi è corpo uman che voi vedete,
Perchè lume del sole in terra è fesso.
Non vi maravigliate; ma credete
Che non senza virtù che dal ciel vegna,
Cerchi di soverchiar questa parete.

Così 'l maestro; e quella gente degna:
Tornate, disse: intrate innanzi dunque,
Co' dossi delle man facendo insegna.

Gregge che impazientasi: E poi, l'ovil quand' apri, S' urtan, s'affollan, premonsi, L' agne belanti i capri.

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FA. Conv. (1. II): Se una pecora si gettasse da una ripa di mille passi,tutte l'altre le andrebbono dietro e se una pecora per alcuna cagione, al passare d'una strada, salta, tutte l'altre saltano, eziandio nulla veggendo da saltare. E i' ne vidi già molte in uno pozzo saltare per una che dentro vi saltò, forse credendo saltare un muro, non ostante che 'l pastore piangendo e gridando, colle braccia e col petto dinnanzi si parava.

TESTA. I primi. - MANDRIA. Ott.: Dio non vuole se non della sua mandria. - PUDICA. Delicato ed alto elogio a Manfredi ch'è della mandria: ma di lui for

se non vero.

ROTTA. Più sotto: 'Llume del sole in terra è fesso. DESTRO. Nel nostro emisfero chi è volto a levante ha l'ombra dal lato sinistro; nell'altro dal destro. · GROTTA. Per rupe. Il sole gli era a manca, la rupe a destra ; l'ombra dunque verso la rupe.

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CONFESSO. Per affermo. Inf., XXIV: Per li gran savii si confessa. SOVERCHIAR. Virg.: Hoc superate jugum. — PARETE. Nei Salmi, muro sta per ostacolo qualunque sia.

TORNATE. Con noi. — INSEGNA. Purg., XXII: L'usanza fu lì nostra insegna

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E un di loro incominciò: chiunque
Tu se', così andando volgi 'l viso;
Pon mente se di là mi vedesti unque.
I' mi volsi ver lui, e guarda' 'l fiso.
Biondo era, e bello, e di gentile aspetto:
Ma l' un de' cigli un colpo ave' diviso.
Quando i' mi fui umilmente disdetto
D'averlo visto mai, ei disse: or vedi.
E mostrommi una piaga a sommo 'l petto.
Poi disse sorridendo: i' son Manfredi
Nipote di Gostanza imperadrice.
Ond' ' ti priego che quando tu riedi,
Vadi a mia bella figlia, genitrice
Dell' onor di Cicilia e d' Aragona,
E dichi a lei il ver, s' altro si dice.
Poscia ch'i' ebbi rotta la persona
Di duo punte mortali, i̇' mi rendei
Piangendo a Quei che volentier perdona.
Orribil furon li peccati miei;

Ma la Bontà 'nfinita ha sì gran braccia
Che prende ciò che si rivolve a lei.

Cosi'. Inf., XXIII: E gli occhi, si andando, intorno muovi. UNQUE. Manfredi mori nell'anno in cui Dante nacque : ma Manfredi quando gli fa la domanda non l'aveva peranco guardato bene; e il viso di Dante mostrava maggiore età della vera.

DISDETTO. Disdire in antico valeva non solo ritrattare il già detto, ma pur negare. MOSTROMMI. Virg:: Crudelis nati monstrantem vulnera, cernit. Fu ferito e morto a Ceperano (Inf., XXVIII). ·

SORRIDENDO. Quasi della scomunica inutile.

GOSTANZA. Per Costanza, anco

il Bocc. Figlia di Ruggieri re di Sicilia, moglie dell'imp. Arrigo VI, il padre di Federigo II, a cui fu Manfredi figliuolo illegittimo. E però, dice un'antica po stilla, e'non nomina l'illegittimo padre, ma si Costanza.

FIGLIA. Altra Costanza, moglie di D. Pietro re d'Aragona e madre a Federigo re di Sicilia, e a Iacopo re d'Aragona. Pietro d'Aragona marito di lei liberò la Sicilia da' Francesi nel 1282. Onde l'onor di Sicilia e d'Aragona non sono i due figli de' quali dirà male nel VII; ma la conquista di Pietro marito di lei: ed ella generò quell'onore, dandone occasione al marito. S'altri intendesse genitrice in senso proprio de' due re, converrebbe interpretarla come ironia, che in questo discorso di Manfredi non parmi abbia luogo.

RENDEI. Inf., XXVII: Pentuto e confesso mi rendei.

ORRIBIL. Fu dissoluto, e ambizioso, e dicesi uccidesse il padre Federigo, e Corrado fratello (G. Vill., VI, VII): ma non è dimostrato. — PRENDE. Is. (LV, 7): Derelinquat impius viam suam,et vir iniquus cogitationes suas, et reverta

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Se 'l pastor di Cosenza, ch' alla caccia
Di me fu messo per Clemente allora,
Avesse 'n Dio ben letta questa faccia,

L'ossa del corpo mio sarieno ancora
In co del ponte presso a Benevento
Sotto la guardia della grave mora.

Or le bagna la pioggia e muove 'l vento,
Di fuor dal regno, quasi lungo 'l Verde,
Ove le trasmutò a lume spento.

Per lor maladizion sì non si perde
Che non possa tornar l'eterno amore
Mentre che la speranza ha fior del verde.
Ver è che quale in contumacia muore
Di santa Chiesa, ancor ch' al fin si penta;

tur ad Dominum, et miserebitur ejus, et ad Deum nostrum: quoniam multus est ad ignoscendum. Grisost. citato da Pietro: Pietas Dei nunquam spernit poenitentem. Nel Conv. nomina le braccia di Dio. Il Monti, guastando: Ed ha si larghe braccia Che tutto prende ciò che a lei si volve. Petr.: Quelle pietose braccia, In ch' io mi fido, veggio aperte ancora. Montaigne: Il n'est rien si aisé, si doux, et si favorable, que la loi divine... Elle nous tend ses bras, et nous reçoit en son giron, pour vilains, ords, et bourbeux que nous soyons, et que nous ayons à l'être à l'avenir.

CLEMENTE. Quarto: che ricevè trionfalmente in Roma Carlo d'Angiò, vincitor di Manfredi. Vill. (VII, 9): Perchè Manfredi era scomunicato, non volle il re Carlo che fosse recato in luogo sacro, ma appiè del ponte di Benevento fu seppellito, e sopra la sua fossa per ciascuno dell'oste fu gittata una pietra, onde si fece una grande mora di sassi. Ma per alcun si disse che poi per mandato del papa, il vescovo di Cosenza il trasse di quella sepoltura e mandollo fuori del regno, perch'era terra della Chiesa : e fu seppellito lungo il fiume del Verde a' confini del Regno e di Campagna. L'Ott. aggiunge che il Legato lo fece diseppellire per adempiere il giuramento fatto di cacciarlo dal Regno. FACCIA. Simile figura nel c. IX del Par. Ezech.: Nolo mortem impii, sed ut convertatur et vivat.

...

OR. Virg.: Nunc me fluctus habet, versantque in littore venti.-VERDE. Tra la Puglia e la Marca: mette nel Tronto, non lontano da Ascoli. - SPENTO. Così portavansi i corpi scomunicati.

PERDE. Impersonale: non retto da amore. TORNAR. Il Maestro delle sent. citato da Pietro: Interdum qui foras mittitur, intus est. FIOR. Punto.- VERDE. Buonarr.: D'ogni mia speme il verde è spento. Psalm. CXLIV: Voluntatem timentium se faciet, et deprecationem eorum exaudiet, et salvos faciet eos. Chrys.: Nunquam oranti beneficia denegat.

QUALE. Virg., VI: Nec ripas datur horrendas ... Transportare prius, quam sedibus ossa quiérunt. Centum errant annos, volitant que haec littora circum: Tum demum admissi stagna exoptata revisunt. CHIESA. Se con i pa

pi severo, sempre rispettoso alla Chiesa.

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Star li convien da questa ripa in fuore
Per ogni tempo ch' egli è stato, trenta,
In sua presunzion, se tal decreto
Più corto per buon prieghi non diventa.
Vedi ora mai se tu mi puoi far lieto
Revelando alla mia buona Gostanza
Come m' ha' visto, e anco esto divieto.

Che qui per quei di là molto s'avanza.

TEMPO. Petr. Lomb.: Quum nos ipsos amittimus, tunc tempus amittimus. Per quaranta giorni d'indocilità stettero quaranta anni gli Ebrei nel deserto. — TRENTA. Costrutto intricato: star fuori trenta volte il tempo ch'egli è stato in sua presunzione. BUON (c. IV, 133).

GOSTANZA. La figlia di Manfredi: una sorella di lui fu moglie a Corrado Malaspina l'antico ch'e' nomina, nel c. VIII. E i Malaspina erano lontani parenti di Dante: onde questi avrebbe avuti vincoli d'affinità con la casa di Svevia, se detta casa viveva.

CANTO IV.

ARGOMENTO.

Salgono per via malagevole. Virgilio spiega perchè il sole lo ferisca da manca, mentre che, se fosse nel nostro emisfero, lo ferirebbe a diritta. Non poetica esposizione, ma notabile per le vinte difficoltà dello stile. Trova delle anime che aspettano di purgarsi, perch' hanno, per pigrizia, differita la conversione infino all'estremo: onde tanto aspettano, quanto vissero impenitenti.

Le aridità filosofiche e geografiche sono compensate dalla pittura dell'erta e de' pigri sedenti. E' movono Dante al sorriso : la prima volta ch'e' rida. L'altra sarà alle parole di Stazio: l' uno sorriso di sdegno, l'altro d'affetto; le due ale di Dante. Nel Purgatorio le passioni decrescono : s'innalzan gli affetti.

Nota le terzine 6, 7, 9, 11, 12, 17, 18, 19, 21, 24, 30, 31; la 33 alla 36; la 38 alla 44, con l'ultima.

1.

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I.

2.

Quando per dilettanze ovver per doglie

Che alcuna virtù. nostra comprenda,
L'anima bene ad essa si raccoglie,

Par ch'a nulla potenzia più intenda.
E questo è contra quello error che crede

Ch' un' anima sovr' altra in noi s'accenda.

QUANDO. Quando l'anima si concentra in alcuna sua potenza o virtù (le due voci nella lingua scolastica sonano il medesimo) occupata da diletto o da dolore pare non intender più ad altra virtù o potenza sua.

INTENDA. Conv. (I, 11): Dirizzano sì lo loro animo a quelle, che ad altro non intendono. ERROR. Di Platone, confutato da Arist. (II e III De Anima). Averroe lo rinnovo. Dicevano che in noi sono tre anime, l'intellettiva nel cerebro, la nutritiva o vegetativa nel polmone, la sensitiva nel cuore: la prima infusa nel feto per farlo crescere, la terza nel feto organizzato per farlo sentire, la seconda nel feto vicino a nascere. Se, dice Aristotele, l'anima nel corpo si pone per forma, com' è, gli è impossibile che in un corpo sieno più anime differenti d'essenza. Se l'uomo dall'anima vegetativa ha la vita, dalla sensitiva il sentimento, dalla razionale l'essere umano, la non è più un ente solo. San Tomaso (il quale ne ragiona pure nella 2. 2. q. 77), nel II, con. Gent., dice che l'anima non si riferisce a parte alcuna del corpo. L'ottavo concilio (can. XI): Tomo II. 5

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