37. 38. 37. 38. 39. 40. 41. 42. 43. Vien', crudel, vieni, e vedi la pressura Vieni a veder la tua Roma che piagne E, se licito m' è, o sommo Giove Fiorenza mia, ben puoi esser contenta PRESSURA. L'usa negli Asolani anco il Bembo (1. I). SANTAFIOR. Contea nel Senese: i quali conti erano ricchi in Maremma: ma il paese tutto infestato di ladrocinii. PIAGNE. Jer. (Thr., I): Plorans ploravit in nocte, et lacrimae ejus in maxillis ejus: non est qui consoletur eam ex omnibus charis ejus. VEDOVA. Baruch (V, 12): Nemo gaudeat super me viduam et desolatam: a multis derelicta sum propter peccata filiorum meorum. 40. SOMMO. Virg.: Jove summo. Petrarca chiama Dio, vivo Giove (Sen. 268); Eterno Giove, 133. 41. 42. 43. ABISSO. PS.: Judicia tua abyssus multa. TIRANNI. Anco la democrazia, nota Pietro, può tornare in tirannide. — MARCEL. Vincitore de' Cartaginesi e de'Galli. Virg.: Adspice ut insignis spoliis Marcellus opimis. O forse intende il nemico di Cesare, come dice: Ogni villano si reputa forte per contrastare all'imperio. Ott.: Marcello ... avea tanto l'animo infiammato contro a Cesare, che continovo si levava in consiglio a dire contr'a lui, e... le più volte dicea contra ragione e giustizia. MIA. Conv.: Ahi misera, misera patria mia! E dice, che ogni qualvolta pensa cose che a governo di stati riguardino, e' piange su lei. Dalle cose toscane vedeva il P. dipendere le lombarde, e lo dice nella lettera ad Enrico VII. Tuo. Molti fiorentini scrissero contro Firenze: e il Boccaccio la insulta e le rimprovera i suoi peccati. — ARGOMENTA. Argomenta si sottilmente, si giustamente. Tutta argomenti, non opere, è la tua sapienza. 44. 45. 48. 49. 50. 51. 44. 45. 46. 47. 48. 49. 50. 51. Molti han giustizia in cor, ma tardi scocca, BOCCA. Eccl., IV: Noli citatus esse in lingua tua, et inutilis et remissus in operibus tuis. SOBBARCO. Barca, peso da portare: dunque sobbarcare, sottomettersi al carico pubblico. NOVEMBRE. Versi citati da G. Villani. MEMBRE? L'usa in prosa Guidotto da Bologna. LUME. Vive in Toscana. F. Guidotto: Tu solo vedi lume. (Thr., I): Nec invenit requiem. DAR. Bocc.: Dar tali volte per lo letto. CANTO VII. ARGOMENTO. Trova in una valle riposti que' ch' indugiarono penitenza; perchè sviati dal regno e dalle dignità della terra. Li colloca in luogo fiorente com' uomini di bella fama. Comincia il canto dallo svelarsi che fa Virgilio a Sordello. La dichiarazione che dà Virgilio della sua pena nel Limbo, illustra il quarto dell' Inferno ed il terzo del Purgatorio. Il non poter le anime salire al monte quando il sole è all'occaso, simboleggia il sole della grazia necessario ad ogni opera buona, e all' espiazione dell' opere ree. Gli accenni politici in questo canto abbracciano tutta Europa. Nota le terzine 1, 4, 5, 6, 9, 12, 14, 16; la 18 alla 22; la 24 alla 28; la 30, 31, 33, sino all'ultima. 2. 3. Poscia osciachè l'accoglienze oneste e liete Qual è colui che cosa innanzi a sè Che crede e no, dicendo: ell' è, non è; PRIMA. Virgilio morì nell'anno quarantadue d'Augusto, innanzi che Cristo nascesse: e innanzi Cristo l'anime de' purganti andavano al limbo. SEPOLTE. Donat.: Translata jussu Augusti, Virgilii ossa, Neapolim fuere... Rio. Sost. (Inf., IV, 14). — Fè. Maestro delle sentenze (1. III, dist. 25) : Sine fide mediatoris nullum hominem vel ante vel post Christi adventum fuisse salvum, sanctorum auctoritates contestatur. 5. 6. 10. II. 12. 13. 5. 6. 7. 8. 9. 10. II. I 2. 13. Tal parve quegli: e poi chinò le ciglia; E abbracciollo ove 'l minor s' appiglia. Luogo è laggiù non tristo da martîri, Quivi sto io con quei che le tre sante Ma se tu sai e puoi, alcuno indizio MINOR. Alle ginocchia (Stazio, XXI). Purg. : Già si chinava ad abbracciar li piedi Al mio dottor. Ar.: E l'abbracciava ove 'l maggior s'abbraccia. Altrove : Grifon, vedendo 'l re fatto benigno, Vennegli per gittar le braccia al collo: Lasciò la spada e l'animo maligno, E sotto l' anche ed umile abbracciollo. NOSTRA. Latini chiama gl' Italiani più volte (Inf., XXVII; Purg., XIII). TENEBRE. La luce che Dante vede nel IV dell'Inf., e il luogo luminoso è pe' soli spiriti illustri e buoni: non già per gli altri. SOSPIRI (Inf., IV, 25). DENTI. Petr.: Gli estremi morsi Di quella ch' io con tutto il mondo aspetto, Mai non sentii. TRE. Fede, speranza, carità. Paul. (Rom., II): Gentes quae legem non habent, naturaliter ea quae legis sunt, faciunt. S. Tom., II, mostra non potersi avere speranza nè carità senza fede. Noi. Purg., XXXI: Fa'noi grazia. DRITTO. Brunetto: Dritta madre per vera. Tomo II. 8 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23 Rispose: luogo certo non c'è posto: Anime sono a destra qua remote: Com'è ciò? fu risposto: chi volesse Non però ch' altra cosa desse briga Ben si poría con lei tornare in giuso Poco allungati c'eravam di lici Colà, disse quell' ombra, n' anderemo 14. CERTO. Virg.: Nulli certa domus: lucis habitamus opacis. SARRIA. Sarrà per salirà è nel Crescenzio, e nel Cavalcanti. DITO. Joan.: Digito scribebat in terra. 17. 18. 19. 20. 22. TENEBRA. JO. (XII. 55): Ambulate dum lucem habetis, ut non vos tenebrae comprehendant. Is. (VIII, 22): Ecce tribulatio et tenebrae et caligo persequens, et non poterit avolare de angustia sua. CHIUSO. Boet.: Clausum reseret diem. ... SCEMO. Nel seno del monte ALLUNGATI. V. S. Girolamo: Non allungare il tu'aiuto da me. fuor di rima nel Pataffio; e il Bocc.: Quicientro. era cavata una valle. |