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L'anime pregano: giungon du' Angeli e le difendono dal serpente d'Inferno. Dante, sceso nella valle, conosce Nino giudice, amico suo, e Corrado Malaspina, antenato de' suoi buoni ospiti.

Le memorie dell'esilio si alternano alle speranze e alle visioni del cielo. E già i primi versi del canto spirano in modo celeste la malinconia dell'esilio. Tutta la cantica è serena di soavi e meste speranze : e non mai l'animo di Dante fu si puro e sì nobile. Nell'Inferno le ire vicine lo intorbidano; negli ultimi del Purgatorio il quadro s'annera; nel Paradiso già si sente l'abbattimento d' un' anima disperata d'ogni gioia terrena: la mente non il cuore, ivi parla.

Nota le terzine i alla 13; la 15 alla 32; la 34 alla 41; la 44 e la 45.

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te.

I.

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Era già l' ora che volge il disio

A' naviganti e 'ntenerisce 'l core

Lo dì ch' han detto a' dolci amici addio,
E che lo novo peregrin d' amore
Punge, se ode squilla di lontano
Che paia 'l giorno pianger che si more:
Quand' io 'ncominciai a render vano
L'udire, e a mirare una dell' alme
Surta, che l' ascoltar chiedea con mano.
Ella giunse e levò ambo le palme,
Ficcando gli occhi verso l' oriente,

Novo. Ch'ha a fare lungo viaggio, e ha il desiderio delle amate cose recen- PIANGER. V. Nuova: Le stelle si mostravano di colore che mi faceano giudicare che piangessero. Petr.: Ma quando il dì si dole Di lui (del sole nel verno) che passo passo addietro torni.

VANO. Tacevano. C. V: Là 've 'l vocabol suo diventa vano (cessa). — Surta. Sedevano (Purg., VII, 28). — MANO. Ov.: Voce manuque Murmura compressit. Virg. Significatque manu, et magno simul incipit ore.

ORIENTE. Come s'accenna ne' Salmi. S. Luc., I: Oriens ex alto. Lattant.: Oriens similis Deo censetur, quia ipse luminis fons et illustrator est rerum.

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Come dicesse a Dio: d' altro non calme.

Te lucis ante sì devotamente
Le uscì di bocca e con sì dolci note
Che fece me a me uscir di mente.

E l'altre poi dolcemente e devote
Seguitâr lei per tutto l' inno intero,
Avendo gli occhi alle superne rote.

Aguzza qui, lettor, ben gli occhi al vero;
Che 'l velo è ora ben tanto sottile
Certo, che 'l trapassar dentro è leggiero.
I' vidi quello esercito gentile

Tacito poscia riguardare in sue,
Quasi aspettando, pallido e umile.

E vidi uscir dell' alto e scender giue

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TE. Inno della compieta, a difendere l'anima dalle tentazioni notturne. Pregano perchè prega a quell'ora la Chiesa, e pregan per l'anime restate nel mondo: Hostemque nostrum comprime. Vedremo venire l'antico avversario simbolo della tentazione, che il P. doveva vincere purgandosi in virtù; e simbolo del male che le anime purganti dovevano in lor vita evitare, e non sempre vol

lero.

VELO. Pietro: Dal velo sottile più facilmente si vede, però talvolta si omette di guardar fiso. O meglio: quando il velo è trasparente, ci si passa attraverso, come se nulla fosse, e si squarcia. Ama il P. celare sotto forme simboliche il suo concetto. Si rammenti il IX dell'Inf. Nella V. Nuova: A più aprire la intenzione di questa canzone si converrebbe usare di più minute divisioni: ma tuttavia chi non è di tanto ingegno che per queste che son fatte la possa intendere, a me non dispiace se la mi lascia stare: chè certo io temo di avere a troppi comunicato il suo intendimento. Altrove: Ne i poeti parlano così senza ragione, nè quelli che rimano devono parlare così, non avendo alcuno ragionamento intero di quello che dicono: perocchè gran vergogna sarebbe a colui che rimasse cosa sotto vesta di figura di colore rettorico: e, domandato, non sapesse denudare le sue parole da cotal vesta in guisa che avessero verace intendimento. Non però che alla profondità del concetto e' non volesse conciliare la leggiadria delle forme. Dice in una canz. (IV, 1): Canzone, io credo che saranno radi Color che tua ragione intendan bene: Tanto lor parli faticosa e forte. Ma se per avventura egli addiviene Che tu dinnanzi da persone vadi Che non ti paion d'essa bene accorte, Ti prego allora che tu ti conforte E dica... Ponete mente almen com' io son bella. Conv. (I, 2): Intendo mostrare la vera sentenza di quella, che per alcuno vedere non si può, s' io non la conto, perche nascosa sotto figura d'allegoria; e questo non solamente darà diletto buono a vedere, ma sottile ammaestramento, e a così parlare e a così intendere l' altrui scritture.

TACITO. Pur pregando. Matt., XVII, citato da Pietro: Hoc... genus non ejicitur nisi per orationem. SUE. Ps.: Levavi oculos meos in montes, unde veniet auxilium mihi.

Tomo II.

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II.

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Du' angeli con due spade affocate,
Tronche e private delle punte sue.

Verdi come fogliette pur mo nate
Erano in veste, che da verdi penne
Percosse traean dietro é ventilate.

L'un poco sovra noi a star si venne,
E l'altro scese nell' opposta sponda,
Sì che la gente in mezzo si contenne.
Ben discerneva in lor la testa bionda,
Ma nelle facce l'occhio si smarria,
Come virtù ch' a troppo si confonda.

Ambo vegnon del grembo di Maria,
Disse Sordello, a guardia della valle,
Per lo serpente che verrà via via.

Ond' io che non sapeva per qual calle,
Mi volsi 'ntorno, e stretto m' accostai
Tutto gelato a le fidate spalle.

E Sordello anche: ora avvalliamo omai
Tra le grandi ombre; e parleremo ad esse.
Grazioso fia lor vedervi assai.

Soli tre passi credo ch' io scendesse,
E fui di sotto; e vidi un che mirava
Pur me, come conoscer mi volesse.

Temp' era già che l' aer s' annerava,
Ma non sì che tra gli occhi suoi e' miei

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II.

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AFFOCATE. D'amore. L'Apostolo, citato da Pietro: Induite vos armaturam Dei in virtute, ut possitis stare adversus insidias diaboli. La spada fiammante d'un Cherubino difende, secondo la Gen., l'entrata del paradiso terrestre. TRONCHE. Perchè possiamo fugarlo, non vincerlo. O, dice Benvenuto, perchè la giustizia è temperata dalla misericordia.

VERDI. Di speranza. C. III: La speranza ha fior del verde.

MEZZO. 1s., citato da Pietro: Super muros tuos, Jerusalem, constitui custodes. E pe'custodi, s. Bernardo intende gli Angéli. Stanno da' due lati per difendere da' due eccessi.

BIONDA. Simbolo, dice Pietro, di perfetta virtù. Ott.: Li biondi capelli ... procedono da buona complessione. TROPPO. Arist.: Excellentia sensatorum corrumpit sensus. La faccia, come parte più nobile, splendeva più forte. MARIA. In Christo, dice Pietro, assequuti sumus remedia contra daemones. Maria è nel più alto de' cieli (Par., XXXI). VIA. Or ora.

TEMP'. Virg.: Hunc ubi vix multa... cognovit in umbra.

trove chiuso per celato.

SERRAVA. Al

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Non dichiarasse ciò che pria serrava.

Vêr me si fece, ed io vêr lui mi fei.
Giudice Nin gentil, quanto mi piacque
Quando ti vidi non esser tra' rei!

Nullo bel salutar tra noi si tacque.
Poi dimandò: quant'è che tu venisti
Appiè del monte per le lontane acque?

Oh, dissi lui, per entro i luoghi tristi
Venni stamane: e sono in prima vita,
Ancor che l'altra, sì andando, acquisti.

E come fu la mia risposta udita,
Sordello ed egli indietro si raccolse
Come gente di subito smarrita.

L'uno a Virgilio, e l'altro a un si volse
Che sedea lì, gridando: su, Currado,
Vieni a veder che Dio per grazia volse.

Poi volto a me: per quel singolar grado
Che tu dêi a Colui che si nasconde
Lo suo primo perchè, chè non gli è guado;
Quando sarai di là dalle larghe onde,
Di' a Giovanna mia che per me chiami
Là dove agl' innocenti si risponde.

Non credo che la sua madre più m' ami

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NIN. De'Visconti di Pisa, primo marito a Beatrice, figliuola d'Obizzo d'Este; decimoquarto giudice di Gallura in Sardegna: capo de' Guelfi, nipote del conte Ugolino. Vill. (VII, 120): Nel 1298 fu cacciato di Pisa, e andossene in Maremma; quivi fece grande guerra contro i Pisani: e guerreggiando morì. Da tre anni adunque aspettava in Purgatorio. Quanti de' suoi conoscenti rincontra il P. pur ne' primi canti! Tant'alta idea della perfezione della virtù gli sedeva nell' animo. Questo Nino combattè contro Arezzo co' Fiorentini guelfi a Campaldino nel 1289: e quivi forse l'avrà conosciuto il P. REI! Sapeva, dice il Post. Caet., che Nino avea mossa più volte guerra alla patria. Ott.: Bello del corpo, e magnanimo.

LONTANE. Dal Tevere. Più sotto: Larghe onde.

23. GRADO. Ringraziamento, gratitudine. Bocc.: Cotal grado ha chi tigna pettina.- GLI. Per vi. Inf. XXIII: Non gli era sospetto. GUADO. Profondi sono i giudizii di Dio. Modo biblico.

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GIOVANNA. Figlia di Nino, poi moglie a Riccardo da Camino; e non Gherardo da Camino lodato nel Purg., XVI. Ma forse nel 1300 non era ancor moglie; e l'Ott. la dice piccola.

MADRE. Beatrice d'Este, moglie di Nino, poi maritatasi nel 1300 a Galeazzo

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Poscia che trasmutò le bianche bende
Le qua' convien che, misera, ancor brami.
Per lei assai di lieve si comprende
Quanto in femmina foco d' amor dura
Se l'occhio o 'l tatto spesso nol raccende.
Non le farà sì bella sepoltura
La vipera che i Melanesi accampa,
Com avria fatto il gallo di Gallura.

Così dicea segnato della stampa
Nel suo aspetto, di quel dritto zelo
Che misuratamente in core avvampa.

Gli occhi miei ghiotti andavan pure al cielo
Pur là dove le stelle son più tarde
Sì come rota più presso allo stelo.

El duca mio: figliuol, che lassù guarde?
Ed io a lui: a quelle tre facelle

Di che 'l polo di qua tutto quanto arde.
Ed egli a me: le quattro chiare stelle
Che vedevi staman, son di là basse;

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Visconti di Milano figliuol di Matteo: sorella di Azzo VIII. BIANCHE. I Siracusani, que' d'Argo, le donne romane vestivano bianco in segno di lutto. A' tempi di Dante eran bianche le bende, la veste nera. Bocc.: Guarda come a cotal donna stan bene Le bende bianche e i panni neri (Lab. Am.). — BRAMI. Era men giovane di cinqu'anni.

AMOR. OV.: Successore novo vincitur omnis amor.

VIPERA, Arme de' Visconti. Verri (Diss. de tit. et ins.): Majores nostri, publico decreto, sanxerunt ne castra mediolanensium locarentur nisi vipereo signo ante in aliqua arbore constituto. MELANESI. Anco in prosa (Cresc. II, 157). GALLO. Arme di Nino, giudice di Gallura. Dice il P. che meglio sarebbe a Beatrice scolpire sulla sua sepoltura il gallo che la vipera, indizio della sua bigamia: cosa dagli antichi avuta in dispregio. Rammenta quel di Luc.: Liceat tumulo scripsisse: Catonis Martia. Ott.: Furon cacciati (i Visconti) di Melano per quelli della Torre; assai disagi sofferse questa donna col suo marito, sì che più volte bramasse lo stato del vedovado di prima. V. Corio, parte II.

MISURATAMENTE. Non isdegno lo move, ma diritto amore della moglie immemore, e pietà de' suoi mali.

TARDE. Vicino a tramontana, perchè 'l cerchio da girare più piccolo. Il P. non aveva veduto mai il polo antartico, dove le stelle, come nel nostro, fanno in ventiquattro ore un giro più corto dell' altre.

TRE. Virtù teologali: fede, speranza, carità.

QUATTRO. Virtù cardinali. Prima vede le quattro virtù morali ed umane; poi le tre virtù della grazia (c. I, 23). Ott.: Dove era in sola conoscenza di

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