24. 25. 26. 27. 28. Io mossi i piè del loco dov' io stava, Dintorno a lui parea calcato e pieno Sovr' essi in vista, al vento si movieno. se ... 25. PRINCE. Tradizione di cui parla uno storico, citato da Pietro (De gestis Romanorum). E il Novell., LXIX: Qui conta della gran giustizia di Traiano imperatore... Andando un giorno colla sua grande cavalleria contr' a' suoi nemici, una femmina vedova li si fece dinanzi, e preselo per la staffa, e disse: messer, fammi diritto di quelli che a torto m'hanno morto il mio figliuolo. E lo imperatore disse ....... Ed ella disse: se tu non torni? Ed elli rispoE dopo non molto tempo dopo la sua morte, venne il B. Grigoro papa: e, trovando la sua giustizia, andò alla statua sua. E con lagrime l'onorò di gran lode, e fecelo diseppellire. Trovaro che tutto era tornato alla terra, salvo le ossa e la lingua. E ciò dimostrava com'era stato giustissimo uomo, e giustamente avea parlato. E santo Grigoro orò per lui a Dio. E dicesi, per evidente miracolo, che per li preghi di questo santo papa l'anima di questo imperatore fu liberata dalle pene dell'Inf. Di ciò nel XX del Par. VALORE. Non pur guerriero. · - VITTORIA. Il Baronio (t. VIII, an. 601) ed il Bellarmino (II, De Purg., c. 8) dicono favolosa la storia narrata da Paolo Diacono (V. Greg., 1. II, c. 44), dall' Eucologio de' Greci (cap. 66), da s. Tom. (Suppl. quaest. 73, art. 5, ad s.). Dione, Cassio e Sifilino, attribuiscono ad Adriano l'azione detta: ma la tradizione la dona a Traiano. Ott.: Anno della nativitate di Cristo DLXXXI, Gregorio dottore sede papa anni tredici ... Aprendosi il monimento nel quale era suto seppellito ... Traiano, e trovandosi la sua testa, con la lingua così intera e così vermiglia, come era essuta in prima vita... conosciuto per divina rivelazione del detto papa Gregorio, che questo era in Traiano per la somma giustizia ch'era essuta in lui; e vedendo, come pagano era dannato, con vigilie, digiuni ed orazioni, impetrò dalla misericordia di Dio, che l'anima del detto Traiano, esente dallo Inferno, volendo fare penitenza e riconoscere Dio, fu restituita al corpo mortale, nel quacon li sussidii del beato Gregorio, meritò l'eterna vita. Ma il detto Gregorio eleggendo di volère anzi qui, che in Purgatorio, mondarsi di quello che avea chiesto sì fatto dono, tutto il rimanente della sua vita langui in letto d'ogni generazione d'infermitadi, le quali con somma pazienza comportò, sempre laudando Iddio. Poi l'Ott. cita Paolo Orosio, rammentando come Traiano facesse restare la persecuzione de' Cristiani: e le sue molte virtù. le ... 32. 36. 29. Parea dicer: signor, fammi vendetta Del mio figliuol ch' è morto, ond' io m' accoro. Ed egli a lei rispondere: ora aspetta Tanto ch' io torni. E quella: signor mio (Come persona in cui dolor s' affretta), 30. Se tu non torni? Ed ei: chi fia dov' io, La ti farà. Ed ella: l' altrui bene 31. 32. 33. 34. 35. 36. 37. 38. A te che fia, se 'l tuo metti in obblio? Ond' egli: or ti conforta, che conviene Colui che mai non vide cosa nuova, Novello a noi perchè qui non si trova. Gli occhi miei ch' a mirar erano intenti Non vo' però, lettor, che tu ti smaghi Non attender la forma del martîre: Io cominciai: maestro, quel ch' io veggio NUOVA. Aug. (C. D., XXII, 22): Ad opus novum, sempiternum adhibet Deus consilium. 33. UMILITADI. Anco in prosa (V. S. Padri). Nell'umiltà si compiace tanto, anco perchè questa era virtù principale della sua donna. Lo dice nelle Rime sovente. SMAGHI. Bocc.: La quale (onestà) non che i ragionamenti sollazzevoli, ma il terrore della morte non credo che potesse smagare. PAGHI. Teme che le pene si gravi dell`espiazione non facciano parere la virtù troppo dura. GRAN. Inf., VI: La gran sentenza. Venite benedicti; ite maledicti. Alla peggio alla peggio, il tormento dell' espiazione non durerà più del mondo. 37. 39. 40. 41. 42. 43. 44. 45. 46. 47. E non so che: sì nel veder vaneggio. Non v' accorgete voi che noi siam vermi Nascere a chi la vede; così fatti Ver è che più e meno eran contratti Piangendo parea dicer: più non posso. 39. 41. 42. 43. 44. LASSI. Inf., XXXII: Fratei miseri lassi. Petr.: Ite superbi e miseri Cristiani. RITROSI. Credete avanzare, e retrocedete per la viltà dell'orgoglio. VERMI. PS.: Ego autem sum vermis. Negli antichi monumenti per rappresentare l'anima non solo s' incontra una fanciulla alata, ma sovente la stessa farfalla (Buonarroti, Osservaz. sopra alcuni frammenti di vasi). SCHERMI? Par., XXIX: Da cui nulla si nasconde. ENTOMATA (Arist., De An., II). Entoma, nota il Salvini, doveva dire. Ma entomati usò il Redi; e nel Dufresne troviamo entoma, entomatis. MENSOLA (Vitruv., 1. I). 45. RANCURA. Inf., XXVII: Rancurarsi per dolersi. CANTO XI. ARGOMENTO. Tra le anime de' superbi trova un conte senese, e Oderigo da Gubbio, miniatore celebre, ma vinto già da Franco Bolognese. Da qui prende occasione a gridare la vanità della gloria mondana. Conosce da ultimo un altro Senese, a cui gl'indugi al pentirsi fino all'estremo del vivere furono perdonati in grazia d'un'opera virtuosa, dell' essersi umiliato a chiedere aiuto per far bene ad altrui. Tanto potere dava alla beneficenza il P., e tanto duro parevagli il chiedere: e da ultimo lo confessa, accennando a simili umiliazioni del proprio esiglio. Canto non forte d'invenzione, ma di concetto e di stile. Nota le terzine alla 5; la 9, 10, 11, 13, 14, 16, 19, 20, 21, 25, 26, 29, 31; la 34 alla 37; la 39, 40; le ultime tre. 1. 2. I.' 2. 3. Padre nostro che ne' cieli stai, Di render grazie al tuo dolce vapore. S'ella non vien, con tutto nostro 'ngegno. PADRE (Matth., V). Preghiera conveniente a purgar la superbia, poichè si conosce in essa l'altezza di Dio, a lui si reca ogni gloria; il suo regno, non l'umano s'invoca; e, ciò che più pesa all'orgoglio, si perdona ogni offesa. E la sovrana delle preghiere ben s'appropria al massimo de' peccati. CIRCONSCRITTO. Reg. (III, 8): Coeli coelorum te capere non possunt.— EFFETTI. I cieli e le intelligenze che li reggono. Effetti per creature nel Conv. Arist. (De coelo et mundo), citato dall' Ott., dice che il luogo dev'essere proporzionato al locato. VALORE. Arnaldo nel XXVI, parlando della divina virtù, la chiama valore. VAPORE. Sap. (VII, 25): Sapientia vapor est virtutis Dei, et emanatio. 3. POTEM. Inf., XXIV: Non potea più oltre. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. II. I 2. Come del suo voler gli angeli tuoi Dà oggi a noi la cotidiana manna, E come noi lo mal ch' avem sofferto Quest'ultima preghiera, signor caro, Se di là sempre ben per noi si dice, 4 5. 7. OSANNA. Ap.: Clamabunt, dicentes: Hosanna. MANNA. Di carità. Ambr.: Panis vitae aeternae qui fulcit animam nostram. Necessaria alle anime preganti ed alle viventi ne' corpi. Sap., XVI: Paratum panem de coelo praestitisti illis. Matth., IV: Non in solo pane vivit homo, sed in omni verbo quod procedit de ore Dei. ADONA. Doma. È nella C. di Dio. tuttora in Toscana. SPERMENTAR (Cresc., II, 8). Lo dicono - LUI. S. Jo. Chrys., in Matth. VI, dice che male è lo stesso che diavolo. S. Petr. (Ep.): Adversarius diabolus. 8. ULTIMA. Del non indurre in tentazione. 10. DISPARMENTE. Secondo la più o men superbia (c. X, 46). · CALIGINI. S. Ag. nel salmo 101: Vidit fumum superbiae similem, ascendentem, tumescentem, vanescentem. |