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grande storico, ed il grande filosofo Antonio Rosmini? I veri grandi, sono sempre concordi: percorrono vie diverse, ma non contrarie, ed incontransi finalmente alla medesima altezza. Cotale sublime concordia non è peraltro sempre manifesta alle menti volgari.

Come il novello professore si è acquistato bella rinomanza fra i viventi istoriografi colla dotta ed encomiata sua Storia delle signorie italiane; confidiamo, e ne riceviamo come arra questa sua Prolusione, ch' egli si renderà altresì nel pubblico insegnamento benemerito della scienza storica italiana, nella quale abbiamo tanto bisogno di conservare ed accrescere le gloriose tradizioni dei nostri maggiori nell' una e nell' altra classica lingua nostra.

Verona, decembre 1882.

LUIGI GAITER.

FOGLIE SPARSE. Versi di NICOLÒ PARENTE. Napoli, De Falco 1882.

Nella colluvie dei libri, che si pubblicano oggidì in Italia e fuori, in gran parte intinti di materialismo, senza ombra di fede e d'avvenire, ci gode veramente l'animo quando vediamo sorgere un eletto ingegno, che s'ispira nel bene, nell'affetto, nella virtù, ed incarna i suoi concepimenti in forme schiette e leggiadre. Esempio sì bello e confortevole ci dà oggi il sig. Parente nel suo caro opuscolo, dal titolo Foglie sparse. Sono dei versi, in parte originali, in parte versioni dal francese, nei quali la corda di affetti sacri e gentili oscilla soavemente all' anima e la commove. Il giovane poeta s' ispira nella vergine natura, nella purezza della religione, nella soavità di domestiche gioie, o nel patetico del dolore, e canta come il cor gli detta. Educato agli studi dei classici, ne segue sempre le orme; e tra i moderni ei tolse a modello l'illustre An

drea Maffei, gloria vivente italiana, il quale intese esser l'unico vero nell'arte, l'idea, che vesti sempre di splendide e maravigliose forme. Ci è quindi sommamente grato salutare nel sig. Parente un ingegno strenuo, educato a un ideale, che mai non perisce, l'ideale estetico dell' affetto, senza cui non v'ha arte grande, come il vero ed il bello, eterna.

FRANCESCO PRUDENZANO.

SCIENZA E LETTERE

PERIODICO MENSILE TOSCANO

È un bel Giornale, di cui già vedemmo due fascicoli, Gennaio e Febbraio. Ne è direttore l'illustre sig. Prof. Gioacchino Pelagatti, Vicebibliotecario della Roncioniana di Prato, e tanto basta per raccomandarlo; e noi il raccomandiamo fervidamente alla studiosa gioventù. Vi lavorano il Capecelatro, il Fornari, il Giuliani, il Ricci, il Rossi, il Denza, il Cecchi, e molti altri così fatti valentuomini di veracissima fama italiana; onde vie più merita d'essere energicamente sorretto e patrocinato.

LA DIREZIONE

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APPUNTI SUL CORBACCIO

Sempre da che ci fu mondo, vi fu alcuno che andò sermoneggiando sui costumi degli uomini e delle donne, ed ora con favole, ora con commedie e tragedie, ora con satire ed ora con trattati, tentò di por freno alla corruzione umana, ma indarno; perchè l'uomo è più costante nel vizio di quello che nella virtù; e si può dire anzi che il vizio abbia un valore assoluto, la virtù solo relativo, perchè questa si modifica secondo il grado di civiltà, laddove il primo rimane invariabile.

Certi difetti adunque, perchè inerenti alla natura umana, sono comuni a tutti i popoli ed a tutte le epoche, ed è perciò appunto che conviene ci sia una certa maniera di scrivere adatta a tutti i tempi, e si può affermare col Gozzi, che cambiate un po' le fattezze esterne ed i titoli, i libri scritti su tale argomento abbiano press' a poco il medesimo contenuto, ed a provarlo valgano le commedie di Aristofane, quelle di Plauto e di Terenzio, le satire di Giovenale, gli scritti del Boccaccio. E giacchè ho nominato Giovenale e Boccaccio mi ci fermerò alcun poco, e ponendo in raffronto il tipo della donna corrotta che noi possiamo desumere dalla satira VI. dell' uno, trascurando, bene inteso, tutto ciò che il poeta

latino ha di comune

con Aristofane e Luciano, e dal Corbaccio dell' altro, ve

Vol. XVI, Parte I.

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