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Ill.mo e R.mo Sig. Can.° mio Padrone.

Rispondo oggi soltanto alla graziosa Lettera di V. S. Ill.ma e Rev.ma del di 19 del passato, perchè alcuni giorni di febbre mi hanno tenuto in letto, e rispondo con tutto il dispiacere di doverle negare quanto Ella mi domanda. I miei appunti per una seconda edizione della Vita di Dante sono così informi, e cosìi mancanti secondo le mie idee, che a nulla possono servire nelle altrui mani. Che questo sia vero, io mi offerisco a mostrarlo con esibire a chi le piacesse il mio Manoscritto, e colla stessa sua pre

Al Sig. Co. Pelli.

Firenze. Mandata addì 19 Sett. 1786.

Quanto mi pregio della cortese risposta che V. S. Ill.ma si è degnata di darmi in ordine al mio libricciuolo, e quanto mi sono care le due cose da Lei segnate per gli amori di D. e per la famiglia de' Cerchi, che non lascerò senza nuova e diligente disamina; tanto mi dispiace ch' Ella per le onorate sue occupazioni abbia la speranza lasciata di ultimar le Memorie. E pur io sperava che avendo già V. S. Illus.ma fatto il più, fosse ancora disposta al meno; che poco certo può rimanerle dopo le tante belle notizie da Lei pubblicate, per le quali Ella si è fatta presso gli amatori del Divino Poeta un merito veramente immortale. Io certo, se avrò l'onore di stender la Vita di Dante, mostrerò al Pubblico tutti i punti di storia da Lei discoperti e se V. S. Illus.ma per favorire il suo e nostro Poeta si compiacesse di comunicarmi le nuove cose, aggiunte al proposito, ch' Ella ha raccolte dal 59 in qua, anche di questo farebbesi com'è di dovere, ampia ed onorata menzione. Che debbo dirle? La necessità mi costringe a pregarla d'un tal favore; ed Ella, non per merito mio, ma per quello del glorioso Poeta, si piegherà, spero ad esaudir volentieri la riverente e fervorosa mia supplica. Avrei, che dir altro, ma non volendo noiarla, mi tengo al più importante ch'è l'aspettar dalla di Lei gentilezza la grazia richiesta, usando nella missione a dirittura dell' ordinario a tutto mio carico Dicendomi intanto con piena stima ed umile riverenza

Di V. S. Ill.ma.

Vol. XVI, Parte I.

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senza poco potrebbe profittare di Lui, se non le indicassi io stesso le cose alle quali appello in esso. Per compiere il disegno, bisognerebbe ch' io mi trattenessi per delle settimane nelle Librerie, e che potessi consultare i Mss. dell' Immortale Co. Mazzucchelli, ch' Egli già m'indicò con gli spogli per distendere l' Articolo di Dante. Se V. S. Ill.ma e R.ma vedesse poi la mia situazione attuale, troverebbe che quantunque sano, e non ancor vecchio, ho troppo poco tempo da disporre intorno a un' opera che esige tuttavia molta fatica.

Fu alla Galleria un Cav. Veronese che mi portò i suoi ossequi, e ch'io incaricai di riportarle i miei. Si accerti che se nel suo lavoro io posso darle qualche aiuto, lo farò volentieri, e che mi troverà sempre quale con sincera stima, et umile riconoscenza ho l'onore di confermarmi

Di V. S. Ill.ma e R.ma

Firenze 14 Ottobre 1786.

Dev. ed Obbl.° Servitore Vero.

GIUSEPPE PELLI (1).

All' Ill.mo e R.mo Sig.re Sig.re Pron. C.o
Monsig. Co. Gio. Iacopo Dionisi Can. di

VERONA.

(1) Unita a questa lettera si trova la minuta di risposta scritta tutta dal Perazzini, meno poche aggiunte di mano del Dionisi. Eccola:

Al Sig. Co. Pelli.

Illus.mo Sig.re.

26 Ottobre 1786.

Con tutta ragione V. S. Illus.ma si dispensa dall'esaudir le mie istanze al presente, rimanendo io pienamente persuaso della di Lei gentilezza a

Ill.mo e R.mo Sig.re Sig.re Pron. Col.mo

La Lettera che V. S. Ill.ma e R.ma mi fa la grazia di scrivermi nel di 26 del caduto, mi fa sperare che nella prossima primavera sia per portarsi in questa capitale all'effetto d'informarsi dei tesori che possediamo relativi al nostro Divino Dante. Una tal novità mi ricolma di piacere, e mi obbliga ad assicurarla che tanto io, quanto gli altri suoi amici letterati si faranno un dovere di comunicarle tutto quello, che sanno relativo a detto Poeta. Io specialmente le metterò in mano tutte le Memorie che ho prese per correggere ed arricchire la mia Vita, le quali non sono poche, e combinate con i suoi spogli, ed i suoi studi, potranno metterlo in stato di scrivere sopra di lui meglio di quello, che sia stato scritto finora. Hò letto il ragguaglio che della sua Censura hanno dato le Efemeridi di Roma,

favorirmi disposta, se 'l permettessero le circostanze. Desidero bensì che Ella fra le onorate sue occupazioni abbia ritagli di tempo bastanti a compir la bell' Opera delle Memorie, onde tesser si possa da Lei, o da me la Vita di Dante. Accetto con la più viva riconoscenza dell' animo mio la cortesissima esibizione ch' Ella mi fa di rispondere alle mie ricerche nella materia; che certo molte son le cose, circa le quali conosco d'aver bisogno di lume, e più forse quelle, che da me in adesso non prevedute mi saranno carissime, ritrovate che sien da Lei e graziosamente comunicate. Chi sa ch' io non mi risolva di venir alla nuova stagione a consultarla in persona? Son già consigliato, per fin colle stampe, a veder in cotesta città gli antichi comentatori: ma se io mi determino, ciò sarà non perch' io creda di apprender da quelli, da cui niun profitto ne han saputo ricavar costi tanti dotti sin' ora, che han avuto tutto il comodo di studiarli, ma si bene da Lei, percui ho tutta la stima, a cui divotamente mi raccomando, dicendomi con ogni espressione di ossequio e di riverenza

Di V. S. Illus.ma.

ed io m'immagino che ne sarà stata contenta (1). Il Preposto Ferdinando Fossi nostro Letterato, e Bibliotecario

(1) Efemeridi Letterarie | di Roma | Tomo Decimoquinto | contenente le opere enunciate | nell' anno MDCCLXXXVI. | In Roma | Nella Stamperia di Giovanni Zempel presso S. Lucia della Tinta. | Con licenza dei Superiori. | in 4.o A pag. 339-341 si legge: Serie di aneddoti; numero II. Verona 1786 per l'erede Merlo alla Stella; in 4.

Questo secondo numero fu preceduto da un primo, con cui il celebre Sig. Canonico Gio. Jacopo Dionisi ci presentò un poemetto latino inedito del secolo passato, lavoro d'un certo Niccolò Antonio Colosso, intitolato ad serenissimam D. Johannam Austriam Soteria, seu Hodoeporicon. Ebbe egli il saggio intendimento di arrestare colla produzione del medesimo, e col progetto di altre simili edizioni di aneddoti l'uso delle raccolte poetiche, e di sostituire ad esse la pubblicazione di cose sconosciute, e più utili per la repubblica letteraria. Anche fuori di ogni circostanza, che colle poetiche raccolte si suol onorare, egli ora produce questo aneddoto, concernente il comento di Pietro creduto figlio di Dante Alighieri; contento di consecrarlo all' universale de' letterati amatori di si insigne poeta. Di questo comento però egli non ci dà, che il principio, o sia proemio, e tutto il resto dell' opera, divisa in XXXII capitoli, versa in dimostrare, che il detto Pietro fu un figlio di Dante mentito, creduto per vero da Lionardo Aretino, da Mario Filelfo, da Gio. Battista Gelli, e da tutti i scrittori, che hanno di Dante parlato, e specialmente dal Crescimbeni, dal Salvini, e dagli Accademici dell' abolita Crusca. In appresso si fa egli ad esporre con la più erudita, e saggia critica l' ignoranza, o la malizia di costui. In fatti è cosa ben ridicola tutta la nuova faccia, che volendo seguire i dettati di questo comento acquisterebbe la commedia detta divina, l' addivenir, che farebbe tutt'altro l'eroe del poema che Cane grande Signor di Verona, la confusione, che si farebbe, del tempo, in cui fu cominciato, e terminato il poema, le favole onde verrebbe ad essere tessuta la vita di Dante, gli aggravi, che ne risulterebbero al suo costume, ed alla sua fama, e l'alterazione, anzi la violenza, che s' indurrebbe nel testo del poema colle sue varie lezioni. Ma il N. A. non distrugge solamente, ma edifica ad un tempo; e perciò ha avuto quindi in vista di spargere ovunque i suoi più appurati pensamenti, mostrando chi fu lo Scaligero albergatore di Dante; provando che il solo Can grande fu da Cacciaguida vaticinato, e che Beatrice fu una fanciulla, non già cosa fantastica, ma reale, sebbene insieme adombrante la filosofia; dando la chiave per le rime di Dante; accennando l' utilità del Convito per la commedia, e quella, che si tragge dalla vita nuova; so

della Magliabechiana aveva anni addietro cominciato un Comento Istorico della Commedia, ed un altro più libero

stenendo ed avvalorando le antiche ricevute lezioni; difendendo i costumi di Dante nella prima allegoria dell' inferno; dando una nuova spiegazione della selva, e del colle; parlando della vera intelligenza, che deve riconoscersi nella lonza, nel leone, e nella lupa; confermando colla storia la nuova spiegazione della prima allegoria dell' inferno; e sciogliendo le obbiezioni tutte, che far si potrebbono alle sue asserzioni. Perfine a qualche risarcimento di questo Pietro convinto d'ignoranza, e di sciocchezza, propone il N. A. un verisimile sospetto, ed è, che al di lui comento sia stato aggiunto il principio, cioè l' esordio, da lui già addotto alle pagine 5 e 6, siccome a questo, qualunque sia, comentatore non niega la lode di aver con singolar diligenza trattata la morale secondo i sensi della scrittura, e de' padri. Termina il XXXII, ed ultimo capitolo con dire alcuna cosa del vero Pietro, e dell' epitafio, che vuolsi a lui scolpito in Treviso, e che qui si dà scevro da tutti gli errori, che lo deturpano in tante altre stampe, e specialmente nell' edizione del Dante fatta in Venezia dal Zatta. Tutta la sin qui accennata censura viene a preparare il piano d'una nuova edizione di Dante, che dalla pag. 96 si estende sino alla pag. 111, e con questo si chiude il presente erudito volumetto. Per la realizzazione di questo piano vuolsi istituita un' accademia in Verona, che prenda l'assunto di formare una vita di Dante cavata dai scritti di lui e dalla storia; che stabilisca l'ordine della novella edizione, che deve comprendere la vita nuova, il convito, e le rime accuratamente divise; che determini quindi l'ortografia, e la grammatica di Dante nella desinenza de'nomi; che voglia gravarsi della correzione delle stampe, relativamente agli errori di punteggiatura, e di testo; che concorra insieme co' letterati tutti a dare la più vera, ed acconcia spiegazione di tanti luoghi oscuri, non tocchi ancora, o male illustrati; e che per fine veda, se convenga regolare questa novella edizione nel sesto, e nella condotta tipografica a norma dell' altra veronese del Signor Giuseppe Berno col comento del P. Venturi, che si esegui l'anno 1749. Ma in tempo, che il N. A. rilascia agli accademici da lui invitati l'esaminare tutti questi articoli, egli viene indicando i suoi particolari divisamenti, esposti in XLI paragrafi, e sempre accompagnati da molto giudizio, e criterio. Frattanto noi avviseremo, come non ha guari la Santità di Nostro Signore acquistò per la sua biblioteca privata un codice manoscritto membranaceo con miniature in 4 col titolo: Chammino di Dante Aldighieri per lo inferno, purghatorio, el paradiso ritracto succintamente secondo la lectura propria, et mandato a frate Romolo de' Medici Con

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