Un nugol torbo, padre di procella, Sorgea di dietro ai monti, e crescea tanto, Che più non si scopria luna nè stella. Spiegarsi ella il vedea per ogni canto, E si fea più gagliardo ogni momento, E la nube, crescendo, in giù calava Guizzavan lampi, e la fean batter gli occhi; E il tuon veniale incontro come fera E d'ogni intorno era terribil cosa Ella dal lampo affaticati e lassi Coprendo gli occhi, e stretti i panni al seno E si rivolse indietro. E in quel momento XL. 5X57 dal greco di SIMONIDE (anuraino Dl. 19, 664 v. Ch βαρύκτυπος Ogni mondano evento È di Giove in poter, di Giove, o figlio, Che giusta suo talento Ogni cosa dispone. Ma di lunga stagione Nostro cieco pensier s' affanna e cura, Benchè l'umana etate, Come destina il ciel nostra ventura, Di giorno in giorno dura. La bella speme tutti ci nutrica Di sembianze beate, Onde ciascuno indarno s' affatica: Altri l'aurora amica, Altri l'etade aspetta ; E nullo in terra vive Cui nell'anno avvenir facili e pii Con Pluto e gli altri Iddii La mente non prometta. Ecco pria che la speme in porto arrive, Qual da vecchiezza è giunto E qual da morbi al bruno Lete addutto ; I miseri mortali Volgo fiero e diverso agita e strugge. Uom saggio e sciolto dal comune errore Patir non sosterria, Nè porrebbe al dolore Ed al mal proprio suo cotanto amore. XLI. DELLO STESSO. (Cco) (?) if song empow Umana cosa picciol tempo dura, E certissimo detto Disse il veglio di Chio, Conforme ebber natura Raccolgon pochi. All' inquieta speme, Figlia di giovin core, Tutti prestiam ricetto. Mentre è vermiglio il fiore Di nostra etade acerba L'alma vota e superba Amorgino (vecti Lyrics Pitan Cento dolci pensieri educa invano, Ma stolto è chi non vede La giovanezza come ha ratte l' ale, E siccome alla culla Poco il rogo è lontano. Tu presso a porre il piede In sul varco fatale Della plutonia sede, La breve età commetti. FINE. NOTE. 123 Pag. 7. (1) Il successo delle Termopile fu celebrato veramente da quello che in essa canzone s' introduce a poetare, cioè da Simonide; tenuto dall'antichità fra gli ottimi poeti lirici, vissuto, che più rileva, ai medesimi tempi della scesa di Serse, e greco di patria. Questo suo fatto, lasciando l'epitaffio riportato da Cicerone e da altri, si dimostra da quello che scrive Diodoro nell'undecimo libro, dove recita anche certe parole di esso poeta in questo proposito, due o tre delle quali sono espresse nel quinto verso dell'ultima strofa. Rispetto dunque alle predette circostanze del tempo e della persona, e d' altra parte riguardando alle qualità della materia per sè medesima, io non credo che mai si trovasse argomento più degno di poema lirico, nè più fortunato di questo che fu scelto, o più veramente sortito, da Simonide. Perocchè se l'impresa delle Termopile fa tanta forza a noi che siamo stranieri verso quelli che l'operarono, e con tutto questo non possiamo tenere le lacrime a leggerla semplicemente come passasse, e ventitrè secoli dopo ch'ella è seguita; abbiamo a far congettura di quello che la sua ricordanza dovesse potere in un Greco, e poeta, e dei principali, avendo veduto il fatto, si può dire, cogli occhi propri, andando per le stesse città vincitrici di un esercito molto maggiore di quanti altri si ricorda la storia d'Europa, venendo a parte delle feste, delle maraviglie, del fervore di tutta un' eccellentissima nazione, fatta anche più magnanima della sua natura dalla coscienza della gloria acquistata, e dall'emulazione di tanta virtù dimostrata pur dianzi dai suoi. Per queste considerazioni, riputando a molta disavventura che le cose scritte da Simonide in quella occorrenza fossero perdute, non ch'io presumessi di riparare a questo danno, ma come per ingannare il desiderio, procurai di rappresentarmi alla mente le disposizioni dell' animo del poeta in quel tempo, e con questo mezzo, salva la disuguaglianza degl'ingegni, tornare e fare il suo canto; del quale io porto que |