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Tutto è simmetrico in Dante. Un genio di antiteto continuato e seguito circola come spirito segreto nella sua gran macchina, le cui parti debitamente si corrispondono con armonia mirabile; sino al punto che, se tu scopri un sol lato delle sue figure contrapposte, puoi tener per certo di avere scoperto anche il lato contrario. Questo amore per la simmetria, da tutti in lui riconosciuto, è da lui per principj professato; onde scrivea: Quella cosa l'uomo dice essere bella le cui parti debitamente rispondono, perchè dalla loro armonia risulta piacimento.— L'ordine rende un piacere non so di che armonia mirabile." (Convito.) E ben difficile però il deciferare le sue figure emblematiche, senza adottarne il linguaggio; ma se piissimi credenti han potuto riferire eresie nefande senza contrarne il lezzo, noi possiamo mettere in vista un ardito concepire senza ledere il nostro sentir rispettoso verso le sante cose.

Questa simmetrica correlazione di parti opposte, nel fargli mettere in contrasto la macchina infernale colla celeste, produsse in sua mente tanti concetti, che poi la sua immaginazione cangiò in pitture. Ciò lo menò a fare il suo Lucifero trino ed uno, perchè Iddio è tale. Dieci circoli di là, e Lucifero nel mezzo; dieci sfere di qua, e Iddio nel centro b. S'egli ti dice che Beatrice è Dio trino ed uno (e ben lo dice), hai da tener per certissimo che il suo antagonista è Lucifero trino ed uno; il che offre nuova dimostrazione di quel che dicemmo. Come Beatrice, per sua confessione, s'identifica con Dio, la di lei avversaria, per giusta illazione, s'identifica con Lucifero. Hai riconosciuto dai traditori di Cristo e Cesare che il Satanno il qual se ne alimenta è l'Anti-Cristo e l'Anti-Cesare? Sii sicuro che il suo opposto è Cristo e Cesare. Vedi trasferire que' due caratteri alla Meretrice? e tu trasmetti i due caratteri contrarj alla rivale. Ei considera in una sola sostanza immaginaria (cioè in un solo ente di ragione, divino o umano che sia) riunite le due qualità di vero Papa e di vero Imperadore? e tu nella figura opposta concentra il falso Papa e'l falso Imperadore .

Or se questa donna beatrice (la quale bea per duplice beatitudine, ed è da Dante chiamata la beatitudine nostra) è real

"lo spirito animale (di lui), il quale dimora nella camera nella quale tutti gli spiriti sensitivi portano le loro percezioni, s' incominciò a maravigliar molto; e, parlando spezialmente agli spiriti del viso, disse queste parole: Apparuit jam Beatitudo nostra." Questo gergo, con altro che ivi è, sarà altrove spiegato.

a

I dieci circoli di Malebolge col pozzo d' Abisso in mezzo.

b Vedi la costruzione del suo Paradiso.

Vedi la nota (II) al termine del volume.

mente tale qual dall' analisi e dalle parole del nostro classico risulta, divien cosa manifestissima che gli amori di Dante con questa donna sono amori allegorici. E non siam noi i primi a metter fuori questa opinione, poichè parecchi antichi fiorentinia e Mario Filelfo e'l Canonico Biscioni ecc. hanno avuta la stessa idea; ma essi si limitarono quasi solo ad asserirlo, e noi pienissimamente lo proveremo; e per le analisi moltissime che instituiremo, e per molte confessioni di Dante medesimo, e per altro ed altro, anche più importante e grave, a tal punto giungeremo che nulla vi mancherà perchè la nostra ottenga il carattere di dimostrazione matematica.

E ben possibile ch' egli abbia amato, o finto d' amare, una certa fiorentina chiamata Beatrice; non vogliamo di ciò far piato; ma che la Beatrice degli scritti suoi, sì in prosa che in verso, sia donna vera e non allegorica, lo creda chi può credere che la Meretrice, a lei contraria, sia femina reale e non figurata. L'errore nacque dall' ignorare il sistema di quella lingua segreta, sì a lui che a moltissimi altri comune, la quale portava seco che esseri puramente mentali dovessero dipingersi come tangibili e visibili e viventi; che dovesse a loro attribuirsi tutto ciò che di donne di carne ed ossa può dirsi, sempre però con significazioni convenzionali; che dovessero farsi nascere, vivere, crescere a varie età, amoreggiare, morire ecc. che dovessero avere un corpo con tutte le parti, cominciando dai capelli e finendo all' unghie de' piedi; che dovessero fare azioni, sentir passioni ecc. tutto ciò in somma che potesse indurre altri in ferma credenza che di donne vere, verissime, e non di mentali esseri, si trattasse. Questo complesso di cose produsse quella illusione invincibile che trasse tutto il mondo per più secoli in errore; e che noi a gran fatica dissipar potremmo, se non rimanessero ancora trattati molti che espongono tutte le finzioni di quel linguaggio figurato. Anche senza tali sussidj però, il pesar bene le parole di Dante fa svanire quel fantasma mentale ch' ei produsse. Per esempio. In un luogo egli lo chiama, "La gloriosa donna DELLA MIA MENTE, la quale da molti fu chiamata Beatrice, li quali non sapevano che si chiamare." (Vita Nuova, al principio.) In un altro luogo, per questa donna della sua mente fa la cognita canzone " Amor che nella mente mi ragiona"; e dopo avere scolasticamente spiegato che cosa significa mente, soggiunge: "Questo è il luogo dove dico che Amore mi ragiona della mia donna. Non senza

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a "La Béatrix de Dante n'est qu'un personnage allégorique, au jugement de plusieurs savans florentins." Così scrive l'Ab. de Sade che avea svolti moltissimi antichi annotatori, com' ei mostra nell' opera sua.

cagione dico che questo amore nella mente mia fa la sua operazione, ma ragionevolmente ciò si dice, a dare ad INTENDERE QUAL AMORE E QUESTO, PER LO LOCO NEL QUALE ADOPERA.' (Convito, tratt. III.) E ciò è poco; altro di più decisivo, e di molto più decisivo, da lui udremo, da mettere in pieno giorno chi era la gloriosa donna della sua mente. Dovrà far certo gran maraviglia il vedere come con tanti dati, e con sì solenni dichiarazioni di Dante (senza far conto d'altro), abbia il mondo potuto credere che Beatrice sia stata una signora di Firenze, e che altri si ringalluzzi, come fa il Pelli e l' Arrivabene, contro coloro che videro in essa un' allegoria e non una realità.

Sappiamo dalla storia che i Patarini accusavano il Papa di aver fatto preda e guasto della chiesa di Cristo; sappiamo che i Ghibellini lo tacciavano di aver usurpata e involata la sede a Cesare; e Dante presenta la scena allegorica in cui la Meretrice invola a Beatrice la divina ed augusta basterna, che ha i caratteri di chiesa di Cristo e di sede di Cesare (di che meglio altrove). Che se dopo questa chiara allegoria alcuno segue a dirci che quella donna che bea non è quale l'analisi la dimostra, ma bensì Madonna Beatrice Portinari Fiorentina, figlia di Messer Folco Portinari Fiorentino, e moglie di Messer Simone de' Bardi Fiorentino; allora noi pregheremo chi così dice a mostrarci in qual cronaca è scritto che il Papa involò la Chiesa e l'Impero alla figlia di Messer Folco, moglie di Messer Simone.

Qual parve a Dante l'impero, privo dell' Imperatore?

Nave senza nocchiero in gran tempesta.-Purg. vi. Qual parve a Dante la basterna, priva di Beatrice?

Nave in fortuna

Vinta dall' onde, or da poggia, or da orza.-Purg. xxxii. A chi rassomiglia Dante la donna beatrice? all' Ammiraglio di quella nave.

A chi rassomiglia Dante l' Imperatore? al Nocchiere di quella nave.-Udiamo le due similitudini relative.

Quale Ammiraglio che di poppa in prora

Viene a veder la gente che ministra
Per gli alti legni, ed a ben far la incuora,
In su la sponda del carro sinistra

Vidi la Donna che pria m'appario .-Purg. xxx.

"Siccome vedemo in una nave che diversi ufficj e diversi

a La sponda sinistra del carro è quella dal cui lato sono le virtù cardinali, vestite di porpora reale: da sinistra, ove sono queste virtù, la donna figura la potestà politica; da destra, ove sono le virtù teologali, ella figura la ragion dommatica.

fini a un solo fine sono ordinati; così è uno che tutti questi fini considera e ordina, e questo è il Nocchiere, alla cui boce tutti ubbidire deono. Perchè manifestamente vedere si può che, a perfezione della universale religione della umana specie, conviene uno essere quasi Nocchiere, che abbia irrepugnabile ufficio di comandare. E questo ufficio è per eccellenza Imperio chiamato, e chi a questo ufficio è posto è chiamato Imperatore." (Convito, tratt. IV. p. 198.) Qui l' Imperatore è un Nocchiere che regola la gente a lui sottoposta nel navile. Là Beatrice è un Ammiraglio che da poppa a prora ministra la gente a lui nel navile soggetta. E questa Beatrice viene sopra un carro trionfale, paragonato a quello che Roma vide regolar da Augusto, e le vien cantato il versetto virgiliano, Manibus date lilia plenis, scritto per l'erede presuntivo del trono d' Augusto. A questa mistica donna beatrice il cantore dell' imperial Monarchia Romana, Virgilio, guida, come ad ultima meta del suo allegorico viaggio, l'ardentissimo ghibellino Dante il quale, per sua ultima confessione, Lustrando Superos et Phlegetonta, jura Monarchiæ cecinit.

Che se poi volessimo arrestarci a considerare i caratteri sacri di questa donna, li vedremmo uscire sì luminosi da farsi ravvisare anche da un orbo di mente. Eccone alcuni.

Ella, corteggiata dagli angeli, viene nel Paradiso terrestre, in trionfo, ed è salutata col versetto, "Hosanna (è soppresso Filio David) BENEDICTUS QUI venis," cantato a Cristo ch'entrava in Gerusalemme in trionfo.

Ella ivi dice: Modicum et non videbitis me; et iterum modicum, et vos videbitis me, parole dette da Cristo.

Gli angeli a lei cantano: In te, Domine, speravi, parole che si cantano a Cristo.

Ella per stiracchiati paragoni, ed introdotti visibilmente con isforzo, è rassomigliata a Cristo sul Taborre, co' tre discepoli Piero, Jacopo e Giovanni, e co' due profeti Mosè ed Elia.

Ella è rassomigliata a Cristo, quando risuscitava i morti.

Ella viene dall' oriente all' occidente sul carro emblematico, figura della chiesa di Cristo, la quale venne dall' oriente all' occidente.

Ella è cinta da tutto quel sacro corteggio ch' enumerammo, di libri biblici si dell' Antico che del Nuovo Testamento, di sacramenti, di virtù ecc. Cose tutte relative a Cristo ed alla sua religione.

Ella non solo è dichiarata Santissima Trinità, ma con particolarità la seconda persona; ed ecco come. Il poeta a farci sentire che questa maschera allegorica è un essere maschile

cangiato in feminile, come la figura a lei opposta, le dà per precursore Giovanni, cangiato in donna. Ei narra nella Vita Nuova, ch' ei vide venir due donne, l' una che precorreva all' altra. Eccone le parole: "Il nome di questa donna (prima) era Giovanna...ed appresso a lei, guardando, vidi venire la mirabile Beatrice :-il suo nome Giovanna è da quel Giovanni il quale precedette la verace luce dicendo: Ego vox clamantis in deserto, parate viam Dominia." Ed a qual Domino dovean preparare la via, se non a Beatrice, cui Giovanna precedeva? Annota quivi giudiziosamente il Biscioni: "Dante vuole che s'abbia particolar riflessione all'ufficio del Battista.-Or chi non sa che San Giovanni fu il precursore del Verbo incarnato?" Se il precursore fu cambiato di sesso, lo stesso dobbiam conchiudere del precorso; ed ecco Madonna Giovanna e Madonna Beatrice sostituite al santo battista e al battezzato divino. Gesù Cristo è chiamato la Sapienza di Dio, e Dante perciò lo dipinse come una donna; ma nel dipingerlo così gli fè cantare "Hosanna (filio David), benedictus qui venis"-" In te, Domine, speravi;" e, non potendolo chiamar Cristo, lo paragonò a Cristo con varie similitudini.

In ultima analisi le due donne avversarie, messe da Dante in opposizione, sono quelle medesime ch'ei trasse dall'Apocalisse, cioè, la Babilonia viziosissima e la nuova Gerusalemme. In queste due figure, che offrono quasi l' idea del Male e del Bene personificati, venivano adombrate due città con tutte e due le cittadinanze; vale a dire, Roma Papale col suo capo e'l suo governo; e Roma Imperiale col suo capo e'l suo governo; cioè lo stesso oggetto sotto due aspetti, e con larghissima estensione di significati, di agenti e di allusioni; siccome appunto sono le due donne allegoriche dell' Apocalisse. Ivi è detto che, nel famoso Millennio, G. C. sarà di persona capo visibile della Nuova Gerusalemme, dovendosi in lui raccogliere i due caratteri di supremo regolatore della Monarchia e della Religione. E perciò Roma Imperiale, o sia la Nuova Gerusalemme, include in sè tutto ciò che di ottimo può concepirsi, dovendovi Cristo in persona produrre le due beatitudini, quella della Terra prima, e quella del Cielo poi, adombrate nel Paradiso terrestre e nel Paradiso celeste. Ognun per sè vede chi era pei Ghibellini un tal Cristo figurato, che, come reggitore del politico e del dommatico, dovea redimere il genere umano dalla doppia servitù dell' Anti-Cristo e di Satanno, pervertitore dell' Impero e della Chiesa. Quindi vedemmo accogliersi in Beatrice i due caratteri, vedemmo in essa quella aliqua sub

■ Vita Nuova, pag. 40.

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