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E per questa cagione, cioè di questa soperchievole boce, che parea che m' infamasse viziosamente, quella gentilissima, la quale fu distruggitrice di tutti li vizj e reina delle virtù...mi negò il suo dolcissimo salutare, nel quale stava tutta la mia beatitudine"-(p. 15.) Vuol dire che per quel suo fingere cadde in sospetto di papale presso la parle imperiale, che glie ne fè mala ciera; nè poteva essere a meno, poichè quel suo modo di scrivere ha illuso tutto il mondo, lo illude ancora, e seguirà forse ad illuderlo per sempre.

Or ci piaccia udire più distintamente com' ei lasciasse la prima finzione per Beatrice all' erotica, e si volgesse alla finzione seconda per Beatrice alla cattolica, non ostante quel suo grave disturbo.

Alla riferita visione segue tosto un' altra così: "Poichè la mia beatitudine mi fu negata, mi giunse tanto dolore che, partitomi dalla gente in solinga parte, andai a bagnar la terra di amarissime lagrime .-E quivi chiamando Misericordia alla donna della Cortesia ", e dicendo, Amore, ajuta il tuo fedele, mi addormentai lagrimando"-(p. 16.) Ei c'informa nel Convito che nella Vita Nuova sognò per ingegno: udiamo dunque questo sogno fatto per ingegno. Amore gli apparve allora in visione, e gli disse in latino: Fili mi, tempus est ut prætermittantur SIMULACRA NOSTRA, e sì dicendo piangea pietosamente c. Gli comandò poi di fare una ballata (sostituita per gergo al poema) nella quale dovesse parlare alla sua beatitudine non immediatamente, ma mediatamente; cioè fingere di favellare ad altra donna, ragionando a quella sua; nella quale ballata dovesse mettere quasi in mezzo alcune parole, adornate di soave armonia, che valessero a sincerare la donna sua riguardo alla sua verace intenzione. In fatti quasi in mezzo del poema ei pose la scena allegorica delle due donne antagoniste, che mostra qual è il suo disegno; e quasi in mezzo della Vita Nuova spiegò l'essenza di tutte le sue finzioni, come a proprio luogo sarà esposto. Dante, per ubbidire al comando d'Amore, fa la ballata; e le insinua di dirigessi a Madonna, dopo aver cercata quell' altra che Amore gli avea nominata in segretoa; ma al

a Dicemmo che significa lagrimare nel Gajo Sapere.

Furbesco modo: tosto capirai che vuol dire : E quivi dando il nome di Pietà alla donna della Cortesia....

Un'altra sentenza latina Amore gli dice poscia, la quale contiene la quintessenza di tutta la macchina settaria del Paradiso dantesco, come altrove si vedrà.

"Mi misi a cercare di questa donna che 'l mio Signore m' avea nominata nel cammino de' sospiri : "-ed Amore stesso dice a lui più sotto, "La donna la quale io ti nominata nel cammino de' sospiri "ond' egli quasi cambiato nella vista sua cavalcò accompagnato da molti sospiri.

participio cercata sostituisce chiesta,

Appresso ch' averai chiesta Pietate.

Dalla ballata stessa fa poi perorar la sua causa presso Madonna la Cortesia, la quale è detta colei ch'è d'ogni Pietà chiave; onde quella scaltrita ballata si dirige a Madonna con queste parole:

Madonna, quegli che mi manda a voi,
Quando vi piaccia, vuole,

Se egli ha scusa, che la m' intendiate.
Amore è qui che per vostra biltate
Lo face, come vuol, vista cangiare.
Dunque, perchè gli fece altra guardare?
Pensatel voi, da ch'ei non mutò 'l core 2.-

"Dico alla ballata ov❜ella vada, e confortola perchè ella vada più sicura, e dico in cui compagnia si metta (“ Appresso ch' averai chiesta Pietate") se vuole sicura andare, e senza pericolo alcuno.-La licenzio di gire quando vuole, raccomandando il suo movimento nelle braccia della sua Fortuna .-Potrebbe già l'uomo opporre contra a me e dire, che non sapesse a cui fosse il mio parlare in seconda persona (cioè alla donna seconda, da servir di mezzo per favellare alla prima), perocchè la ballata non è altro che queste parole ch' io parlo (e non una donna). E però dico che questo dubbio io lo intendo solvere e dichiarare, in questo libello ancora, in parte più dubbiosa, e allora INTENDA QUI chi più dubita, che volesse opporre in questo modo." INTENDI dunque qui, tu che più dubiti, qui, immediatamente dopo, ed odi che segue a dire. "Appresso di questa soprascritta visione (in cui Amore gli disse, pietosamente piangendo, "Fili mi, tempus est ut prætermittantur simulacra nostra"), m' incominciarono molti e diversi pensamenti a combattere ed a tentare, ciascuno quasi indefensibilmente; tra li quali pensamenti quattro m' ingombravan più il riposo della Vita. L'un de' quali era questo: Buona è la signoria d'Amore, perocchè trae lo intendimento del suo fedele da tutte le rie cose. L'altro era questo: Non è buona la signoria d'Amore,

Se non mutò il core, e intanto Amore, facendogli cangiar aspetto, gli fa guardare un'altra, perchè a ciò lo induce ?—Per corbellar la seconda ed amar sempre la prima : ognun lo capisce.

Dæmonis hujus

Quem nos Fortunam, quem etiam Plutona vocamus.-Palingen. Udremo più sotto che Dante mise se stesso nelle braccia della Pietà, sinonimo in gergo di mettersi nelle braccia della Fortuna.

Dice Boccaccio in un sonetto che, nell' entrare nel regno d'Amore, era ascito dall' Inferno; e Dante chiama colei che gl' inspirava un tale amore distruggitrice di tutť i vizi, e reina delle virtù. Vedi qui innanzi.

cuore c.

perchè quanto il suo fedele più fede gli porta, tanto più gravi e dolorosi punti gli convien passare 2. L'altro era questo: Lo nome d'Amore è sì dolce a udire, che impossibile mi pare che la sua propria operazione sia nelle più cose altro che dolce . Lo quarto era questo: La donna per cui Amore ti stringe così non è come l' altre donne, che leggiermente si muova del suo E ciascuno mi combatteva tanto che mi faceva stare quasi come colui che non sa per qual via pigli il suo cammino, che vuole andare, e non sa onde si vada 4. E se io pensava di voler cercare una comune via di costoro e cioè là ove tutti si accordassero, e questa era molto inimica verso me, cioè di chiamare e di mettermi nelle braccia della Pietà f. Ed in questo stato dimorando, mi giunse volontà di scrivere parole rimate, e dissine allora questo sonetto.

Tutti li miei pensier parlan d'Amore,
Ed hanno in lor sì gran varietate
Ch'altro mi fa voler sua potestate,
Altro folle ragiona il suo valore
Altro sperando m' apporta dolzore,
Altro pianger mi fa spesse fiate,

E sol si accordano in chieder Pietate b
Tremando di paura ch' è nel core i.
Ond' io non so da qual materia prenda,
E vorrei dire, e non so ch' io mi dica,
Così mi trovo in amorosa erranza.
E se con tutti vo fare accordanza,
Convienemi chiamar la mia nemica
MADONNA LA PIETA' che mi difenda.

"Dico che, volendo dire d'Amore, non so da qual parte pigliar materia, e se la voglio pigliar da tutti, convien ch'io chiami la mia nemica, Madonna la Pietà; e dico Madonna, quasi per isdegnoso modo di parlare”—(dalla p. 16 alla 20).

a

b

Se lo sa Cecco d'Ascoli con migliaja d' altri.

Giusta idea! Con la nomenclatura di un affetto per se dolce non avrebbe potuto scrivere il poema che ha scritto.

• Che facilmente si rimuova dal suo segreto,—Che lasci di leggieri un gergo stabilito, per adottarne un altro.

Chiama cammino il poema che voleva scrivere, perchè dipinge un pellegrinaggio in versi, cammino di sospiri.

e Costoro mal si appropria ai quattro pensieri, a cui la lettera lo riferisce; benissimo però si appropria ai suoi contemporanei, Guelfi e Ghibellini, a cui secondo il gergo è relativo.

f La costruzione giusta sarebbe di chiamare la Pietà, e di mettermi ecc. e consona con quel che ha detto alla ballata, di dirigersi a Madonna, mettendosi nelle braccia della Fortuna.

* Dicendo che ha poco potere, infaccia a nemico sì forte.

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Appresso ch' averai chiesta Pietate,” disse alla ballata.

E dov' altro che nel core può esser la paura? Ma ei vuol dire che dal suo segreto settario derivava la sua paura.

"Il tempo è da provvedere si per colui che parla, come per colui che dee udire; che se'l parlatore è mal disposto, più volte sono le sue parole dannose; e se l'uditore è mal disposto, mal sono quelle ricevute che buone sono. E però Salomone dice nell' Ecclesiaste, Tempo è da parlare, tempo è da tacere. Il perchè io sentendo in me turbata disposizione a parlare d' Amore, parve a me che fosse d'aspettare tempo, il quale seco porta il fine d'ogni desiderio. Che tutte le nostre brighe, se bene veniamo a cercare li loro principj, procedon sempre dal non conoscere l'uso del tempo." Così nel Convito (p. 103), dove scrive ancora, che volendo cantar d'Amore e di quella Donna, figlia dell' Imperador dell' Universo, ei ricorse ad un bel ripiego; ed ecco le sue parole: "Mostrando la mia condizione sotto la figura d'altre cose; perocchè della donna di cui m' innamorava non era degna rima di volgare alcuno palesemente parlare; nè gli uditori erano tanto bene disposti, che avessero di leggiero le non fittizie parole apprese; nè per loro sarebbe data fede alla sentenza vera come alla fittizia; perocchè di vero si credea del tutto che disposto io fossi a quello amore (vero) che non si credea di questo" (fittizio)-(pag. 129). E sempre si è creduto così, ad ́onta ch'ei gridasse: "Dico che volendo dire d'Amore, non so da qual parte pigliar materia, e, se la voglio pigliar da tutti, convien ch' io chiami la mia nemica, Madonna la Pietà che mi difenda, e dico Madonna quasi per isdegnoso modo di parlare;" e tuttora così si crede, ad onta ch' ei dichiarasse che si mise nelle braccia di Madonna la Pietà sua nemica, per trovare una via comune-per fare accordanza con tutti. E possiamo aggiungere che lo fè per oltraggiarla, fingendo di onorarla. Questo è il vero caso di chi s' inginocchia dicendo Ave Rabbi, e intanto dà schiaffi e sputa in faccia. Che bel vezzo!

Ora si può sentire tutta l'amarezza di quello spregio che notammo nel Convito, per quella veste di Religion Cattolica, onde velò la grande allegoria del poema; ora può sentirsi qual sia la tanta infamia, di cui volea purgarsi. E pesa questi detti: Vorrei dire, e non so che mi dica, nè da qual materia prenda, e sto come colui che non sa da qual parte pigli il suo CAMMINO... quel CAMMINO di sospiri adunque, di cui parla e riparla, è CAMMINO di dire, è poema, e non altro.

Se scusa v' ha per sì condannevole profanazione, potremo trovarla solo nella fatale necessità di calmare le ire crudeli che si eran destate allora contro quella che chiamammo Setta d'Amore. Scorgeremo in seguito che quel gergo erotico da essa usato fu penetrato in parte da potenti individui del lato avverso, i quali ne ottenner le chiavi o dalla malizia degl'

intrusi á, o dalla debolezza de' timorosi, o dalla infideltà degli apostati c. Da tale scoprimento nacquero fiere persecuzioni, e pare che Dante stesso ne sia stato travagliato, come da varj indizj potrem rilevare. Quindi nella profanazione cercando la salvezza, parlò apparentemente a Madonna la Pietà, e intenzionalmente a Madonna la Cortesia; e scrivea: "Questa cotale figura in rettorica è molto laudabile, ed anche necessaria, cioè quando le parole soño a una persona, e l'intenzione ad un' altra. Questa figura è bellissima e utilissima, e puotesi chiamare dissimulazione; ed è somigliante all' opera di quello savio guerriero che combatte il castello da un lato, per levare la difesa dall' altro." (Conv. tratt. ii. cap. 10.) E perciò si mise a far guerra alla Pietà, affinchè ella cessasse di farla ad Amore. Ei solo osò far petto alla formidabil nemica, mentre tutti gli altri, come vili animali, si rintanavano intimiditi; ei sol uno, nell' allegorica notte che succedeva, ardì cotanto; onde al cominciare il suo lungo cammino di sospiri, scriveva:

Lo giorno se n' andava, e l'aer bruno
Toglieva gli animai che sono in terra
Dalle fatiche loro; ed io sol uno
M'apparecchiava a sostener la guerra

Sì del cammino, e sì della Pietate....

O Muse, o ALTO INGEGNO, or m' ajutate.—Inf. ii.

Udimmo innanzi muoversi da lui un dubbio riguardo al gergo di quella ballata, che mandò a colei ch' è d'ogni Pietà chiave; e soggiungersi: "E però dico che questo dubbio io lo intendo solvere e dichiarare in questo libello ancora, in parte più dubbiosa, e allora intenda qui chi più dubita." Intenda anche qui chi più dubita, ed apra bene gli occhi, perchè è parte più dubbiosa che la prima. "Per Ovidio parla Amore, come fosse persona umana, nel libro che ha nome Rimedio d' Amore: Bella mihi, video, bella parantur ait. E per questo (che qui si dice delle guerre che si preparavano ad Amore) puote esser manifesto (il mio ripiego) a chi dubita in alcuna parte di questo mio libello. Ed acciocchè non ne pigli baldanza persona grossa, dico che nè i poeti parlano così senza

Tal diremo colui per cui Dante scriveva il seguente epigramma a chi malaccorto voleva introdurlo frai suoi :

Chi nella pelle d'un monton fasciasse
Un lupo, e tra le pecore il mettesse,
Dimmi, cre' tu, perchè monton paresse,
Ch' egli però le pecore salvasse ?

Tal era quel Bracciarone da Pisa, di cui a miglior luogo ragioneremo.
Tal fu quell' Ivone di Narbona, di cui parlammo al Cap. II.

• Acciocchè non ne meni vampo alcun papale, nel vedermi cantare a gusto suo, gli dico, Time Danaos et dona ferentes.-Persona grossa e persona sottile suonano papale e settario. Ne avremo esempj.

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