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terna essenza della Vita Nuova di Dante; e in questo stesso rito del viaggio di 33 anni, fatto dal candidato di 33 anni, si fa la funzione del Venerdì Santo e del Sabato Santo, nella quale, sotto gli occhi di lui, Cristo muore e risorge.

Rispondendo in sì alto grado della setta, come dicemmo, que' tre apostoli a quelle tre virtù, Dante volle ciò adombrare in alto grado del suo Paradiso. Pria di procedere all' ultima visione, S. Pietro lo esamina sulla FEDE, S. Jacopo sulla SPERANZA, S. Giovanni sulla CARITA'; in relazione ai tre viaggi de' Palmieri, de' Peregrini, de' Romei, ossia de' Templarj, degli Albigesi, de' Ghibellini, a S. Giovanni in Gerusalemme, a S. Jacopo in Galizia, a S. Pietro in Roma; e a quel lungo esame presiede maestra quella medesima Beatrice che venne, con uno sforzato paragone storto e bistorto, rassomigliata a Cristo trasfigurato sotto gli occhi di Pietro, Jacopo e Giovanni, talche Dante quasi più non la riconobbe.

Pietro, Giovanni e Jacopo condotti,

E vinti ritornaro alla Parola (ad Verbum)--
Tal tornai, io e vidi quella pia...

E tutto in dubbio dissi, Ov'è Beatrice ?-Purg. xxxií.

Egli, a farci avvertiti che in ciò chiuse segretissime cose, parlando de' sensi mistici, scrisse nel Convito; " Questo è quello che i lettori deono intentamente andar appostando per le scritture, a utilità loro e de' loro discenti; siccome appostare si può nel Vangelio, quando Cristo salio nel monte per trasfigurarsi, che delli dodici apostoli ne menò seco li tre, in che moralmente si può intendere che alle segretissime cose noi dovemo avere poca compagnia." (p. 103.) E quindi rassomigliò Cristo trasfigurato sul monte, a Beatrice trasfigurata sul monte; e queste segretissime cose che accenna sono ch'egli largamente coordinò quella sua donna mentale a raccogliere in sè i simboli e le dotrine delle tre sette, che, per sostituzione, facevansi corrispondere alla Stoica, alla Peripatetica, alla Epicurea, e queste a Fede, Speranza e Carità: onde scrisse: "Lo sguardo di questa Donna a fu a noi cosi' LARGAMENTE ordinato, non pur per la faccia ch' ella ne dimostra vedere, ma per le cose che ne tiene celate desiderare, ed acquistare; onde siccome per lei molto di quelle (celate cose) si vede per ragione, così per lei si crede ch'ogni miracolo in più alto intelletto puote aver ragione, e per conseguenza può essere ; onde la nostra buona FEDE ha ori

C

"Gli sguardi di questa Donna son le sue dimostrazioni.”—Conv.
Non è mestieri ripetere qual sia questa faccia.

E per questo dichiarò miracolo, tre in uno, la donna del suo alto intelletto.

gine; dalla quale viene la SPERANZA del preveduto desiderare; e per quella nasce l'operazione della CARITA; per le quali tre virtù si sale a filosofare in quell' Atene celestiale, dove gli Stoici, i Peripatetici, gli Epicurei, per l'arte della verità eterna in un volere concordemente concorrono." (Conv. p. 182.) E Ghibellini ed Albigesi e Templarj concordemente in quel volere

concorrevano.

I tre viaggi, de' Palmieri, de' Peregrini, de' Romei, erano simbolicamente diretti all' oriente ove appare la luce, all' occidente ove la luce sparisce, al settentrione opposto al corso della luce; e là appunto Lucifero voleva collocar la sua sede 2. Così pure son situate le tre colonne nell' indicato rito, corrispondenti ai tre apostoli appellati colonne, cioè a S. Giovanni in Gerusalemme, a S. Jacopo in Galizia, a S. Pietro in Roma.

Una delle più leggiadre canzoni di Dante tratta di queste tre arcane associazioni, e c' indica com'ei tutte e tre nel suo segreto le riunì, perchè servissero di esterno ornamento al suo interno Amore. La canzone è quella che comincia,

Tre Donne intorno al cor mi son venute,

E seggonsi di fuore,

Chè dentro siede Amore,

Lo quale è in signoria della mia Vita.

Benchè alla prima delle tre Donne ei dia il nome di Drittura o Giustizia, pure vuole che niuno, eccetto gli amici di virtù, osi andare scrutinando che cosa tal Drittura racchiuda; vuole anzi che altri si contenti del solo fiore esterno, e non tocchi il pomo interno; onde dice al suo componimento:

Canzon, ne' panni tuoi non ponga uom mano,

Per veder quel che bella Donna chiude :

Bastin le parti ignude (le esterne),

Lo dolce pomo (interno) a tutta gente nega.

E s'egli avvien che tu mai alcun trovi

Amico di virtù, ed ei ti priega,

Fatti di color nuovi,

Poi gli ti mostra; e'l FIOR ch'è bel di fuori
Fa desiar negli amorosi cori.

Questa Donna, che non deve appalesarsi se non agli amici di virtù, ci fa sapere essere sorella della madre di quell'Amore ch' era nel cuor del poeta, e che da lei derivarono le altre due donne. Ecco che dice ad Amore: "Là dove sul Nilo il sole toglie alla terra ogni minima ombra, io Giustizia, sorella di tua madre, generai questa donna che m'è da lato, e costei poi, mi

""Exaltabo solium meum, sedebo in monte Testamenti, in lateribus Aquilonis," polo settentrionale.-Isaia, xiv. 13. ove parla di Lucifero.

N

rando sè stessa in una chiara fontana, generò quell' altra "." E noi sappiamo dalla storia che la setta de' Templarj è tutta egiziana d'origine, e vedremo che quella degli Albigesi n'era una immagine velata.

Famosa è l' allegoria delle due spade, figura del potere spirituale e temporale, o dommatico e politico: Dante le trasforma in due dardi d'Amore; e fa che questi dica alle tre Donne: "Ecco le due armi ch' io volli, per ben del mondo, e che per non esser usate divenner sì rugginose come le vedete. Piangano e lamentino pur gli uomini, chè loro è il danno; ma troveremo pur gente che faranno star lucente quest' uno de' due dardi miei:" indicando il poter politico dell' Impero, in cui il poeta non cessò mai di sperare.

Erano state quelle tre società assai floride ed estimate per l'innanti, ma in quel tempo trovavansi in miseranda depressione: Templarj arsi a cataste, Albigesi svenati a greggi, Ghibellini incalzati a torme; e il poeta lo significò nelle tre Donne. Ciascuna par dolente e sbigottita, Come persona discacciata e stanca, Cui tutta gente manca.

Tempo fu già nel quale,

Secondo il lor parlar, furon dilette :

Or sono a tutti in ira ed in non cale.

Ed a sè stesso già esiliato, a sè figlio di Flora caduto co' Bianchi, dà il nome di BIANCO FIORE caduto co' buoni; ma pur sel recava ad onore.

a

Ecco i versi che illustriamo,—gli altri che omettiamo son chiari.

Son suora alla tua madre, e son Drittura.

Di fonte nasce Nilo, picciol fiume,

Ivi, dove il gran lume

Toglie alla terra del vinco la fronda,

Sovra la vergin onda

Generai io costei che m'è da lato;

Questo mio bel portato

Mirando sè nella chiara fontana

Generò questa che m' è più lontana.

b Vedi la bolla di Bonifacio Ottavo, Unam Sanctam, in cui si dice: "Vi sono nella Chiesa due spade, la spirituale e la temporale ;-la prima s'impiega dalla Chiesa stessa, la seconda dai re e dai guerrieri per servirla.” ecc. Salutò le germane sconsolate,

Poscia che prese l'uno e l'altro dardo:

Ecco l'armi ch' io volli;

Per non usar le vedete turbate.

Però, se questo è danno,

Piangano gli occhi, e dolgasi la bocca

Degli uomini a cui tocca.—

Noi pur saremo, e pur troverem gente
Che questo dardo farà star lucente.

L'esilio che m'è dato a onor mi tegno:
Chè se giudizio o forza di destino
Vuol pur che'l mondo versi

I BIANCHI FIORI in persi (neri)
Cader co' buoni è pur di lode degno.

Solo gli dispiaceva che il bel segno degli occhi suoi gli era tolto dal viso per lontananza, e che Morte gli avea posto la chiave al petto,

Che Morte al petto m' ha posto la chiave :

espressioni con somma industria concertate, di cui gli acuti intelletti possono già sentire il valore.

Firenze divenne papale, e 'l Bianco Fiore ne fu espulso, non lasciando però di essere quel che era; il che si direbbe in gergo che Firenze morì e'l Bianco Fiore seguì a vivere; l'una cessò di amare i Cavalieri di Gerusalemme che aveva amato, e quindi fatalmente morì; l'altro finse di amare i Cherici di Babilonia che realmente detestava, e con questo artificio seguì a vivere. Tutto ciò è narrato in gergo da un antico fabliau francese, posteriore di poco a Dante; di cui faremo qui rapido cenno.

Il fabliau ha per titolo "Le Jugement d'Amour, ou Florence et Blancheflor," e principia così: "Il eut assez de Courtoisie celui qui trouva le conte que vous allez entendre; mais il défendit qu'on le recitát aux laches, aux indiscrets et aux villains. Révéler les mystères d'Amour à cette canaille c'est les profaner; ils ne sont faits que pour les clercs et les chevaliers." Per quella solita trasfigurazione di sessi che più volte notammo si passa a raccontare quanto segue. Fiorenza e Biancofiore erano due donne che si amavano come due sorelle. Un mattin di maggio, stagion d'amore, erano presso ad un ruscello, ed ivi guardavano a vicenda leur visage qu'Amour alteroit. Mentre il lor volto s' alterava così, entrando in confidenze d'Amore si scopersero scambievolmente l'una amante d'un Cavaliere, el' altra d'un Cherico; e sorse fra loro quistione, qual fosse meglio amare un Cavaliere o un Cherico? Per farla decidere risolsero andare alla Corte d'Amore; si diressero perciò ad un giardino, in guardia di cui era un Usignuolo, messaggiero del Dio d' Amore. Esse gli chieggono qual fosse il cammino che mena al palazzo d' Amore, ma il cantor custode guarda attentamente se elleno hanno il sigillo d'Amore, senza del quale non è permesso passare colà (esame del diploma settario); ed ancorchè abbiano un tal sigillo d'Amore, non

a

Boccaccio nella Vita di Dante narra che questi di maggio s'innamorò la prima volta di Beatrice.

possono esser colà introdotte, senz' aver dato prima un bacio al custode (comunicazione orale della parola di passo). Esse soddisfano alla condizione, ed entrano. Trovano ivi Amore, ch'è un gran Re (il Sire Amore), coricato sopra un letto di rose. Ei le accoglie nel suo palagio, e, udita la cagione che là le mena, raguna la corte de' suoi baroni, i quali son tutti uccelli (tutti cantori). La quistione proposta desta diversi pareri e molto tumulto fra i giudici pennuti, che mal convengono della decisione. Allora Firenze, amante del Cavaliere, sceglie per suo campione caratteristico l'uccello chiacchierone, il pappagallo; e Biancofiore amante del Cherico sceglie per campione suo il prudente custode del giardino misterioso, l'usignuolo. Segue il duello fra il chiacchierone e'l prudente; e quel ciarliero è disfatto da questo accorto. Fiorenza al veder superato il garrulo pappagallo, gridando la Mort, la Mort, boccheggia e spira; e Biancofiore, sostenuta dal discretissimo usignuolo, trionfa e gode. L'amante del Cavaliere che si attenne al pappagallo è morta, l'amante del Cherico che si attenne all' usignuolo è viva e gloriosa. Tutti gli uccelli alzano allora una tomba a Firenze morta, e vi scrivono in faccia: "Ici est Florence enfoïe qui au chevalier FUT amie a.” Assurde finzioni paraboliche son queste sicuramente, ma pure significanti. E si noti che questa chiara indicazione riguardo a Dante è fatta da penna francese, il che mostra che tutt' i settarj, di qualunque paese fossero, conoscevano pienamente l' essenza sepolta del suo poema ".

Personaggi di gran distinzione entravano a far parte di quelle occulte associazioni, più assai di quello che ne' giorni nostri accade: cose più segrete e custodite erano più desiderate e ricercate. Troveremo alla lor testa principi potentissimi, che col loro credito e'l loro esempio attiravano colà dentro moltissimi, a godere i vantaggi della fraternità, e fratelli infatti si denominavano. Teste coronate e reggitori di stati divennero perciò bersaglio a' fulmini del Vaticano, da cui si mos

a

Così i Pittagorici alzavano una tomba ai ciarlieri sboccati.

b Veggasi l'allegato fabliau nella cit. racc. di Legrand d'Aussy, vol. i. pag. 306; dove, alla pag. 334, è descritta una messa solenne, cantata dagli uccelli in presenza della dea Venere: l'ussignuolo vi officia, e 'l pappagallo pronunzia un sermon sur l'Amour à l'offertoire. Del significato convenzionale de' varj uccelli non ci curiamo di ragionare: vedine, se vuoi, uno stormo nelle mistiche visioni del Filocopo di Boccaccio. Diciamo solo di passaggio che per Fagiana s' intendeva la setta antipapale, e per Pavone la chiesa papale.

I Templarj, al dichiararsi della persecuzione contro loro, erano circa quarantamila, e possedevano più di novemila signorie. Sparsi in tutta Europa e fuori, eran connessi con le più illustri famiglie.

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