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latinità mai deficiente della forma l'amabile spigliatezza di Orazio e Catullo e talora, comunque rarissimamente, la mestizia pensosa di Ovidio. C'è però un'altra qualità che sopratutto raccomanda il Rota all'attenzione di tutti gli studiosi assai più della forma classicamente pura che, in quella dotta epoca non costituiva certo una rara eccezione: questa qualità è la costante castità della parola e la quasi costante purezza del pensiero, qualità piuttosto unica che rara a quei tempi e degna perciò della più alta ammirazione: onde è che io trovo opportunissima ed esente da qualsiasi esagerazione la lode che gliene dà il già citato Dionigi Atanasio: «Illum minime praetermittendum quod, cum Rota qui natura semper in sublime feratur, tamen relaxandi animi causa, demittit sese aliquando descenditque ad convivia cum aequalibus celebranda et amores cantandos: ea tamen adhibita moderatione, ut in lusibus etiam et mollioribus iocis nihil unquam obscenum, nihil scurrile, nihil sordidum, nihil civili temperatoque homine indignum effutiat: sed semper sui hoc est, honestatis memor, omnia plena pudoris, plena verecundiae, plena gravitatis et dignitatis enunciat. »

VI.

SENTIMENTI DOMESTICI

Se c'è un campo perfettamente comune alla vita e all'arte, dove la realtà storica e la realtà poetica coincidono meravigliosamente tanto da formar la stessa cosa, questo è senza dubbio il campo degli affetti domestici: e la ragione ne è evidente: il sentimento patriottico e politico, il sentimento amoroso e in generale, tutti quei şentimenti che hanno un carattere passionale, sono sem-

Altrove il Poeta dice all'Aurora che non c'è bisogno della sua luce, perchè bastano a scacciar le tenebre gli occhi di Nisa: e a Nigella, che non tema che il fiore avvizzisca perchè il fiore deve la sua vita all'aura e all'acqua, ed egli fornirà la prima coi suoi sospiri, la seconda con le sue lacrime: spesso fonde i suoi concettini sul nome della donna amata, come nel seguente epigramma ad Luciam:

In tenebris mihi lumen ades, lacrymasque ministras
Lucia Phoebea lucida luce magis:

Tuque, eadem absenti tenebras, lacrymasque ministras
Lucia, sic semper noxque, diesque mihi es.

Comprendo che di simili concettini diede autorevole e lacrimevole esempio il Petrarca e che il cosidetto gregge petrarchista ne trasse da lui l'esempio: ma il Petrarca vero non sta nei concettini, nelle antitesi studiate e negli scherzi sui nomi, perchè di tutte queste cianfrusaglie egli non fu neppur l' inventore; il Petrarca, come qualunque altro scrittore piccolo o grande, fu necessariamente quel che avea appreso e immedesimato, più qualche cosa di suo: imitare quel che non era del Petrarca, comunque sia stato preso proprio da questo, non è imitare il Petrarca, come il prender tabacco non è imitare Napoleone: e i sedicenti Petrarchisti ebbero cura di trar dal Petrarca precisamente quel tanto che già era del dominio dell'Arte indipendentemente dall'opera del Petrarca e si guardarono bene di trarne quel che fu innovazione e qualità caratteristica del Petrarca!

Riassumendo adunque, se il Rota deve ad ogni costo essere annoverato tra i petrarchisti, egli non ereditò dall'immortale modello che amminnicoli e cianfrusaglie: degno di considerazione è invece nell'imitazione classica, dove pur senza toccar l'eccellenza, riunisce all'elegante

latinità mai deficiente della forma l'amabile spigliatezza di Orazio e Catullo e talora, comunque rarissimamente, la mestizia pensosa di Ovidio. C'è però un' altra qualità che sopratutto raccomanda il Rota all'attenzione di tutti gli studiosi assai più della forma classicamente pura che, in quella dotta epoca non costituiva certo una rara eccezione: questa qualità è la costante castità della parola e la quasi costante purezza del pensiero, qualità piuttosto unica che rara a quei tempi e degna perciò della più alta ammirazione: onde è che io trovo opportunissima ed esente da qualsiasi esagerazione la lode che gliene dà il già citato Dionigi Atanasio: « Illum minime praetermittendum quod, cum Rota qui natura semper in sublime feratur, tamen relaxandi animi causa, demittit sese aliquando descenditque ad convivia cum aequalibus celebranda et amores cantandos: ea tamen adhibita moderatione, ut in lusibus etiam et mollioribus iocis nihil unquam obscenum, nihil scurrile, nihil sordidum, nihil civili temperatoque homine indignum effutiat: sed semper sui hoc est, honestatis memor, omnia plena pudoris, plena verecundiae, plena gravitatis et dignitatis enun

ciat. »

VI.

SENTIMENTI DOMESTICI

Se c'è un campo perfettamente comune alla vita e all'arte, dove la realtà storica e la realtà poetica coincidono meravigliosamente tanto da formar la stessa cosa, questo è senza dubbio il campo degli affetti domestici: e la ragione ne è evidente: il sentimento patriottico e politico, il sentimento amoroso e in generale, tutti quei şentimenti che hanno un carattere passionale, sono sem-

pre più o meno profondamente alterati nella loro estrinsecazione artistica, chè anzi si può affermare che il patriottismo, l'amore, l'odio, l'ira, il piacere e il dolore, non possono diventar materia veramente poetica se essi non acquistino prima tale veemenza passionale da rasentar quasi la morbosità: dal sentimento poetico al sentimento morbosamente passionale è breve il passo, anzi, la poesia, senza esser precisamente una malattia come pretenderebbe qualche scuola, tocca però la malattia pur senza confondersi poco o punto con essa, precisamente come la temperatura di fusione è anche la temperatura di solidificazione senza che perciò l'acqua liquida a zero gradi possa confondersi col ghiaccio a zero gradi: sotto questo aspetto si può benissimo definir con Orazio la poesia amabilis insania e non senza ragione si parla di estro e di furore poetico. Si direbbe che un sentimento, quando ha raggiunto un certo grado di passionalità, diventa demenza se fiacca la fibra dell'uomo che ne è affetto, si trasforma in poesia negli uomini la cui fibra resiste e reagisce vittoriosamente, come in Dante, in Tasso, in Leopardi e in cento altri.

.I sentimenti domestici, per la loro serena dolcezza sostanzialmente ad essi inerenti, sono, in generale, insuscettibili di acquistar carattere veramente passionale, il che per altro non significa affatto che non possano essere anche più intensi di qualunque più forte passione: il sentimento di famiglia non può a nessun patto diventar · passione senza snaturarsi, senza cioè cessare, ipso facto, di esser sentimento di famiglia, alla stessa guisa che l'amor della pace e della tranquillità non può diventar passione senza cessar contemporaneamente di esser amor di pace e di tranquillità: onde è che si capisce come si possa uccider l'amante per gelosia, ma non si comprende affatto, nè è forse avvenuto giammai, che si possa uccider

per gelosia la sorella, il fratello o l'amico: si comprende come si possano commetter delitti per conquistare un trono, e qualunque eminente posizione sociale, ma non si comprende che si possa uccidere o ingolfarsi in una serie di perigliose avventure per assicurar la propria calma e la serenità di spirito in qualche angolo ignorato di solitaria campagna o nella cella di un convento.

É appunto per questa insuscettibilità di acquistar carattere passionale che gli affetti domestici non hanno fornito abbondante materia poetica, e in ogni caso essi non possono generare la così detta grande poesia: le armi e gli amori creano i poemi, le placide dolcezze campestri non creano che le Bucoliche. Ma in compenso, il Poeta, appunto perchè non può (anzi deve guardarsene sotto pena di riuscir falso e inefficace) esagerare colla fantasia la realtà storica dei suoi affetti domestici per transformarla in realtà artistica, il Poeta, dico, pur contentandosi di rimaner nel campo della poesia mezzana erinunziando di contender l'alloro ad Omero e ad Ariosto, può, nella esplicazione dei miti affetti, manifestar se stesso in tutta la sua storica realtà, e quanto più questa è fedelmente espressa, tanto maggiormente sarà efficace anche come realtà artistica.

Ne è un esempio il Rota, il quale, non avendo potuto riuscire un poeta eroico o politico od erotico di prima forza perchè la sua tempra era insuscettibile di vere e profonde passioni, riuscì invece efficacissimo dipintore di affetti domestici, giacchè per esser tale, noif occorre esagerare i sentimenti sino al grado di passione. Già abbiamo esaminato, parlando della sua poesia patriottica, quel gioiello di epigramma in morte del fratello: osserviamo ora qualche altro esempio di poesia domestica.

Sotto il nome generico di affetti domestici io intendo. esprimere non solamente gli affetti parentali, ma anche

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