Solo una volta il lungo amor quieto E pago avessi tu, fôra la terra Fatta quindi per sempre un paradiso Ai cangiati occhi miei: sicchè, quando poi egli osserva (col solito troppo facile generalizzare leopardiano) che cotanto Esser beato non consente il cielo il lettore conclude, per conto suo, molto diversamente, perchè sa che belle donne amate le quali han fatto, non una, ma mille volte, un lungo amor quieto e pago, ce ne sono state sempre fin troppe e riflette quindi che, se l'uomo avesse il buon senso di Consalvo stesso, del pessimista Consalvo, di cercare, cioè, la felicità nell'amore, via! la felicità, non solo non sarebbe poi impossibile a natura terrena, ma sarebbe persino una cosa relativamente facile. Per Eraclito, invece, non c'è cosa alcuna che possa sanare l'infelicità fondamentale ed essenziale della vita, nessun godimento, nessuna gioia: anzi, l'uomo è ancor più misero se è contento della sorte: Miseru, oimė! si chianci, oimè! si ridi, Più oltre non è possibile spingersi ! Nè è tutto ancora. Per il Leopardi, c'è, oltre all'amore, un'altra cosa bella, la morte, la quale ha per lui, non soltanto il significato comune di cessazione di ogni dolore ma anche un contenuto positivo, che egli veramente non riesce a rendere evidente, ma che intanto basta ad esercitare un'azione benefica sullo spirito di chi riesce a persuadersene: dunque, anche quando nessuna Elvira abbia trasformata la vita in un paradiso, c'è sempre una dolcezza suprema assicurata a tutti, la morte: per il Meli invece, non c'è scampo alcuno contro il dolore, neppur nella morte! Il male è incurabile, necessario ed eterno: l'uomo, è vero, nasce e muore nel tempo, ma da quel breve solco che egli apre nel gran mare dell'essere proietta, attorno a sè l'ombra di un dolore infinito, perchè l'immagine di questo non si ferma all'istante, più o meno lontano ma certo, della morte, la quale apparisce come un orrore supremo: nessuna salvezza dunque, nessun rifugio, nessun pensiero consolante: Oh misera, oh scuntenta Umanità lu carciri terrenu Ti affliggi, e lu scapparni ti spaventa. Questo è tutto ciò che io ho potuto notare e creduto di potere affermare delle differenze e delle analogie tra il pessimismo del grande Palermitano e il pessimismo del grande Recanatese: per rispetto alle differenze, quello presenta un'indole e una consistenza filosofica assai più evidente e più formidabile di questo: per rispetto alle analogie, è mio fermo convincimento che esse non siano soltanto casuali, ma che, almeno in qualche parte, sono elettive: nè d'altronde è possibile che il grande Poeta siciliano, la cui gloria sconfinava subito dall'isola natia, che il Monti supremamente ammirava e che il Foscolo traduceva, sia rimasto ignoto al divino Recanatese. In ogni caso, mi è stato ineffabilmente caro, come ad Italiano e come a Sici liano, l'aver potuto, da un canto, associare due nomi grandissimi e tentato, dall' altro, di mettere alquanto meglio in evidenza un aspetto non abbastanza divulgato del dolcissimo Poeta che è insieme la nostra più fulgida gloria e l'espressione più eminente di questo singolar popolo nostro, gaio a un tempo e pensoso, sensuale e melanconico, ardente ed inerte, buono e generoso sempre. Avvegnachè nella vasta e varia creazione del Meli vibri tutta la grande anima siciliana: il che è qualche cosa di più concreto e di meglio che il comprendere il senso di rivoluzioni ancor molto lontane e l'assumere atteggiamenti di rappresentante del genere umano e di cittadino del mondo. (FINITO DI STAMPARE NEL MAGGIO DEL 1903.) INDICE LE ELEGIE E GLI EPIGRAMMI LATINI DI BERARDINO ROTA VIII Epigrammi scherzosi IX.. Sentimento religioso X.... Imitazione classica-Secentismo e Marinismo IL PESSIMISMO NEL "GIOBBE,, DEL RAPISARDI LE RIME AMOROSE DI VITTORIO ALFIERI 361 Gli epigrammi LE CONTRADDIZIONI DI GIACOMO LEOPARDI VI. La Teoria Lombrosiana del Genio e la con- traddizione VII Conclusione SHAKSPEARE E MANZONI LA PARODIA OMERICA IN UN DRAMMA DELLO SHAKSPEARE I.... Il Decamerone § 1. Significato fondamentale del Decamerone § 3. I precedenti del realismo Boccaccesco II.. Franco Sacchetti III. Masuccio Salernitano IV. Il valore storico e il contenuto etico della no- vella boccaccesca GIOVANNI MELI E GIACOMO LEOPARDI |