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e la confermano: e forse confusi per la conosciuta verità d'altre proposizioni da me affermate, diverse dalle comuni, e però diffidando ormai di difesa, mentre restassero nel campo filosofico; per questi, dico, cotali rispetti, si son risoluti a tentar di fare scudo alle fallacie de' loro discorsi col manto di simulata religione, e con l'autorità delle Scritture sacre, applicate da loro con poca intelligenza alla confutazione di ragioni nè intese, nè sentite.

E prima, hanno per lor medesimi cercato di sparger concetto nell' universale, che tali proposizioni sieno contro alle sacre lettere, ed in conseguenza dannande ed eretiche di poi, scorgendo quanto per lo più l'inclinazione dell' umana natura sia più pronta ad abbracciar quelle imprese, dalle quali il prossimo ne venga, benchè ingiustamente, oppresso, che quelle ond'egli ne riceva giusto sollevamento, non gli è stato difficile il trovare chi per tale, cioè per dannanda ed eretica, l'abbia con insolente confidenza predicata sin dai pulpiti; con poco pietoso e men considerato aggravio, non solo di questa dottrina, e di chi la segue, ma di tutte le matematiche, e de' matematici insieme. Quindi venuti in maggior confidenza, e vanamente sperando, che quel seme che prima fondò radice nella mente loro non sincera, possa diffonder suoi rami, ed alzargli verso 'l cielo, vanno mormorando tra 'l popolo, che per tale ella sarà in breve dichiarata dall'autorità suprema. E conoscendo che tal dichiarazione spianterebbe non solo queste due conclusioni, ma renderebbe dannande tutte l'altre osservazioni astronomiche e naturali, che con esse hanno corrispon

denza e necessaria connessione ; per agevolarsi il negozio, cercano, per quanto possono, di fare apparir questa opinione (almanco appresso all' universale) come nuova, e mia particolare; dissimulando di sapere, che Niccolò Copernico fu il suo autore, o più presto rinnovatore e confermatore: uomo, non solamente cattolico, ma sacerdote, canonico, e tanto stimato, che trattandosi nel Concilio Lateranese, sotto Leon X, dell' emendazion del calendario ecclesiastico, egli fu chiamato a Roma, fin dall' ultime parti di Germania, per questa riforma; la quale allora rimase imperfetta, solo perchè non si avea ancora esatta cognizione della giusta misura dell'anno e del mese lunare: onde a lui fu dato 'l carico dal vescovo Semproniese, allora soprantendente a quest' impresa, di cercar, con replicati studii e fatiche, di venir in maggior lume e certezza di essi movimenti celesti: ond' egli, con fatiche veramente atlantiche, e col suo mirabile ingegno, rimessosi a tale studio, si avanzò tanto in queste scienze, ed a tale esattezza ridusse la notizia dei periodi dei movimenti celesti, che si guadagnò il titolo di sommo astronomo; e conforme alla sua dottrina, non sulamente si è poi regolato il calendario, ma si fabbricarono le tavole di tutti i movimenti dei pianeti. Ed avendo egli ridotta tal dottrina in sei libri, la pubblicò al mondo ai prieghi del cardinal Capuano e del vescovo Culmese e come quello, che si era rimesso con tante fatiche a questa impresa d'ordine del sommo Pontefice, al suo successore, cioè a Paolo III, dedicò il suo libro Delle revoluzioni celesti: il quale, stampato pure allora, è stato ricevuto da s. Chiesa,

letto e studiato per tutto il mondo, senza che mai si sia presa pur minima ombra di scrupolo nella sua dottrina; la quale ora, mentre si va scoprendo quanto ella sia ben fondata sopra manifeste esperienze e necessarie dimostrazioni, non mancano persone, che non avendo mai veduto tal libro, procurano pur il premio delle tante fatiche al suo autore, con la nota di farlo dichiarare eretico. E questo solamente per soddisfare ad un loro particolare sdegno, concepito, senza ragione, contro di un altro, che non ha più interesse col Copernico, che l' approvar la sua dottrina.

Ora per queste false note, che costoro tanto ingiustamente cercano d' addossarmi, ho stimato necessario, per mia giustificazione appresso l' universale ( del cui giudizio, in materia di religione e di reputazione, devo far grandissima stima), discorrer circa quei particolari, che costoro van producendo per detestare ed abolir questa opinione; ed in somma per dichiararla, non pur falsa, ma eretica; facendosi sempre scudo di un simulato zelo di religione; volendo pure interessar le Scritture sacre, e farle in certo modo ministre de' loro non sinceri proponimenti; col voler di più, s' io non erro, contro all' intenzione di quelle e de' santi Padri, estendere (per non dire abusare) la loro autorità; sicchè, anco in conclusioni pure naturali, e non de Fide, si debba lasciar totalmente il senso e le ragioni dimostrative, per qualche luogo di Scrittura; che talvolta, sotto le apparenti parole, potrà contener sentimento diverso: dove spero di mostrare, con quanto più pio e religioso zelo procedo io, che non fanno essi, mentre propongo, non che non si danni questo

libro, ma che non si danni, come vorrebbon essi, senza intenderlo, ascoltarlo, nè pur vederlo: e massime sendo autore che mai non tratta di cose attenenti a religione, o a fede; nè con ragioni dependenti in modo alcuno da autorità di Scritture sacre, dove egli possa malamente averle interpretate; ma sempre se ne sta su conclusioni naturali, attenenti ai moti celesti, tratlate con astronomiche e geometriche dimostrazioni. Non che egli non avesse posto cura ai luoghi delle sacre Lettere: ma perchè benissimo intendeva, che sendo tal sua dottrina dimostrata, non poteva contrariare alle Scritture intese perfettamente; e però nel fine della dedicatoria, parlando al sommo Pontefice, dice così: Si fortasse erunt matheologi, qui cum omnium mathematum ignari sint, tamen de iis judicium assumunt, propter aliquem locum Scripturae, male ad suum propositum detortum, ausi fuerint hoc meum institutum reprehendere, ac insectari, illos nihil mo

adeo ut etiam illorum judicium, tamquam temerarium, contemnam. Non enim obscurum est, Lactantium, celebrem alioqui scriptorem, sed mathematicum parum, admodum pueriliter de forma terrae loqui, cum deridet eos, qui terram globi formam habere prodiderunt. Itaque non debet mirum videri studiosis, si qui tales nos etiam ridebunt, mathemata, mathematicis scribuntur, quibus et hi nostri labores (si me non fallit opinio) videbuntur etiam Reipublicae ecclesiasticae conducere aliquid, cujus principatum tua Sanctitas nunc tenet.

E di questo genere si scorge esser questi che s'ingeguano di persuadere, che tal autore si danni, senza

pur vederlo; e per persuadere che ciò non solamente sia lecito, ma ben fatto, vanno producendo alcune autorità della Scrittura e dei sacri teologi, e de' Concilii ; le quali siccome da me son reverite, e tenute di suprema autorità; sicchè somma temerità stimerei esser quella di chi volesse contraddirgli, mentre vengano conforme all' istituto di santa Chiesa adoperate: così credo che non sia errore il parlare, mentre si può dubitare che alcun voglia, per qualche suo interesse, produrle, e servirsene diversamente da quello che è nellą santissima intenzion di santa Chiesa, Però protestandomi ( ed anco spero che la sincerità mia si farà per sè stessa manifesta) che io intendo, non solamente di sottopormi a rimuover liberamente quegli errori, ne' quali, per mia ignoranza, potessi in questa scrittura incorrere in materia altenente a religione; mi dichiaro ancora, non voler nelle istesse materie ingaggiar lite con nessuno, ancorchè fussero punti disputabili: perchè il mio fine non tende ad altro, se non che in queste considerazioni remote dalla mia profession propria, tra gli errori che ci potessero esser dentro, ci è qualche cosa atta ad eccitar altri a qualche avvertimento utile per santa Chiesa. Circa il determinar sopra il sistema Copernicano, ella sia presa, e fattone quel capitale che parrà ai superiori; se no, sia pure stracciata ed abbruciata la mia scrittura: poi che io non intendo, o pretendo di guadagnarmi frutto alcuno, che non fusse pio e cattolico. E di più, benchè molte delle cose ch'io noto le abbia sentite con i proprii orecchi, liberamente ammetto, e concedo a chi l'ha delle, che dette non l'abbia, se così gli piace; confes

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