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role e generali di critico, ma che, praticato dal poeta grande, anzi unico, forma la maraviglia d'ogni secolo e d'ogni nazione, l'orgoglio degl' Italiani, e l'argomento più aperto e solenne della dignità dell' umana

natura.

Si dirà amore di sistema il trovare ugualmente nel Discorso del Tasso al principe Gonzaga ritratta l' indole del poeta che immaginava e ordinava la Gerusalemme? Si dica; non sarà forse detto da ognuno. Ed io intanto seguiterò a notare che la dignità e la malinconia, principali elementi al poema di Torquato, appariscono ad ogni tratto di questa, o lettera o discorso che la diciamo. Non vedete con quanto ordine egli schieri le proprie discolpe? Con quanto rigore dialettico proceda nel dichiararle? Come all' affetto, che vorrebbe irrompere ad ogni poco, comandi di rimanere, perchè i limiti delle reciproche convenienze tra il duca e il suo cortigiano non siano oltrepassati? È Goffredo, che, in onta al privarsi d'uno dei più validi e conosciuti sostegni della santa impresa, non perdona alla giovanile ed eroica impetuosità di Rinaldo. Ma in quello che usa al cuore tanta severità, consente all' ingegno vagare, quasi direi perdersi, alcuna volta nell' arguzie, o per lo meno nelle impercettibili sottigliezze. E scrive tuttavia da una carcere! E scrive tuttavia divorato dall' onta di vedersi connumerato tra i pazzi; egli de' più elevati ingegni che Aut. che rag. di sè.

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avesse il mondo! Nè l' ingratitudine della corte, o la durezza del suo principe, il fa incredulo alle forme e alle distinzioni pattuite; come il gladiatore che agonizza composto, egli, dall' umida cava di Sant' Anna e tra gli urli de' farneticanti, tratta la propria difesa come se in una delle sale del castello ducale, tra il bisbiglio approvatore e i sorrisi delle amabili dame. E tuttavia letta questa nobile e studiata difesa, ti senti tocco, oltrechè da convincimento profondo, da pietà viva, e assolvendo l'illustre carcerato, non resti di piangere, e oltre al pronunziare: se' innocente; soggiugni: sei sommo; non diversamente da quando al leggere il poema, architettato con tanto artifizio, e con regolarità tanto minuta, e in onta a tanta corrispondenza di caratteri, a tante descrizioni indeterminate nella loro stessa precisione, a tanti versi spiacevoli nella loro piena sonorità, a tante frasi ineleganti perchè forbite, a tante voci ignobili perchè elettissime, e a tante altre consimili contrapposizioni, parte troppo proclamate, parte troppo taciute dai critici, conchiudi dicendo: sei grande, sei immaginoso, sei appassionato; il secolo ingrato ti disconobbe; chi sa quante altre età passeranno prima che una ne venga cui sia possibile di commettere uguale ingiustizia!

Chiusa e profonda come la premeditazione necessaria all' uccisione del duca Alessandro, acuta e incisiva come la punta del pugnale che la consumò, è la

Apologia di Lorenzino. Quanto in essa trovò d'eloquenza un famoso nostro scrittore contemporaneo non sarà forse trovato da tutti, perchè non tutti forse ristringeranno l' eloquenza a que' limiti che quello scrittore mostrò di averle assegnati: ma non saravvi alcuno cui non sembri notabilissimo lavoro letterario l'Apologia, e tale da far essa sola testimonianza della forza intellettuale, del sentire gagliardo, de'nobili studii di chi la compose, e capace di procurargli fama immortale. Spicca in essa, oltre la schifosa persona del tiranno, la tetra e solitaria dell' uccisore; di cui appena un fuggevole lineamento traspariva tra la gioia beffarda del prologo dell' Aridosio ; nel quale, proemiando ad una commedia, annunzia la tragedia imminente a cui sarebbe stata teatro Firenze. E al leggere la difesa, senti di già, nè saprei bene assegnarne il motivo, che lo scrittore dubitava non poter essa bastare a salvarlo dalla collera persecutrice de' suoi nemici. Bensì la diresti destinata al tribunale dell' impassibile posterità; tanto procede grave e secura, senz' appello a nessuna guisa d'amici, tranne quelli che in ogni tempo avessero in odio l'usurpato potere, e i vili misfatti compagni all' usurpazioni.

Tutta serenità, gaiezza, e dirò anche splendore di letterarie eleganze, è all'incontro la Vita breve che di sè scrisse Gabriello Chiabrera. Nuovo al pari in questa prosa, e più forse, di quello siasi mostrato rifacen

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