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MAY191886

Dante Focity.

AI LETTORI

LUIGI CARRER.

Scritture

critture in cui gli autori ragionino di sè non hanno altre, che le avanzino nel tener viva la curiosità de' lettori ; e se quegli autori sieno de' più segnalati onde si onori la patria letteratura, la curiosità di che parliamo è poco meno che religione. Appassionarsi per opere singolari d'ingegno, ritrarre da esse importante istruzione, e non curarsi punto di conoscerne l'autore, rimanersi freddo a'suoi casi, è, non sappiamo qual più, fatuità e ingratitudine. In nessun libro meglio che in siffatti s'apprende a distinguere uomo da uomo, e per via de' confronti a dedurre generali giudizii su tutti. Quando anche i fatti narrati sieno immaginarii o alterati, rimane sempre evidente il modo della narrazione. Di qui l'accorto lettore può ricavare fondati motivi alla lode ed al biasimo, e in generale a correggere e accrescere la propria esperienza. Anche le forze intellettuali si manifestano da tali scritti più svelatamente che da qualsivoglia trattato; se ne vede il moglio, il procedimento, la maturità, e tutto nella guisa

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più schietta e più vera. Per lo che un tal volume avrebbe potuto ragionevolmente allogarsi in più d'una delle varie classi, onde fu da noi scompartita l' università delle scienze e delle arti; così tra' morali, come tra' psicologici, e così tra gli storici, dove lo collochiamo, come tra gli specialmente letterarii. Domanderà forse taluno: e perchè tra gli storici? Ecco qui. La più parte di queste scritture sono narrazioni, e meglio narrazioni di fatti, che d'altro. In secondo luogo, la qualità de' personaggi scriventi di sè porta seco che il racconto assai spesso si riferisca alla storia nazionale, vuoi politica, vuoi letteraria, e sempre siavi di che possano e l'una e l'altra giovarsi, in quanto, per chi bene intende, l'una all' altra è chiosa continua e supplemento. Se avessi trovato fra' principi, fra' capitani, o fra' magistrati di gran conto, chi avesse di sè ragionato, non avrei mancato di farne materia alla raccolta, escludendo per avventura taluno dei meno insigni da me trascelti; ma se non vogliasi valutare il sangue principesco di Lorenzino, e la dignità senatoria del Paruta, furono indarno per questo conto le mie ricerche. E tuttavia e nell'uno e nell'altro di questi scrittori, come più distesamente noterò, può trovarsi onde restino contentati i desiderii di chi non ama anche nelle lettere che gli stemmi e le assise. L' Allighieri, ravvolto anch' egli tra le malagevoli ambagi della politica, nella operetta che ci porse a materia del volume non ne ser

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ba vestigio, e solo si lascia considerare come letterato e poeta.

Il principale de' nostri letterati e poeti, così nell'ordine de' tempi come dell' ingegno, in questa Vita nuova, onde comincia il nostro volume, rispose preventivamente alle indiscrete indagini degli eruditi circa l'origine del poema. Che si ha egli a cercare dei libri e degli autori, onde venissegli il concetto della Commedia, dopo la lettura della Vita nuova? Non c'è ella qui tutta? Non ne abbiamo qui tanto per la storia del poema dell' Allighieri, quanto, mi si permetta il paragone, nelle Confessioni di Sant' Agostino a giudicare della sua conversione? Quella Beatrice che nella trina Cantica ne si mostra circondata di tanta luce poetica, e sollevata di tanto dalla condizione mortale, non la vediamo qui vera e viva, piena d'ingenuità, di freschezza, segnare d' un' orma fuggitiva la terra, e appena eccitato un amore ch' ebbe ad espressione un poema ch'è la maggiore delle nostre glorie, chiudersi in una tomba ? O, a meglio dire, non intendiamo subito, alla lettura affettuosa di questo libretto, che un amore accompagnato da tanta gentilezza e da tanta sventura, si profondo e sì schivo, che appagò sì poco la vista e lasciò tanto desiderare al pensiero, doveva necessariamente inspirare una poesia compresa ne'punti più estremi, la vita e la morte, il premio e la punizione, il passato e il futuro, la vendetta e il perdono,

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il raziocinio e la fede, l'originalità e l'imitazione, lo studio e l'ardimento, la storia e l' emblema, la soavità e la forza, la confidenza e la disperazione, l'attuale e l'antico, la severità e la mitezza, le lagrime e l' ironia, il transitorio e l'eterno? Ripetiamolo pure: nella Vita nuova è tutta in germe la Commedia ; e chi non sa vedervela, o piuttosto sentirla, come hassi a sperare che intenda, del sentire qui non si parla, le strane deduzioni de' commentatori? Se non che i documenti più autentici sono per lo più i men consultati, o soltanto da ultimo ; e nell'interpretare un autore quello a cui meno e con men di fiducia si ricorra è lui stesso. Noi ei lettori nostri, speriamo, terremo altra strada. Ed oltre al concetto generale delle cantiche, troveremo anche nel libretto d'amore, che il poeta trascrive sotto la dettatura della fedele memoria, le forme esteriori, che il fanno, anche in questa parte, singolare da tutti. Troveremo quell' immaginare fecondissimo e parco ad un' ora, quell' esprimere rapido e intenso, quel ritrarre sensibilissimo e nuovo; il colore religioso diffuso su tutti gli affetti, e gli affetti tutti compresi nella religione ; uno stile non punto insolito quantunque pellegrino, e quantunque allora allora trovato, già adulto; l'ubbidire alle leggi più severe e meccaniche dell' arte, e il padroneggiare l'arte stessa dall' alto ; quanto in somma può sembrare esagerazione, o delirio, o smania di comparire ingegnoso, chi il voglia ripetere con fredde pa

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