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Ciò face Amor, qual volta mi rammenta La dolce mano e quella fede pura,

Che devria la mia vita far sicura.

BALL ATA V L

Voi che sapete ragionar d' Amore,
Udite la Ballata mia pietosa.

Che parla d' una donna disdegnosa,

La qual m' ha tolto il cor per suo valore.

Tanto disdegna qualunque la mira,
Che fa chinare gli occhj per paura :
Che d' intorno da' suoi sempre si gira
D' ogni crudelitate una pintura;
Ma dentro portan la dolce figura,
Ch' all' anima gentil fa dir: mercede;
Sì vertuosa, che quando si vede,
Trae li sospiri altrui fora del core.

Par ch' ella dica: io non sarò umile

Verso d'alcun che negli occhj mi guardi :
Ch' io ci porto entro quel Signor gentile,
Che m'ha fatto sentir degli suoi dardi.
E certo io credo che così gli guardi,
Per vedergli per se, quando le piace:
A quella guisa donna retta face,
Quando si mira per volere onore

Io no spero che mai per la pietate
Degnasse di guardare un poco altrui:
Così è fera donna in sua biltate
Questa che sente Amor negli occhj sui;
Ma quanto vuol nasconda e guardi lui,
Ch' io non veggia talor tanta salute;
Però che i miei desiri avran vertute
Contra il disdegno che mi dà Amore.

BALL ATA VII.

Quando il consiglio degli augei si tenne,
Di nicistà convenne,

Che ciascun comparisse a tal novella:
E la cornacchia maliziosa e fella
Pensò mutar gonnella,

E da molti altri augei accattò penne,

E adornossi, e nel consiglio venne;
Ma poco si sostenne,

Perchè pareva sopra gli altri bella.
Alcun domandò l'altro: chi è quella?
Si che finalmente ella

Fu conosciuta. Or odi che n' avvenne.

Che tutti gli altri augei le fur d'intorno, Si che senza soggiorno

La pelar sì, ch' ella rimase ignuda:

E' un dicea: or vedi bellá druda;
Diceal' altro: ella muda;

E così la lasciaro in grande scorno.

Similemente addivien tutto giorno
D'uomo, che si fa adorno

Di fama o di virtù, ch' altrui dischiuda:
Che spesse volte suda

Dell' altrui caldo tal, che poi s' agghiaccia.
Dunque beato chi per se procaccia.

SEST N Α.

Al poco giorno, ed al gran cerchio d'ombra
Son giunto, lasso, ed al bianchir de' colli,
Quando si perde lo color nell' erba :

E 'l mio disio però non cangia il verde,
Si è barbato nella dura pietra,

Che parla e sente, come fosse donna.

Similemente questa nova donna

Si sta gelata, come neve all' ombra:
Che non la move, se non come pietra,
Il dolce tempo, che riscalda i colli,
E che gli fa tornar di bianco in verde,
Perchè gli copre di fioretti e d' erba.

Quando ella ha in testa una ghirlanda d' erba,
Trae della mente nostra ogni altra donna;
Perchè si mischia il crespo giallo e 'l verde,
Si bel, ch' Amor vi viene a stare all' ombra:
Che m' ha serrato tra piccioli colli
Più forte assai, che la calcina pietra.

Le sue bellezze han più vertù, che pietra,
El colpo suo non può sanar per erba;
Ch' io son fuggito per piani e per colli,
Per potere scampar da cotal donna:
Onde al suo lume non mi può fare ombra
Poggio, nè muro mai, nè fronda verde.

Io l'ho veduta già vestita a verde

Sì fatta, ch' ella avrebbe messo in pietra
L'amor, ch' io porto pure alla sua ombra:
Ond' io l' ho chiesta in un bel prato d'erba
Innamorata, come anco fu donna,

E chiusa intorno d' altissimi colli.

Ma ben ritorneranno i fiumi a' colli
Prima, che questo legno molle e verde
S' infiammi, come suol far bella donna
Di me, che mi torrei dormire in pietra
Tutto il mio tempo, e gir pascendo l' erba,
per vedere u' suoi panni fanno ombra,

Sol

Quandunque i colli fanno più nera ombra, Sotto un bel verde la giovene donna Gli fa sparir, come pietra sotto erba.

CANZONE I.

Fresca rosa novella,

Piacente primavera,

Per prata e per rivera,

Gajamente cantando,

Vostro fin presio mando alla verdura.

Lo vostro presio fino

In gio' si rinnovelli
Da grandi e da zitelli,
Per ciascuno cammino:

E cantine gli augelli
Ciascuno in suo latino
Da sera e da mattino
Sulli verdi arbuscelli.
Tutto lo mondo canti,
Poi che lo tempo vene,
Sì come si convene.
Vostra altezza presiata,

Che sete angelicata criatura.

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