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E per gradire a Dio in ciò ch' ei vuole,
A lei s' inchina e falle reverenza.
Adunque, se la cosa conoscente
La 'ngrandisce, ed onora,

Quanto la de' più onorar la gente?

Tutto ciò ch'è gentil, sen' innamora,
L'aer ne sta gaudente,

El ciel piove dolcezza u' la dimora.

Io sto com' uom ch' ascolta, e pur desia
Di veder lei, sospirando sovente;
Però ch' io mi riguardo entro la mente,
E trovo ched ella è la donna mia:'
Onde m' allegra Amore, e fammi umile
Dell' onor che mi face:

Ch'io son di quella ch'è tutta gentile;
E le parole sue son vita e pace:
Ch'è sì saggia e sottile,

Che d' ogni cosa tragge lo verace.

Sta nella mente mia, com' io la vidi,

Di dolce vista e d'umile sembianza:
Onde ne tragge Amore una speranza,
Di che 'l cor pasce, e vuol che 'n ciò si fidi.
In questa speme è tutto il mio diletto,

Ch'è sì nobile cosa,

Che solo per veder tutto 'l suo affetto,

Questa speranza palese esser osa:

Ch' altro già non affetto,

Che veder lei, ch'è di mia vita posa.

Tu mi pari, Canzon, sì bella e nova,

Che di chiamarti mià non aggio ardire.
Di' che ti fece Amor, se vuoi ben dire,
Nello mio cor, che sua valenza prova:
E vuol che solo allo suo nome vadi.
A color che son sui

Perfettamente, ancor ched el sian radi,
Dirai: io vegno a dimorar con vui;
E prego che vi aggradi,

Per quel Signor, da cui mandata fui.

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Oimè lasso, quelle trecce bionde,

Dalle quai rilucieno

D' aureo color gli poggi d' ogni 'ntorno;

Oimè la bella cera, e le dolci onde,

Che nel cor mi sedieno,

Di quei begli occhj al ben segnato giorno; Oimè, il fresco ed adorno,

E rilucente viso,

Oimè, lo dolce riso,

Per lo qual si vedea la bianca neve

Fra le rose vermiglie d' ogni tempo;

Oimè, senza mève,

Morte, perchè togliesti sì per tempo?

Oimè, caro diporto, e bel

Qimè, dolce accoglienza,

contegno;

Ed accorto intelletto, e cor pensato;
Oimè bello, umile, alto disdegno,
Che mi crescea la 'ntenza

D' odiar lo vile, e d' amar l'alto stato;
Oimè lo disio nato

Di sì bella abbondanza;

Oimè quella speranza,

Ch' ogn' altra mi facea veder addietro,
E lieve mi rendea d'amor lo peso;
Oimè, rotto hai qual vetro,

Morte, che vivo m' hai morto ed impeso!

Oimè, donna, d' ogni virtù donna,

Dea, per cui d'ogni dea,

Sì come volse Amor, feci rifinto;
Oimè, di che pietra qual colonna
In tutto'l mondo avea,

Che fosse degna in aere darti ajuto?
Oimè, vasel compiuto

Di ben sopra natura,

Per volta di ventura,

Condotto fosti suso gli aspri monti,

Dove t' ha chiusa, ahimè, frá duri sassi

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La morte, che due fonti

Fatt' ha di lagrimar gli occhj mici lassi!

Oimè, Morte, fin che non ti scolpa,

Dimmi almen per gli tristi occhj miei,
Se tua man non mi scolpa

Finir non deggio di chiamar ómei?

O tu, che sprezzi la nona figura,

E sei da men della sua antecedente:
Vá e raddoppia la sua susseguente;
Per altro non ti ha fatto la natura.

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Voi, che 'ntendendo, il terzo Ciel movete,
Udite il ragionar, ch' è nel mio core,
Ch' io no 'l so dire altrui, sì mi par novo
El Ciel, che segue lo vostro valore,
Gentili creature, che vo' sete,

Mi tragge nello stato, ov' io mi trovo:
Onde 'l parlar della vita, ch' io provo,
Par, che si drizzi deguamente a voi;
Però vi priego, che lo m' intendiate.
I vi dirò del cor la novitate,
Come l'anima trista piange in lui:
E come un spirto contra lei favella,
Che vien pe' raggi della vostra stella.

Suol

Suol' esser vita dello cor dolente,
Un soave pensier, che se ne gía
Molte fiate a piè del nostro Sire,
Ove una donna gloriar vedia,
Di cui parlava me si dolcemente,

Che l'anima dicea: i' men vo gire.

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Or apparisce, chi lo fa fuggire:

E signoreggia me di tal vertute,

Che 'l cor ne trema, e che di fori appare.
Questi mi face una donna guardare:

E dice: chi veder vuol la salute,

Faccia, che gli occhj d' esta donna miri,
Sed e' non teme angoscia di sospiri.

Trova contraro tal, che lo distrugge,
L'umil pensero, che parlar mi sole,
D' un' Angiola, che 'n cielo è coronata.
L'anima piange, sì ancor le 'n dole,
E dice: o lassa me! come si fugge
Questo pietoso, che m' ha consolata.
Degli occhi miei, dice, questa affannata,
Qualora fu, che tal donna gli vide?
E perchè non credeano a me di lei?
I' dicea: ben negli occhi di costei
De' star colui, che gli miei pari uccide;
E non mi valse, ch' io ne fosse accorta,
Che non mirasser tal, ch' io ne son morta.

Dante.

M

P

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