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Tu non se' morta, ma se ismarrita,
Anima nostra, che sì ti lamenti:
Dice uno spiritel d''amor gentile;
Che quella bella donna, che tu senti,
Ha trasformata in tanto la tua vita,
Che n' hai paura, sì şe''fatta vile.
Mira quanto ella è pietosa ed umile,
Saggia e cortese nella sua grandezza :
E pensa di chiamarla donna omai:
Che, se tu non t' inganni, tu vedrai
Di si alti miracoli adornezza,
Che tu dirai: Amor, Signor verace,
Ecco l'Ancilla tuà: fá', che ti piace.

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Canzone, i' credo, che saranno radi
Color, che tua ragione intendan bene,
Tanto lor parli faticosa e forte:
Onde, se per ventura egli addiviene,
Che tu dinanzi da persone vadi,
Che non ti pajan d'essa bene accorte,
Allor ti priego, che ti riconforte,
Dicendo lor, diletta mia novella:

Ponete mente almen, com' io son bella.

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Amor, che nella mente mi ragiona
Della mia donna disiosamente,
Move cose di lei meco sovente,
Che lo 'ntelletto sovr' esse disvia.
Lo suo parlar sì dolcemente sona,
Che l'anima, ch' ascolta, e che lo sente,
Dice: o me lassa, ch' io non son possente
Di dir quel, ch' odo, della donna mia!
E certo e mi convien lasciare in pria,
S'i'vo' trattar di quel, ch' odo di lei,
Ciò, che lo mio intelletto non comprende:
E di quel, che s' intende,

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Gran parte, perchè dirlo non saprei. /.
Dunque se le mie rime avran difetto,
Ch' entraron nella loda di costei,
Di ciò si biasmi il debole intelletto,
El parlar nostro, che non ha valore
Di ritrar tutto ciò, che dice Amore.

Non vedel sol, che tutto 'l mondo gira,
Cosa tanto gentil, quanto 'n quell' ora,
Che luce nella parte, ove dimora
La donna, di cui dire Amor mi face.
Ogni 'ntelletto di lassù la mira:
E quella gente, che qui s' innamora,
Ne' lor pensieri la trovano ancora,
Quand' Amor fa sentir della sua pace.

Su' esser tanto a quel, che gliel dà, piace,
Che 'nfonde sempre in lei la sua vertute
Oltre il domando di nostra natura,

La su' anima pura,

Che riceve da lui questa salute,

Lo manifesta in quel, che la conduce:
Che 'n sue bellezze son cose vedute,
Che gli occhi di color, dov' ella luce,
Ne mandan messi al cor pien di disiri,
Che tendon aere, e diventan sospiri.

In lei discende la virtù divina,

Sì come face in Angelo, che 'l vede:
E qual donna gentil questo non crede,
Parli con lei, e miri gli atti suoi..
Quivi, dov' ella parla, si dichina
Un' Angiolo dal ciel, che reca fede,
Come l'alto valor, ch' ella possiede,
È oltre a quel, che si conviene a noi.
Gli atti soavi, ch' ella mostra altrui,
Vanno chiamando Amor, ciascuno a prova,
In quella voce, che la fa sentire.
Di costei si può dire:

Gentil è in donna ciò, che 'n lei si trova:
E bella è tanto, quanto lei simiglia.
E puossi dir, che 'l suo aspetto giova,
A consentir ciò, che par maraviglia.
Onde la fede nostra è ajutata;
Però fu tal da eterno crenta.

Cose appariscon nello suo aspetto,
Che mostran de' piacer del Paradiso;
Dico negli occhj, e nel suo dolce riso,
Che le vi reca Amor, com' a suo loco.
Elle soverchian lo nostro intelletto,
Come raggio di sole in frale viso;
E perch' io non le posso mirar fiso,
Mi convien contentar di dirne poco,
Sua biltà piove fiammelle di foco,
Animate d' un spirito gentile,
Chè criatore d' ogni pensier bono:
E compon come tuono

Gl' innati vizỳ, che fanno altrui vile.
Però qual donna sente sua biltate
Biasmar, per non parer queta e umile,
Miri coster, che è aśemplo d'umiltate.
Quest' è colei, ch' umilia ogni perversă
Costei pensò, chi mosse l'universo,

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Canzone e par, she tu parli contraro
Al dir d'una sorella, che tu hai:
Che questa donna, che tant' umil fai,
Ella la chiama fera e disdegnosa.

Tu sai, che 'l ciel sempr' è lucente e chiaro,

E quanto in se non si turba giammai;
Mali nostr" ocehj per cagioni assai,
Chiaman la stella talor tenebrosa:
Così quand' ella la chiama orgogliosa,
Non considéra lei secondo 'l vero;

Ma par secondo quel, che a lei parca,
Che

anima temea,

E teme ancora sì, che mi par fero,

Quantunque io veggia là ov' ella mi sente.
Così ti scusa, se ti fa mestiero.

E quando poi a lei ti rappresente,
Dirai: Madonna, s` ello v'è a grato,
to parlerò di voi in ciascun lato.

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Le dolci rime d' Amor, ch'i' solia

1

Cercar ne' miei pensieri,

Convien ch' i' lasci, non perch' i' non speri

Ad esse ritornare ;

Ma perchè gli atti disdegnosi e feri,

Che nella donna mia

Sono appariti, m' han chiuso la via
Dell' usato parlare:

E poi che tempo mi par d' aspettare,
Diporrò giù lo mio sóave stile,

Ch'i ho tenuto nel trattar d' Amore,
E dirò del valore,

Per lo qual veramente uomo è gentile,
Con rime aspre e sottile,

Riprovando il giudicio falso e vile

Di que', che voglion, che di gentilezza

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