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v. 40-66.

E certo chi con bona opinione,
Perfettamente, e con sincera fede
Crede, è salvato per sua passione.
Chi altramente vacillando crede,
Eretico e nemico è di se stesso:
L'anima perde, che non se n' avvede.
Tolto di croce, e nel sepolcro messo,
Con l'anima e col corpo il terzo dì
Da morte suscitò, credo e confesso;
E con tutta la carne, ch' ebbe qui
Dalla sua madre Vergin benedetta,
Poi alto in cielo vivo se ne gì;
E con Dio Padre siede; e quindi aspetta
Tornar con gloria a giudicare i morti,
E di loro, e dei vivi far vendetta,
Dunque a ben far ciaschedun si conforti,
E' Paradiso per ben far aspetti:
Ch' alle grazie di Dio sarem consorti,
E chi con vizj vive, e con difetti,
Sempre in inferno speri pene e guai
Insieme coi demonj maledetti.

Alle qual pene rimedio giammai
Non vi si trova, che son senza fine,
Con pianti, stridi ed infiniti lai.
Delle qual pene l'anime tapine

Ci guardi e campi lo Spirito Santo,
Qual è terza persona alle divine.^

v. 67 - 93.

Così col Padre è lo Spirito Santo,

Com'è 'l Figliuolo: l' uno è all' altro eguale :

E solo un Dio, e sol de' Santi un Santo. Ed è la vera Trinità cotale,

Che il Padre ed il Figliuol un solo Dio
Con lo Spirito Santo ciascun vale:
Lo qual per quell' amore, e bon desio,
Che dal Padre al Figliuolo eternal regna,
Procedente, e non fatto, è al parer mio.
Chi più sottile dichiarar s' ingegna,
Che cosa sia quella divina essenza,
Manca la possa, e così il cor ne indegna.
Bastici solo aver ferma credenza

Di quel, che ci ammaestra Santa Chiesa,
La qual ci dà di ciò vera sentenza.
I' dico, che 'l Battesmo ciascun fresa
Della divina grazia; e mondal tutto
D'ogni peccato, e d' ogni virtù il presa;
Qual è sol d'acqua, e di parole tutto:
E non si dà a niun più d' una volta,
Quantunque torni di peccato brutto.
E senza questo ogni possanza è tolta

A ciaschedun d' andar a vita eterna:
Benchè in se abbia assai virtù raccolta.
Lume tal volta di quella lucerna,

Che dallo Spirito Santo in noi risplende,
E con dritto disio si ne governa:

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E del Battesmo amor si forte accende

L'ardor in noi, che per la voglia giusta Non men, ch' averlo, l' uom giusto s' intende. E per purgar la nostra voglia ingiusta, E" peccar nostro, che da Dio ci parte, La Penitenza abbiam per nostra frusta. Nè per nostra possanza, nè per arte Tornar potemo alla divina grazia, Senza Confession da nostra parte, Prima Contrizion quella è, che strazia

Il mal, ch' hai fatto; poi con propria bocca
Confessa il mal, che tanto in noi si spazia.
E' satisfar, che dietro a lei s'accocca,
Ci fa tornar con le predette insieme
A aver perdon, chi con diritto il tocca.
Da poi che 'l rio nemico pur ne premie
Le nostre fragil voglie a farci danno,
E di nostra virtù poco si teme,
Acciò che noi fuggiamo il falso inganno
Di questo maledetto e rio nemico,
Da cui principio i mal tutti quanti hanno:
Il nostro Signor Diò, padre ed amico,
Il Corpo suo, e 'l suo Sangue, benigno
All' Altar ci dimostra, com' io dico:

Il proprio Corpo, che nel santo liguo
Di croce fu confitto, e 'l Sangue sparto,
Per liberarne dal demon maligno.

Y, 121 - 147,

E se dal falso il vero io ben comparto,
In forma d' Ostia noi sì veggiam Cristo,
Quel, che produsse la Vergine in parto.
Vero è Iddio e Uomo insieme misto,

Sotto le spezie del pane e del vino,
Per far del Paradiso in esso acquisto,
Tanto è santo, mirabil e divino

Questo Mistero e santo Sacramento, Che a dirlo saria poco il mio latino. Questo ci dà fortezza ed ardimento

Contra le nostre rie tentazioni,

Sì che per lui da noi 'l nemico è vento.
Perchè egli intende ben l' orazioni,

Che a lui son fatte, benigne e divote,
E che procedon da contrizioni.

La possa di ciò far, e l' altre note,

L' Ore cantare, e dare altrui Battesmo,
Solo è dai preti il volger cotal rote,
E per fermezza ancor del Cristianesmo
Abbiam la Cresma, e l' Olio Santo ancora,
Per raffermare quel creder medesmo.
La carne nostra al mal ́pronta tuttora,
È stimolata da lussuria molto,

Che a lo mal far ognun sempre rincora.
A tal rimedio Dio ci volse il volto,
Ed ordinò fra noi il Matrimonio,
Per qual cotal peccar da noi sia tolto.

V. 149-174.

E così ci difendon dal demonio
I sopraddetti sette Sacramenti,
Con orazion, limosne e digionio.
Diece abbiamo da Dio'comandamenti,

Lo primo è, che lui solo adoriamo,

E a Idoli, o altri Dei non siam credenti.

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El santo nome di Dio non pigliamo

In van, giurando, o. in altre simil oose? Ma solamente lui benediciamo, Il terzo si è, che ciascun si ripose D'ogni fatica un dì della semana, Si come Santa Chiesa aperto pose, Sopra ogni cosa qui tra noi mondana,

A padre e a madre noi rendiamo onore; Perchè da loro abbiam la carne umana, Che tu no' 'nfurii; nè sia rubatore;

E vivi casto di lussuria a tondo; Ne di ciò cerchi altrui far disonore, Nè già per cosa, ch' egli aspetti al mondo, Falsa testimonianza alcun non faccia; Perchè col falso il ver si mette al fondo.

Che non saran aperte le sue braccia

A chi ne riderà per alcun modo:

Che sarà indegno di veder sua faceia,

Ne delle colpe sue solverà il podo,

Chi del prossimo suo brama la moglie;
Perchè sarebbe di carità vodo.

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