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quattro versi, composti da Dante, quando venne Ambasciatore in Venezia per i Signori di Ravenna. Questi versi con la pittura andarono male nell' incendio probabilmente del detto salone, seguito l'anno 1577.

P. 255. Epitaphium. Quest' epitafio è cavato da Adam Friedrich Glafeys Kern der Geschichte des hohen Chur- und Fürstlichen Hauses zu Sachsen, Nürnberg, 1753. Cap. VII. 5. e riferisce questo istoriografo, che Dante, il quale era esiliato, ed in quel tempo s' interteneva in Sassonia, lo fece. Si trova scritto con lettere bianche sopra una tavola nera nella chiesa di S. Paolo (Paulinerkirche), ove fu sepellito il detto Dizmanno, Margravio di Misnia. Si legge il medesimo epitafio con poche varietà in Stepneri Inscriptiones Lipsienses, L. 1. p. 15. N. 44. con questa aggiunta:

Obiit VIII. Cal Jan. Anno Chr. M. cc. xxx.

Dantes Alligerius F. F.

Ma tanto il dì come l'anno sono falsi; perchè il Margravio fu assassinato nella chiesa di S. Tommaso della medesima città di Lipsia l'anno 1307. il dì 11 Dicembre.

Le variazioni del testo sono le seguenti:

v. 2. Margaretaque pia

v. 8. praelia dura subit.

V. 10. Boëmiae

v. 14. hic miser emeruit.

v. 17. nostris sed terga

v. 19. Innumeri et nostri caesi ́sunt

v. 23. Objicit illa mea, crudelis, pectora ferro, v. 26. non dedit una dies.

E veramente con queste varietà si legge ancor oggi quest' epitafio nella soppradetta chiesa.

Non abbiamo potuto trovare in niun altro luogo, che Dante sia stato in quei tempi in Sassonia, nè che abbia composto questo epitafio, e G. E. Lessing ( Vermischte Schriften Th. 14. pag. 13.) presu me, che gli sia stato sopposto da Erasmo Stella, istoriografo nel tempo suo non men celebre che diffamato; ma sarebbe a desiderare, che si ricercasse con diligenza, se di lui veramente sieno questi versi, come anche molte delle poesie contenute in questa raccolta, la autenticità delle quali non è ancora verificata.

INDICE

DELLE

RI M E.

A ciascun' alma presa; e gentil core,
Ahi lasso, ch' io credea trovar pietate,
Amore, el cor gentil sono una cosa:
Amor mi fa si fedelmente amare,
Ben dico certo, che non è riparo
Gavalcando l'altr' ier per un cammino,
Chi guarderà giaminai senza paura

So ET TI

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94.

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* 87

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Ciò, che m'incontra nella mente, more,
Coll' altre donne mia vista gabbate:
Color d' Amore, e di pietà sembianti
Dagli occhi belli di questa mia dama
Dagli occhi della mia donna si move
Dante, io ho preso l'abito di toglia,
Da quella luce che 'l suo corso gira
Deh peregrini, che pensosi andate,
Di ciò che stato sei dimandatore,

Di donne io vidi una gentile schiera
E' non è legno di sì forti nocchj,
Era venuta nella mente mia

Gentil pensiero, che parla di voi,

Guido, vorrei, che tu, e Lappo, ed io,

Io maledico il dì ch' io vidi imprima
Io mi credea del tutto esser partito
Io mi senti' svegliar dentro dal core
Io son si vago della bella luce

Io vengo il giorno a te infinite volte,
L'amaro lacrimar, che voi faceste,
Lasso, lo dol, che più mi dole e serra,
Lasso! per forza di molti sospiri
Lo fin piacer di quello adorno viso
Lo vostro fermo dir, fino ed orrato,
Madonne, deh vedeste voi l' altr' ieri
Messer Brunetto, questa pulzelletta
Malti volendo dir, che fosse Amore,
Morte villana, e di pietà nimica,
Naturalmente chere ogni amadore
Negli occhi porta la mia donna Amore:
Nelle man vostre, o dolce donna mia,
Non canoscendo, amico, vostro nomo,
Non v'accorgete voi d' un che si smore,
O dolci rime, che parlando andate
Oltre la spera, che più larga gira,

O Madre di vitute,

luce eterna, Onde venite voi così pensose?

O voi, che per la via d' Amor passate,
Parole mie, che per lo mondo siete,

Per prova di saper, com' vale o quanto,
Per quella via che la bellezza corre,
Piangete, amanti, poi che piange Amore,
Poi ch' io fui, Dante, dal natal mio sito,

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Provvedi, saggio, ad esta visione,
Qual che voi siate, amico, vostro manto
Quando la notte abbraccia con fosch' ale
Questa donna, ch' andar mi fa pensoso.
Savere e cortesia, ingegno ed arte,
Savete giudicar vostra ragione,

Se' tu colui, ch' hai trattato sovente
Se vedi Amore, assai ti prego, Dante,
Se vedi gli occhj miei di pianger vaghi
Signor, e non passò mai peregrino,
Spesse fiate vegnonmi alla mente
Tauto gentile, e tanto onesta pare

Tu, che stampi lo colle ombroso e fresco,

Tutti li miei pensier parlan d' Amore,
Un dì si venne a me melanconia,

Pag.

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Vede perfettamente ogni salute,
Vedesti, al mio parere ogni valore,
Venite a 'ntender li sospiri mici,
Videro gli occhj miei, quanta pietate
Voi, che portate la sembianza umile,
Voi, donne, che pietoso atto mostrate,

BALLAT E.

Ballata, i' vo', che tu ritrovi Amore,
Deh nuvoletta, che 'n ombra d' Amore

Donne, io non so di che mi preghi Amore,
Io mi son pargoletta bella e nova,

Io non domando, Amore,

Poi che saziar non posso gli occhj miei
Quando il consiglio degli augei si tenne,
Voi che sapete ragionar d' Amore,

SESTIN A.

Al poco giorno, ed al gran cerchio d' ombra

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