era fatto distruggitore dell' anima mia, e cominciai: Gli occhi dolenti per pietà del core, Se non a cor gentil, che 'n donna sia: Che se n'è ita in ciel subitamente, Ita n'è Beatrice in l' alto cielo, Nel reame, ove gli Angeli hanno pace: Nè di calor, sì come l'altre face; Che fe' maravigliar l' eterno Sire; Lo giunse, di chiamar tanta salute. E fella di quaggiuso a se venire; Partissi della sua bella persona, Donanmi angoscia li sospiri forte, Quando 'I pensiero, nella mente grave Che mi tramuta lo color nel viso. Ch' io mi risquoto per dolor, ch' io sento: Che Che dalle genti vergogna mi parte; Pianger di doglia, e sospirar di angoscia Mi strugge il core, ovunque sol mi trovo, Che la mia donna andò nel secol novo, Chè ogn'uom par mi dica: io t' abbandono; Ma qual, ch' i' sia, la mia donna se 'l vede, Pietosa mia Canzone, or va piangendo, Erano usate di portar letizia: E tu, che sei figliuola di tristizia, Poichè detta fu questa Canzone, si venne a me uno, il quale, secondo i gradi dell' amistà, è amico a me immediatamente dopo il primo; e questo fu tanto distretto di sanguinità con questa gloriosa, che nullo più presso l' era. E poich' el fu meco a ragionare, mi pregò, ch' io gli do vessi dire alcuna cosa per una donna, che era morta : e simulava sue parole, acciocchè paresse', che dicesse d' un' altra, la quale era morta certamente. Onde io accorgendomi, che questi dicea solo per que sta benedetta, dissi di fare ciò che mi domandava il suo priego. Onde poi pensando a ciò, propuosi di fare un Sonetto, nel qual' io mi lamentassi alquanto, e di darlo a questo mio amico, acciocchè paresse, che per lui l'avessi fatto: e dissi allora questo Sonetto, che comincia così: Venite a 'ntender li sospiri miei, Molte fiate più, ch' io non vorria, La mia donna gentil, che se n'è gita E dispregiar talora questa vita, Poichè detto ebbi questo Sonetto, pensandomi, chi questi era, a cui lo 'ntendeva di mandare, quasi come per lui fatto, vidi, che povero mi pareva il servigio, e nudo a così distretta persona di questa gloriosa. E però, anzi che io gli dessi il soprascritto Sonetto, dissi due Stanze d' una Canzone: l' una per costui veracemente, l'altra per me; avvegnachè paja l' una e l' altra per una persona detta, a chi non guarda sottilmente; ma chi sottilmente le mira, vede bene, che diverse persone parlano in ció: che l' una non chiama sua donna costei, e l' altra si, come appare manifestamente. Questa Canzone e questo soprascritto Sonetto gli diedi, dicendo io a lui, che per lui solo fatto l' avea. La Canzone comincia: Quantunque volte, lasso! mi rimembra, Veder la donna, ond' io vo sì dolente; La dolorosa mente, Ch' i' dico: anima mia, che non ten' vai? E e |