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teratura classica scrisse Alessandro Humbold,' il Laprade in Francia, il Motz, il Woermann, l'Heuse e il Biese in Germania, il Symonds in Inghilterra, il Bryant in America e il Rosanoff in Russia. E nondimeno codesto fecondo terreno è ancora per molte parti inesplorato. Un buon mietitore potrebbe tuttora raccogliervi messe copiosa e fruttuosa, a cui, meno esperti o meno ardimentosi, i racimolatori e spigolatori potrebbero seguire con sempre utile e nuovo lavoro. A me sia lecito qui, come la Matelda dantesca, andar sciegliendo fior da fiore, e guardare il soggetto, per così

1 HUMBOLDT, Cosmos, trad. franç., II, Milano, 1854.

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2 LAPRADE, Le sentiment de la nature avant le Christianisme, Paris, 1886; Le sentiment de la nature chez les modernes, Paris, 1870. Morz, Ueber die Empfindung der Naturschönheit bei den Alten, Leipzig, 1875. WOERMANN, Ueber den landschaftlichen Natursinn der Gr. u. Römer, München, 1871. STRAUB, Der Natursinn d. alten Griechen, Tübingen, 1889 e BIESE, Die Entwickelung d. Naturgefühls bei d. Griechen und Römer, Kiel, 1882-1884, il quale dà notizie di tutta la letteratura precedente sull'argomento; ID., Die Entwickelung des Naturgefühls im Mittelalter und in d. Neuezeit, Leipzig, 1888, che è ancora il più completo lavoro che io conosca. Al quale servono di complemento due altri scritti del medesimo critico, Die poetische Naturbeseelung bei den Griechen, in Zeitschrift f. Völkerpsychologie, Band 20, 1890 e Zur Literatur der Gesch. des Naturgefühls, in Zeitschrift f. vergleich. Literaturgesch., N. F., 1894, pag. 314 e segg., e infine l' acuto articolo di lui Die Poesie des Meers, nei Preussische Jahrbücher, Mai 1897. K. HEUSE, Ueber das Naturgefühl in alter u. neuer Poesie, in Zeitschrift f. vergl. Literaturgesch., Berlin, 1887, pag. 182 e segg. SYMONDS, Landscape, in Essays speculative and suggestive, London, 1893, pag. 289 e segg., e una serie d'articoli sul sentimento della natura nei poeti latini della sig. CESARESCO nella Contemporary Review del 1895 e 1896.-BRYANT, Philosophy of Landscape painting, St. Louis, 1882. ROSANOFF, Die Schönheit in der Natur und ihr Sinn, Moskau, 1896.

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A questi aggiungo ora, per quel che si riferisce all'azione dei progressi scientifici sul sentimento della natura, lo scritto dell' Jezler, Die Entwickelung unserer Naturanschaumy im XIX Iahrh. Leipzig, 1902.

dire, da un solo angolo visuale, indicando le vie onde si è formato il modo di sentire la natura nell'arte di noi moderni, pei quali è psicologicamente vero il detto, così discusso oggi dai simbolisti, di quell'acuto spirito di Federico Amiel: le paysage c'est l'état de l'ame.

Sarebbe un errore il credere che l'anima di un popolo o di una età si apra meglio al sentimento del mondo circostante, quanto è più semplice e ingenua e quanto meno ha in sè di vita e di contenuto spirituale; quasichè essa, in tali condizioni, sia uno specchio fedele e limpido delle cose. La storia e la ragione psicologica insegnano altrimenti. Vi sarà una ingenua e inconsapevole rispondenza fra l'anima semplicetta e la natura nel cui grembo pargoleggia, ma vero e preciso senso del valore intrinseco delle cose per l'anima non v'ha in quelle età primitive. La gran parte che nella letteratura e nell'arte moderna ha la rappresentazione della natura, deriva dall'essere appunto la coscienza nostra più ricca, più complicata, più varia dell'antica. Perchè nella natura tanto più si vede, quanto più vi si porta di proprio e più si è capace di vedervi; più essa si concede e si rivela a chi più sa comprenderla. Non è tanto un libro aperto che si legga, quanto un libro che si scrive da ciascuno, con caratteri propri. Onde avviene del sentimento della natura universa quello che accade d'uno spettacolo naturale. I più passano e non guardano. Altri rimangono come alla superficie, affascinati dalle linee e dai colori, nè san cogliere il senso profondo, o sentire la parola arcana che esce dal fondo di codesta visione. Solo ai pochi eletti accade che l'aspetto delle cose abbia il potere di mettere in moto il loro pensiero, la virtù evocatrice di mille ricordi e d'imagini come perdute nelle lontananze dell'anima. Ed in quei momenti veramente solenni e decisivi, i migliori, senza dubbio, della nostra vita, noi ci sentiamo uniti con arcani vincoli alla divina anima delle cose.

Vi è, tutti lo sanno, una virtù di animazione primitiva e spontanea della natura. I boschi vivono, le fonti cantano

teratura classica scrisse Alessandro Humbold,' il Laprade in Francia, il Motz, il Woermann, l'Heuse e il Biese in Germania, il Symonds in Inghilterra, il Bryant in America e il Rosanoff in Russia. E nondimeno codesto fecondo terreno è ancora per molte parti inesplorato. Un buon mietitore potrebbe tuttora raccogliervi messe copiosa e fruttuosa, a cui, meno esperti o meno ardimentosi, i racimolatori e spigolatori potrebbero seguire con sempre utile e nuovo lavoro. A me sia lecito qui, come la Matelda dantesca, andar sciegliendo fior da fiore, e guardare il soggetto, per così

1 HUMBOLDT, Cosmos, trad. franç., II, Milano, 1854.

2 LAPRADE, Le sentiment de la nature avant le Christianisme, Paris, 1886; Le sentiment de la nature chez les modernes, Paris, 1870. Morz, Ueber die Empfindung der Naturschönheit bei den Alten, Leipzig, 1875. WOERMANN, Ueber den landschaftlichen Natursinn der Gr. u. Römer, München, 1871. STRAUB, Der Natursinn d. alten Griechen, Tübingen, 1889 e BIESE, Die Entwickelung d. Naturgefühls bei d. Griechen und Römer, Kiel, 1882-1884, il quale dà notizie di tutta la letteratura precedente sull'argomento; ID., Die Entwickelung des Naturgefühls im Mittelalter und in d. Neuezeit, Leipzig, 1888, che è ancora il più completo lavoro che io conosca. Al quale servono di complemento due altri scritti del medesimo critico, Die poetische Naturbeseelung bei den Griechen, in Zeitschrift f. Völkerpsychologie, Band 20, 1890 e Zur Literatur der Gesch. des Naturgefühls, in Zeitschrift f. vergleich. Literaturgesch., N. F., 1894, pag. 314 e segg., e infine l' acuto articolo di lui Die Poesie des Meers, nei Preussische Jahrbücher, Mai 1897. K. HEUSE, Ueber das Naturgefühl in alter u. neuer Poesie, in Zeitschrift f. vergl. Literaturgesch., Berlin, 1887, pag. 182 e segg. SYMONDS, Landscape, in Essays speculative and suggestive, London, 1893, pag. 289 e segg., e una serie d'articoli sul sentimento della natura nei poeti latini della sig. CESARESCO nella Contemporary Review del 1895 e 1896. - BRYANT, Philosophy of Landscape painting, St. Louis, 1882. ROSANOFF, Die Schönheit in der Natur und ihr Sinn, Moskau, 1896.

A questi aggiungo ora, per quel che si riferisce all'azione dei progressi scientifici sul sentimento della natura, lo scritto dell' Jezler, Die Entwickelung unserer Naturanschaumy im XIX Iahrh. Leipzig, 1902.

dire, da un solo angolo visuale, indicando le vie onde si è formato il modo di sentire la natura nell'arte di noi moderni, pei quali è psicologicamente vero il detto, così discusso oggi dai simbolisti, di quell'acuto spirito di Federico Amiel le paysage c'est l'état de l'ame.

Sarebbe un errore il credere che l'anima di un popolo o di una età si apra meglio al sentimento del mondo circostante, quanto è più semplice e ingenua e quanto meno ha in sè di vita e di contenuto spirituale; quasichè essa, in tali condizioni, sia uno specchio fedele e limpido delle cose. La storia e la ragione psicologica insegnano altrimenti. Vi sarà una ingenua e inconsapevole rispondenza fra l'anima semplicetta e la natura nel cui grembo pargoleggia, ma vero e preciso senso del valore intrinseco delle cose per l'anima non v'ha in quelle età primitive. La gran parte che nella letteratura e nell'arte moderna ha la rappresentazione della natura, deriva dall'essere appunto la coscienza nostra più ricca, più complicata, più varia dell'antica. Perchè nella natura tanto più si vede, quanto più vi si porta di proprio e più si è capace di vedervi; più essa si concede e si rivela a chi più sa comprenderla. Non è tanto un libro aperto che si legga, quanto un libro che si scrive da ciascuno, con caratteri propri. Onde avviene del sentimento della natura universa quello che accade d'uno spettacolo naturale. I più passano e non guardano. Altri rimangono come alla superficie, affascinati dalle linee e dai colori, nè san cogliere il senso profondo, o sentire la parola arcana che esce dal fondo di codesta visione. Solo ai pochi eletti accade che l'aspetto delle cose abbia il potere di mettere in moto il loro pensiero, la virtù evocatrice di mille ricordi e d'imagini come perdute nelle lontananze dell'anima. Ed in quei momenti veramente solenni e decisivi, i migliori, senza dubbio, della nostra vita, noi ci sentiamo uniti con arcani vincoli alla divina anima delle cose.

Vi è, tutti lo sanno, una virtù di animazione primitiva e spontanea della natura. I boschi vivono, le fonti cantano

la loro canzone insonne di flauto, il mare palpita. Tutto risponde all'anima dell'uomo; ed Orfeo, secondo il mito leggiadro, trae seco gli esseri viventi e gli inanimati. Ogni età, come ogni popolo, ha, per così dire, il suo « occhio di paesista». Se non che codesta simpatia nativa onde il fenomeno divien persona umana e si traduce in un mito, è ben altra cosa da ciò che l'anima e l'arte riflessa ed affinata di noi moderni sente nelle cose. C'è di mezzo tutto un rivolgimento spirituale operato dal Cristianesimo, e dal nuovo concetto scientifico della natura. Per noi non vi sono più fra l'anima e il fenomeno delle persone viventi e plastiche che, riflesso e proiezione dell'uomo, popolino e animino la natura, come nel politeismo antico. E piuttosto l'uomo stesso che si sente intimamente partecipe della vita universa. E poichè egli non guarda più la natura alla superficie, nelle sue forme visibili e tangibili onde nacque il mito fisico e il sentimento plastico della natura, ma ne indovina ed interpreta il profondo senso e l'anima arcana; così quasi vi ritrova un'intima risonanza. Il Pigmalione della favola deve abbracciare la fredda pietra affinchè questa palpiti e viva; ma Faust riposa con fidente sicurtà sul seno materno della natura, che di lui sa le trepidanze e gli affanni.

Così è che la personificazione e la deificazione dei poteri dell' universo nelle forme concrete della persona umana presso gli antichi, tanto diversa da quella animazione interiore onde l'animo moderno sente negli esseri un' arcana parentela di natura e un intima comunanza di vita, interpone fra lo spirito e le cose le forme viventi degli dei; dove l'anima moderna è in diretta e profonda comunicazione colla vita della natura universa, di cui si sente partecipe, con tutto quel che di vago, d' indistinto, di misterioso che scaturisce dal sentimento arcano dell'infinito. All'anima antica potrebbe la natura dire l'amara parola dello spirito a Faust:

du gleichst dem Geist, den du begreifst
Nicht mir!

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