Sayfadaki görseller
PDF
ePub

vengono in essa i nobili uomini vincere; dico vincere, per essere più degli altri, sicchè la bontà, con la sua grida, oscuri e celi il contrario che è dentro. E siccome d'una massa bianca di grano si potrebbe levare a grano a grano il formento, e al grano sostituire saggina rossa, e tutta la massa finalmente cangerebbe colore; così della nobile progenie potrebbero li nobili morire a uno a uno, e nascere in quella li malvagi, tanto che cangerebbe il nome, e non nobile ma vile da dire sarebbe. Il quale passo del Convito potrebbe anche servire di chiosa al decimoquarto canto del Purgatorio, dove si rappresenta il tralignare di molte nobili famiglie di Romagna; congratulandosi, infine, il poeta con Ugolino de' Fantolini rimasto senza eredi, gli grida:

[ocr errors]

O Ugolin de' Fantolin, sicuro

È il nome tuo, da che più non s'aspetta
Chi far lo possa, tralignando, oscuro.

Dante stesso potè, in alcun momento della sua vita, trovandosi in compagnia di gente che vantava nobili antenati, desiderare che anche la nobiltà della sua stirpe antica fosse tenuta in maggior pregio; e la glorificazione ch'egli fa del cavalier Cacciaguida suo antenato, mostra bene ch'egli si teneva pure, per l'antenata Allighiera, e per il figlio che nacque, da quella prima radice, di sangue nobilissimo, se bene, come vedemmo, non abbia poi desiderato che si cercassero al di là di Cacciaguida il suo cognome e l'origine della sua famiglia. Ma il vero è che egli, sentendo sovra ogni cosa altamente di sè stesso, del suo grand' animo, del suo potente ingegno, alla nobiltà del sangue antepose poi sempre la nobiltà delle opere virtuose e magnanime, la quale essendo di ogni stato e condizione, può essere conseguita anche da uomini popolari, e da figli di padri nati in basso.

Conchiudendo, possiamo adunque ritener certa l'origine antica in Firenze della famiglia di Dante, rimontando essa, fuori di ogni dubbio, fino al secolo XI; che non gli dispiacesse un po' di nobiltà di sangue lo prova l'essersene gloriato, se bene fosse poca, per il ricordo di Cacciaguida, in Paradiso; che, al di là di Cacciaguida, non desiderasse egli stesso fosse tentato di saper altro (se bene in qualche modo sembrasse pur compiacersi che la sua famiglia provenisse, senza volerci dir come, da Roma, e perciò potesse anche distinguersi, per tale provenienza, dalle rozze bestie fiesolane di Firenze, e dalla gente venuta di contado), è cosa troppo evidente, per il silenzio del suo trisavolo intorno alla provenienza e alla qualità de' suoi maggiori.

Si suppone da molti che questi maggiori fossero Elisei; ma nè pur questo è ben certo. Della biografia di Dante noi sapremo sempre poco più di quello ch'egli stesso permise che intravedessimo nelle sue proprie parole. Se pertanto molte nostre curiosità intorno ai primi progenitori di Dante dovranno rimanere insoddisfatte, ci rimangono tuttavia documenti sufficienti fornitici da Dante stesso, nella Commedia e nel Convito, perchè sappiamo almeno quello che Dante pensava e sentiva veramente intorno alla nobiltà, di cui la miglior parte non è già quella che si eredita, ma quella che, con l'aiuto della volontà intenta al bene, ed inspirata, s'acquista e s'accresce. Ora a noi poco deve importare il conoscere se, per nobiltà di sangue, Dante fosse tra i più umili o tra i più grandi cittadini di Firenze; ci basti che sia certo come, avendo della vera nobiltà un così giusto concetto, egli abbia resa nobilissima la somma della sua vita, e trasfuso nell'opera sua, e, per essa, in noi, i più alti pensieri e i più nobili sentimenti non solo della più nobile tra le genti, ma, possiamo dirlo con legittimo orgoglio italiano, dell'intiera umanità civile.

Chè, se pure volendo, a dispetto di Cacciaguida, spingere troppo oltre le indagini nella genealogia dantesca, per squarciare il velo delle sue parole sospette intorno ai suoi maggiori, venissimo anche, per una non grata sorpresa, un giorno a ritrovare, come accade spesso in qualsiasi ricerca de' più remoti antenati, una prima origine non perfettamente ed esclusivamente aria e latina, potremmo, anche non tenendo conto dell'origine semitica. di quel gloriosissimo Cristo nostro che, in Roma meglio che altrove, adoriamo, consolarci con Dante, e per Dante, pensando, che anche ad Ottaviano Augusto, primo imperatore romano, come a discendente, in linea paterna, da una famiglia di liberti, nato forse da schiavi africani, e, in linea materna, da un' ava fenicia ch'era figlia d'un profumiere venuto a stabilirsi dalla Tripolitania in Ariccia, il nobilissimo, orgogliosissimo e viziosissimo Marcantonio rinfacciava un giorno dall' Egitto la sua remota origine bassa e servile; ma questo discendente di liberti poneva intanto, con grande animo, le fondamenta del più civile impero del mondo.

E, se pure noi dovessimo, tra gli antenati di Cacciaguida, scoprirne un giorno alcuno di origine non sospettata fin qui, non ci sgomenteremmo ancora, conoscendo bene, dalle sue parole stesse, quello che Dante pensava della vera nobiltà, la quale egli non solo accrebbe, ornando, accrescendo, appulcrando qualche cosa di più insigne alla fama del suo grande Cacciaguida, ma ponendo, alla sua volta, col proprio poema, nella sua gente e nel mondo il più saldo e il più luminoso. fra tutti gli imperi, l'impero della luce divina, facendola penetrare nella coscienza umana ed aiutando pure le antiche bestie fiesolane, illuminate da lui, a divenire, levando la fronte a Dio, un popolo d'artisti meravigliosi.

LEZIONE SECONDA

La famiglia, la nascita e l'infanzia di Dante.

Poco sappiamo de' primi antenati di Dante; e quel poco dal solo Cacciaguida; ma assai meno ancora del padre e della madre di Dante stesso, che non dovettero essere, in Firenze, personaggi molto notevoli.

Se Dante stesso non ci avesse più volte fatto intendere ch'egli era veramente fiorentino, e che l'avevano, come Cacciaguida, battezzato nella chiesa di San Giovanni, sapendosi che Allaghiero o Allighiero suo padre era de Guelfi, e che Dante nacque nel 1265, quando, cioè, i Guelfi erano stati cacciati di Firenze, si potrebbe sospettare che Dante fosse nato in esiglio. Ma, per che appunto, Allighiero secondo degli Allighieri, non dovette contar molto nella sua parte, e non tutti i Guelfi furono sbandeggiati, è ragionevole il supporre che i Ghibellini, ritornati in Firenze dopo la battaglia di Montaperti, tollerassero che colui il quale dovea essere in breve padre di Dante, rimanesse con altri Guelfi innocui nella città del Battista. Il dispregio grande con cui ne parla Forese Donati, nel suo contrasto poetico con Dante, che esamineremo in una prossima lezione, ov'è trattato come un uomo vile e codardo, può confermarci in questa opinione dello scarso valore attribuito in Firenze al secondo Allighiero; è vero bensi che Forese tratta anche

Dante come un dappoco. Il Boccaccio osserva come “più per la futura prole, che per sè dovea esser chiaro. „, Alcuno de' biografi di Dante suppose, tuttavia, che Allighiero secondo fosse giureconsulto; ma il conte Luigi Passerini, erudito genealogista, attesta: "Tra le varie carte relative ai suoi figli passate tra le mie mani, nelle quali è nominato qual lor padre, giammai trovasi designato con la qualifica di messere, inseparabile a quei tempi dal nome di giureconsulto.

[ocr errors]

Il padre del secondo Allighiero era Bellincione, e lo zio di lui si chiamava Bello, figli entrambi di Allighiero primo. Dante mette fra i superbi nel Purgatorio il suo bisavo Allighiero primo; e Geri del Bello, nipote del suo avo Bellincione, quindi suo prozio, nell'Inferno; dell'avo Bellincione, quantunque fosse già degli Anziani e poi tra i capi di parte guelfa che i Ghibellini dopo Montaperti bandirono confiscandogli i beni, non un motto mai, nè del padre suo proprio. L'avo, del resto, e il padre, Dante perdette in giovane età; il primo, forse innanzi all'anno 1270, ossia nella sua prima infanzia, il padre, nella giovinezza, appena compiuti i primi studî, prima certamente del suo anno diciottesimo; e s'ignora pure quando questo Allighiero secondo fosse nato.

Una sola cosa è ben nota di lui, che egli ebbe due mogli: una certa Bella, della quale s'ignora pure il casato, che diede la vita a Dante, e forse mori di parto, o almeno nella prima infanzia di Dante; può darsi che fosse una cugina di Allighiero secondo, figlia di un figlio del Bello suo zio; e quando perciò Forese, in un suo sonetto, accenna ai del Bello suoi parenti, dai quali non ha speranza di cavar danaro, perchè con essi la famiglia Allighieri si trova in guasto, può darsi che egli alluda pure alla discordia che dovette nascere tra gli Allighieri e i del Bello, nobili, ed agiati, dopo che Allighiero secondo sposò in seconde nozze Lapa figlia di Chia

« ÖncekiDevam »