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Chi troverà, dicean, la Donna forte
Che trapassato il termine vetusto,
Venga de Cieli a disserrar le porte?
Ch' altro mai volean dir dell' incombusto
Mosaico Rogo le innocenti arsure

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E di Vergine Terra il Germe augusto ?* E le bell' acque, che tranquille, e pure Sovra 'l Vello scendean soavemente.

Ad irrigar tutte l' Età. future ?> Nascesti, alta Donzella

,e immantinente: Ne' tuoi begli occhi, dell' eterno Sole: Si riacceser le faville spente..

Quei, che vuol quanto può, può quanto vuole Mirò se stesso con amor più intenso

Nel formar tue bellezze al Mondo sole, E al vago spirto di sua luce accenso Diè quel velo leggiadro, in cui trasparve Sua bontà, suo valor, suo zelo immenso. Tosto che in Terra il divin Volto apparve, Disparver l'ombre, e si feo lume al vero Nascoso pria sotto confuse larve, E' profondo ineffabile. Mistero

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Sulla tua fronte a chiare note: scritto,Die di pace, e d'amor pegno sincero Or chi sarà, che pel sentier più dritto Scorgami a dir dell' Opra alta, e gentile Di cui fu seme il primo uman delitto? Tu, se'l priego d'un cor supplice: umile. Vergin, ti muove, tu la stanca Cetra Reggi, e tu infiamma l'agghiacciato stile.. Chc mai non sorse a viaggiar sull' Etra Furor più sacro, nè più santo strale: Usci mai da poetica faretra.. Era omai giunto il termine fatale, Ed avea l'ira in carità cangiata Delle cose l'Artefice immortale Quando in Terra a portar l'alta ambasciata Soese un Messaggio, dal cui volto uscio Tutto il seren della Magion beata. Un nuovo Cielo, in rimirar MARIA, Gli s'aperse d'intorno, e sì gli piacque,, Ch'esser forse pensò, dov' ei fu pria...

Po

Poscia, o Vergine, disse, a cui non nacque
Altra simile: o degna, in cui s'asconda
Quel sommo Spirito, che correa sull'acque,
Qual torrente di Grazia il sen t'inonda ?
Oh fortunata, che del vero, e vivo
Gran Padre, e sposo tuo sarai feconda !
Qual'aura molle al caldo tempo estivo,
Le fresche Rose rugiadose allatta,

Ostro accrescendo all'ostro lor nativo;
Tale, o Bella, a quel dir la neve intatta
Di tue guance s'accese; e tal sembrasti,
Qual chi fra se co' suoi pensier combatta,
Egli allor di che temi? ancor contrasti?
Madre sarai senza viril contatto,

E fian sempre i tuoi fior vergini, e casti; Anzi il tuo sempre inviolato, e intatto Sempre, e mai sempre inviolabil Chiostro Via più puro sarà, fecondo fatto. Odi d'alta virtù mirabil Mostro ! Aura divina, onnipotente, eterna, Non mai descritta da mortale inchiostro, Aura dolce, che'l Ciel muove, e governa, Sol delle caste orecchie tue pel varco Strada farassi alla magion più interna ; E di sacro vigor tumido, e carco

Crescerà 'l ventre. Incognite quadrella Già Iddio t'avventa; ed il mio labbro è l'arco. Spirto d'invitta Fede, a tal favella,

Pien di un'alta umiltate al sen ti corse, E poi dicesti: eeco di Dio l'ancella. Ambo le labbra per dolor si morse

Il Re dell'Omdra, e non più stette il Mondo, Come fu già, di sua salute in forse. Ed ecco (oh quai portenti!) entro 'l fecondo Tuo sen l'incomprensibile celarsi,

E'l gran sostegno tuo farsi a te pondo,
E stupir la Natura, ed avverarsi

Le antiche Carte, e dell'Inferno a scorno;
La dubbia speme in sicurtà cangiarsi
Miro un Astro lucente a par del giorno
Scorta, e forier di peregrini passi.
Nuovo insolito di sparger d' intorno;

E pianger di dolcezza Uomini, e sassi
Miro, e Re grandi l'alto Re de i Regi
Stesi a terra inchinar con gli occhi bassi.
Miro l'Armento, che i Celesti pregi.

D' infante Dio tra rozzi panni avvolto
Par, che conosca, e d'adorar si pregi,
Quinci Angeliche voci, e quindi ascolto
Sacri vagiti: onde dal gaudio rotte
Liete lagrime a me piovon sul volto.
Non uscì mai dalle profonde grotte,
Per dar cambio a Colui, che 'l giorno rende,
Splendida più nè più beata Notte:

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Nette, che d' ogni giorno assai più splende:
Mirabil Notte, ond' è quel Sole uscito,
Che al Sol dà luce, e tutti gli astri accende;
Uom vero, e vero Dio, Lume infinito
D'eterno Lume immortalmente grande,
Picciol fatto per noi, frale, e finito.
Ma tu, Donna Real, d' opre ammirande
Illustre Vaso, alle cui lodi invano
Argenteo fiume di parlar si spande :
Vedi ben, che ogni sforzo è fiacco
A tanta impresa e che a risponder sorde
Le tempre son dell' intelletto umano.
Del tuo gran Parto le sagrate corde

e vano

Tocchi Angelico Plettro in maggior tuono, E due Nature in un Soggetto accorde. Che a se mi chiama un lamentevol suono D' urla, e di pianti, e di materne strida Senza trovar pietà, non che perdono. Ecco dell' empio Re l' ira omicida : Ecco piange Betlemme: ecco si lagna Che 'l ferro i figli; e'l duol le Madri uccida, Eceo che in mezzo d' infedel Campagna Offre scampo, e riparo al gran periglio Quella Terra, che il Nil feconda E già in un dolce riposato ęsiglio Povera vita, ma tranquilla meni Col vecchio Sposo e col tuo piccol Figlio, Ma l'aere sacro de' be' rai sereni

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e bagna.

Qual nube adombra d'improvviso affanno,
Che gli fa d'ampio umor gravidi, e pieni?

Se

Se'l tuo Figlio smarristi, è brieve il danno
Che tosto il trovi, e di sua vista sazj
Le luci, che desio d'altro non hanno.
A più crudeli, e tormentosi strazj

11 Ciel ti serba, e più che mai veloce
Già varca il Tempo i destinati spazj.
Spine veggio, e flagelli, e Chiodi. e Croce:
Veggio il suol, che i Cadaveri sprigiona,
E de' rotti Macigni odo la voce:
Nera gramaglia, che 'l gran dì corona
Veggio, è la vera immortal Vita uccisa.
Che a Morte in braccio a gli Uccisor perdona.
Quanto, oh quanto da te fosti divisa,
Quando la bella, scolorita, e cara
Faccia mirasti del suo sangue intrisa !
E quando il sen ti trapassò l'amara
Voce del Figlio esangue allor, ch'ei disse:
Altro figlio in mia vece a te prepara!
Nel Tronco a par del Tronco immote, e fisse.
Tue pupille inchiodasti; e'l cuore aperto
Crudo coltello di dolor trafisse.

Qual Tortorella, che con passo incerto
Va la sua dolce compagnia cercando,
E'l Piano assorda, e l'aspro Poggio, ed erte:
Tal non ben viva, o di te stessa in bando
Givi tu coi sospir fatti già tromba

Il dolce amato Nome in van chiamando. Ma poichè il terzo di tolse alla Tomba Ogni suo dritto, e in pioggia poi di foco Scese a te l'alta, ed immortal Colomba; Vera Martir d'amore a poco a poco

All' Alma di se Donna il volo apristi: Ch' arder da lungi a chi ben' ama è poco. Pianti sereni, e sospir lieti, e tristi, E dolci amare dilettose pene,

Ed affetti di gioja, e di duol misti:
Fede armata di zelo e viva spene,

E carità fervente oltre nostr' uso,
Che d'alto, e nobil foco empie le vene
Tal fatto avean di te desio lassuso,
Che si lungo aspettar più non soffriva
parea dal suo Ciel il Cielo escluso.

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Ma

Ma già la nave tua correndo a riva
Con vele d'oro, e con gemmate antenne
Al felice naufragio i fianchi apriva.
Morte alzò 'l braccio, má tantosto il tenne
Riverenza e timor, poi disse: O Donna
Torni pur tua grand' Alma, onde sen venne
Che poss❜io teco, ancorchè inerme, e in gonna ?
Non ho io signoria fuor del mio regno;
E'l tuo alto valor di me s'indonna.
Amor ministro assai di me più degno

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A more Amor sottentrerà in mia vece;
Che ferir non possio si eccelso segno.
Volea più dir; ma incontro a lei si fece
Un de' tuoi sguardi, che con dolce forza,
Qual densa nebbia, il suo parlar disfece.
Or tu la debil voce in me rinforza,
Signora, e Madre, che di pianto molle
Pietoso affetto a dir di te mi sforza.

Era già 'I tempo, che divampa, e bolle
11 gran Pianeta, e su gli Eterei Poggi
L'infiammato Leon Sua chioma estolle;
Quando discesa da i superni Alloggi

Luce a te venne, non so quale, o quanta; Ch'io non ho sguardo, che tant' alto poggi E quanto più bevea l'Anima santa

Del caro lume, più spedita, e lieve Trasparia per lo vel, che l'Alme ammanta. Candida falda di non tocca neve

Era il volto, e i begli occhi, avrem pùr pace,
Dir parean con un guardo, e avremla in breve
Così a guisa di bella, e chiara face,
Che a poco a poco, quando l'aere è cheto
Soavemente si consuma, e sface;

Esente affatto dal comun Décreto:
Senza morir moristi, e i nostri danni

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Morte fer bella, e'l Ciel più bello, e lieto..

Vedova sconsolata in neri panni

Piangea la Terra, ed i Celesti Amori
Facean teco ritorno a gli alti Scanni

Sull'ale intanto de' beati Cori

Correa giù per quell' aere luminoso.
Dolce armonia. di spiriti canori

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D

Che

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