Che non ti paian d'essa bene accorte, Allor ti priego che ti riconforte, Dicendo lor, diletta mia novella:
Ponete mente almen com' io son bella. [Conv. Tr. II.]
VOI, che portate la sembianza umile, Cogli occhi bassi mostrando dolore, Onde venite, che 'l vostro colore Par divenuto di pietà simile? Vedeste voi nostra donna gentile
Bagnata il viso di pianto d'amore? Ditelmi, donne, chè mel dice il core, Perch' io vi veggio andar senz' atto vile. E se venite da tanta pietate,
Piacciavi di restar qui meco alquanto,
E checchè sia di lei, nol mi celate:
Ch'io veggio gli occhi vostri c'hanno pianto, E veggiovi venir sì sfigurate,
Che 'l cor mi trema di vederne tanto. [V. N. 22]
VOI che sapete ragionar d'amore, Udite la ballata mia pietosa,
Che parla d' una donna disdegnosa, La qual m'ha tolto il cor per suo valore.
Tanto disdegna qualunque la mira,
Che fa chinare gli occhi per paura; Chè d'intorno da' suoi sempre si gira D'ogni crudelitate una pintura:
Ma dentro portan la dolce figura, Che all' anima gentil fa dir: Mercede; Si virtuosa, che quando si vede, Trae li sospiri altrui fuora del core. Par ch'ella dica: Io non sarò umile Verso d'alcun, che negli occhi mi guardi; Ch' io ci porto entro quel signor gentile, Che m'ha fatto sentir degli suoi dardi. E certo io credo che così gli guardi. Per vederli per sè quando le piace: A quella guisa donna retta face Quando si mira per volere onore. Io non spero che mai per sua pietate Degnasse di guardare un poco altrui:
Così è fera donna in sua beltate
Questa, che sente Amor negli occhi sui. Ma quanto vuol nasconda e guardi lui, 2860 Ch'io non veggia talor tanta salute; Perocchè i miei desiri avran virtute Contra il disdegno, che mi dà, Amore.
VOI, donne, che pietoso atto mostrate, Chi è esta donna, che giace sì venta? Saria mai quella ch' è nel mio cor penta? Deh! s'ella è dessa, più non mel celate. Ben ha le sue sembianze sì cambiate,
E la figura sua mi par sì spenta, Ch' al mio parere ella non rappresenta Quella, che fa parer l'altre beate. Se nostra donna conoscer non puoi, Ch'è si conquisa, non mi par gran fatto, Perocchè quel medesmo avvenne a noi.
Ma se tu mirerai, al gentil atto
Degli occhi suoi conosceraila poi: Non pianger più, tu sei già tutto sfatto.
DI DANTE CON FORESE DONATI
CHI udisse tossir la mal fatata Moglie di Bicci vocato Forese, Potrebbe dir che là fosse vernata Ove si fa 'l cristallo in quel paese. Di mezzo agosto la trovi infreddata; Or sappi che de' far d'ogni altro mese! E non le val perchè dorma calzata Merzè del copertoio ch'ha cortonese. La tosse, il freddo, e l'altra mala voglia Non le addivien per omor ch' abbia vecchi, Ma per difetto ch'ella sente al nido. Piange la madre ch'ha più d'una doglia,
Dicendo: Lassa, che per fichi secchi Messa l'avre' in casa il conte Guido!
FORESE A DANTE
L'ALTRA notte mi venne una gran tosse, Perch' io non avea che tenere addosso; Ma incontinente che fu dì, fui mosso Per gire a guadagnare ove che fosse. Udite la fortuna ove m' addosse: Ch'i' credetti trovar perle in un bosso, E be' fiorin coniati d'oro rosso; Ed i' trovai Alaghier tra le fosse, Legato a nodo ch'i' non saccio il nome, Se fu di Salamone o d' altro saggio. Allora mi segna' verso il levante; E quei mi disse: Per amor di Dante, Scio' mi. Ed io non potetti veder come: Tornai adrieto, e compie' mio viaggio.
DANTE A FORESE BEN ti faranno il nodo Salamone Bicci Novello, e' petti delle starne, Ma peggio fia la lonza del castrone, Chè 'l cuoio farà vendetta della carne. Tal che starai pur presso a San Simone,
Se tu non ti procacci dell' andarne; E 'ntendi che 'l fuggire el mal boccone Sarebbe tardi omai a ricamparne. Ma ben m' è detto che tu sai un' arte, Che s'egli è vero, tu ti puoi rifare, Però ch' ell' è di molto gran guadagno ; E fassi a tempo ch'è téma di carne: Non hai che ti bisogni scioperare; Ma ben ne colse male a' fi' di Stagno.
FORESE A DANTE
VA', rivesti San Gal, prima che dichi Parole o motti d'altrui povertate, Chè troppo n'è venuto gran pietate, In questo verno, a tutti suoi amichi. Et anche, se tu ci hai per si mendichi, Perchè pur mandi a noi per caritate? Dal castel d'Altafronte ha' ta' grembiate,
Ch'i' saccio ben che tu te ne nutrichi. Ma ben ti lecerà il lavorare,
Se Dio ti salvi la Tana e 'l Francesco, Chè col Belluzzo tu non se' in brigata. Allo spedale a Pinti ha' riparare:
E già mi par vedere stare a desco; Ed in terzo, Alighier con la farsata.
DANTE A FORESE
BICCI Novel, figliuol di non so cui, S'i' non ne domandasse monna Tessa, Giù per la gola tanta roba è messa, Ch' a forza gli convene or tor l' altrui. E già la gente si guarda da lui,
Chi ha borsa allato, là dov' e' s' appressa; Dicendo: Questi ch'ha la faccia fessa, E piuvico ladron negli atti sui.
E tal giace per lui nel letto tristo,
Per tema non sia preso a lo 'mbolare,
Che gli aparten quanto Gioseppo a Cristo.
Di Bicci e de' fratei posso contare,
Che, per lo sangue lor, del male acquisto Sanno a lor donne buon cognati stare.
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