Sayfadaki görseller
PDF
ePub

amoroso. Cantando d'amore, que' poeti attinsero le ispirazioni, quasi tutti, esclusivamente dalla vita; il sentimento e il pensiero è ne' carmi d'amore vivo e vero, e le forme stesse hanno una semplicità e una novità non consueta.

Le ebbrezze e le battaglie d'amore, i dispetti, i capricci, lo spegnersi di antiche fiamme e il ridestarsi di nuove son da que' poeti vivamente ritratte: scompare l'adoratore del mondo antico, lo studioso di Virgilio, di Catullo, di Tibullo, e appare solo l'uomo che sente coll'anima sua, e che gioisce di gioie vere e soffre e spasima di veri dolori.

Nè ciò io dico solo dei più eccellenti.

Il Pontano è ancor più vivo, ancor più simpatico, quando canta d'amore. Le donne della sua Napoli, leggiere e capricciose, che oggi lo beano coll'occhiata audace, promettitrice di lunghe e fervide ebbrezze, e che domani gli vibrano in faccia la parola dell'abbandono e dell'odio, emergono con verità mirabile da' suoi carmi. Stella, Fanniola non hanno a che vedere con Lesbia, o con Lidia, o con Cinzia. E le sue gioie di amante fortunato e desiderato, e gli sconforti e gli inutili desideri di lui, vecchio impotente e invano vagheggiante i seni ricolmi e le audaci anche delle altere bellezze della sua Napoli, sono così stupendamente ritratte ne' suoi Amores, che quasi questi ci fan

dimenticare gli altri carmi di quel gaio e gagliardo pittore della Natura, che della Natura ebbe così fine e così profondo sentimento.

Il Beccadelli, quando canta d'amore è gaio ed efficace e vero decus elegantiarum1 e meritamente il suo Ermaphroditon ebbe da' contemporanei ciò, che con frase moderna, si direbbe un successo d'entusiasmo, sebbene non pochi, e principalmente il Valla ed il Filelfo, ne rimproverassero in modo acerbo la soverchia licenza. Ma ingegnosamente lo difendeva il Guarino: An ideo minus laudabo Apellem fabrum, ceterosque pictores quia nudas et apertas pinxerint in corpore particulas?

-

[ocr errors]

E la musa del Sannazzaro è senza confronto più viva e più splendida allorchè gli detta carmi amorosi, che quando gli fa cantare il De Partu Virginis, poema nel quale si rivela un ingegno poetico quasi paragonabile a quello di Virgilio, ma che rimane pur sempre freddo e non ispirato, perchè non veramente dettato dalla fede, e in un tempo in cui della fede non rimanevano che le forme, e gli spiriti vagavano incerti fra i revocati

PONTANO. Carm. Ad Antonium Panormitam.

2 Cfr. VOIGT. Die Widerbelebung des Klassischen Alterthums oder das erste Jahrhundert des Humanismus. Berlin, 1880-1; p. 514 e seg.

Il Giraldi fu verso il Panormita ingiustamente severo: Dicam ego vobis sane quid sentio, nec is mihi poeta bonus, nec bonus orator (Dial. cit., col. 531).

fantasmi del mondo pagano e gl'ideali del cristianesimo.1

Non è qui luogo di dire del soave autore dell'Arcadia, la quale ebbe imitatori fra i maggiori poeti spagnuoli: Garcilasso de la Véga, l'autore dei versi los mas suaves que existen en lengua española, Jorge de Montemayor, e la numerosa schiera di scrittori d'egloghe vissuti al tempo di Garcilasso e dopo lui,2 ed ebbe imitatori fra i poeti di quella terra, che è la classica patria della poesia pastorale, il Portogallo, e in Francia stessa. Ma accenno alle sue liriche latine d'argomento amoroso.

3

1 "Pur troppo noi italiani siamo in modo particolare irreligiosi e corrotti.

MACCHIAVELLI. Discorsi; 1, 12.

"Da tempo remotissimo, scrive il Burckhardt, il frequente e immediato contatto coi Bizantini e coi Musulmani aveva tenuto viva un'abituale tolleranza, o indifferenza religiosa, dinanzi alla quale l'idea etnografica di una Cristianità occidentale privilegiata perdeva ogni efficacia. E quando l'antichità classica co' suoi eroi e le sue istituzioni, divenne l'ideale della vita umana, la speculazione conforme allo spirito degli antichi e lo scetticismo dominarono spesso per intero la mente degli Italiani. „

BURCKHARDT. La civiltà nel secolo del rinascimento in Italia. trad. del Valbusa. Firenze, 1870; Vol. II, p. 296.

E nota il Gregorovius: "Se un romano dell'età di Cicerone fosse rivissuto nel secolo decimosesto, ed avesse assistito alle feste di qualche Santo della Chiesa, non gli sarebbe paruto di respirare aura diversa da quella dell'antica sua epoca.

GREGOROVIUS. Storia della Città di Roma, trad. del Manzato. Venezia, 1876; Vol. vi, p. 336.

2 Cfr. TORRACA. Gli imitatori stranieri di Jacopo Sannazzaro. Roma, 1882; p. 7-22.

3 TORRACA. Op. cit.; p. 25.

1

La freschezza e la verità del sentimento è in codeste liriche mirabile, e vi corrisponde, è naturale, l'efficacia delle forme. I desideri che gli suscita in cuore un' amante ritrosa che gli dà baci freddi, quali figliuola a padre, o sorella a fratello, o il dolore che lo strazia per una sua bella perduta e che gli fa invidiare le anime fortunate, alle quali essa va compagna nell'Eliso, son vivamente ritratti ne' suoi epigrammi. E questi ebbero imitatori in Francia. Gioacchino du Bellay, piuttosto che imitare, in gran parte traduceva ne' suoi Ieux Rustiques un epigramma del libro 1, Ad amicam. Vediamo i primi due distici del Sannazzaro :

2

"Da mihi tu, mea lux, tot basia rapta petenti
66 Quot dederat vati Lesbia blanda suo.
"Sed quid pauca peto, petiit si pauca Catullus
"Basia? pauca quidem, si numerentur, erunt.

E il du Bellay:

66 Sus, ma petite Columbelle,

"Ma petite belle rebelle,

66

Qu'on me paye ce qu'on me doit:

แ Qu'autant des baysers on me donne,

[ocr errors][ocr errors]

Que le poète de Véronne

A sa Lesbie en demandoit

1 Ad Ninam (Epig. Lib. 1).

2 In tumulum Laurae puellae (Epig. Lib. 1).

3

3 È giustizia notare che forse lo stesso Sannazzaro ricordò qui l'epigr. di Marziale (vi, 34)

Nolo quot arguto dedit exorata Catullo

Lesbia; pauca cupit qui numerare potest.

"Mais pourquoi te fay-je demande
"De si peu de baysers, friande,
"Si Catulle en demanda peu?
"Peu vrayment Catulle en désire,
"Et peu se peuvent-ils bien dire,
"Puis que compter il les a peu.1

1

E un altro epigramma ad Ninam, migliore, per quel ch'io penso, di quello Ad amicam fu fedelissimamente imitato da Giovanni Antonio. Ecco alcuni versi del Sannazzaro :

"Sexcentas, Nina, da, precor, roganti,
"Sed tantum mihi, basiationes:
"Non quas dent bene filiae parenti,
"Nec quas dent bene fratribus sorores:
"Sed quas nupta rogata det marito
"Et quas det juveni puella caro.

E Giovanni Antonio:

แ Cinq cent baisers donne moy, je te prie,
"Et non un moins, Catherine m'amie,
"S'il en falloit un seul baiser d'autant
"(S'en ay juré) je ne seroy content.
"Je ne veu point des baisers qu'à son pere
"Donne la fille ou la seur à son frère:
"Je veu de ceux que la femme au mary,
"L'amie donne à son plus favory. 2

L'Ariosto, quando nelle sue liriche latine, canta la bella, che fuggendosi in villa ha rese squallide per lui le mura della sua Reggio,3 o le incertezze

1 TORRACA. Op. cit.; p. 33. TORRACA. Op. cit.; p. 41. 3 De Lydia (Carm. Lib. 1).

« ÖncekiDevam »