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esser grati agli scrittori francesi che han trattato di Leopardi, nessun di loro non che aggiungere, ha uguagliato ciò che ne scrisse il signor Sainte-Beuve (1). I signori Parisot, Borel d'Hauterive, Begin, De Mazade, Valery Vernier, Baunard, A. Roux, Bouchè-Leclercq, Aulard, Caro, loro non hanno aggiunto nulla alla parte critica e biografica del Poeta. Per la parte biografica se ne eccettua solamente il benemerito signor Marc-Monnier, stato un tempo in Italia.

Ora che lo stato paludoso ed immobile d'una letteratura inaridita come l'italiana spinge tanti e tanti alla ricerca de' più meschini minuzzoli caduti dalla penna del giovane Leopardi, non mi par conveniente accrescere questa sete di pettegolezzi e incoraggiare anche una donna ad aggiungere il proprio nome alla lista infinita de'tanti che per vanità e per ozio han gittato le loro pietre sulla sepoltura del Recanatese. I particolari biografici saranno sempre benvenuti, se pur ce ne restano; ma di scritti inediti mi pare che sia chiuso definitivamente il periodo da molto tempo, e le dernier mot è stato detto e ripetuto da molti anni come il signor Aulard dovrebbe sapere.

(1) Portraits contemporains. IV, p. 363-422. 1844.

CAPITOLO VII.

Influenza dell' umanismo sulla lirica del secolo XIV

Sua vita e carattere

trarca -
In lui lo scrittore non è l'uomo
zone all'Italia

Repubblicanismo di Pe

Ciò che a lui devono gli studi classici

La sua ispirazione patriottica

Can

Classicismo fuor di proposito Sul monumento di Dante Limiti angusti di questa canzone Ad Angelo Mai Confusione di storie Imitazione della poesia pindarica

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La scoperta dell'America

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ed il classicismo di Leopardi Esaurimento del meraviglioso — Torquato Tasso Per le nozze della sorella Paolina Ufficio della donna La leggenda di Virginia A un vincitore nel pallone · Mediocrità di queste

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Questi fu il misero Leopardi come lo formò la sua patria e la reazione del 1815. Mentre il secolo XVIII aveva percorso le vie di tutti i progressi sociali e scientifici, pochi anni della rivoluzione francese bastarono a rivolger gli animi all'estremo tutto opposto. La reazione del 15 fu effetto immediato di quella rivoluzione. Ci sarebbe di che ridere sulla mobilità della razza umana balzata come una palla dall'uno all'altro eccesso, per qualunque accidente.

Il falso gusto appiccato dal suo paese a Leopardi dopo averlo accompagnato per quel mare morto di studi d'erudizione, non lo abbandonò nei primi passi poetici che coincidono con gli ultimi filologici. Infatti le due prime sue canzoni all'Italia e sul monumento di Dante si pubblicarono nel 1818. L'ammiratore di Frontone si riflette nell'autore dei primi inni patriottici. La retorica, qualità la più tenace della razza, perdurò più a lungo del fanatismo religioso

politico e lo accompagnò per qualche tratto nel campo della poesia con tutto il suo vecchio bagaglio. E poichè la poesia patriottica di Leopardi fu imitazione, bisogna fare un cenno del suo modello.

L'umanismo ci ha apportato anche questo benefizio fra tanti altri, di falsare un sentimento così vivo e vero come il patriottismo. I nostri umanisti hanno preso tutto dai Latini, forme artistiche, letterarie, poetiche, sociali e, che è più strano, finanche il patriottismo. La dottrina darviniana troverebbe un grande appoggio in questo fatto d'imitazione continua. Per tal modo l'umanismo snaturò con la letteratura il patriottismo deviandolo nel regno delle ombre, proponendogli per meta il passato. Nè questo patriottismo da scuola dominò nella letteratura soltanto, ma, ciò che parrebbe incredibile, nella vita stessa. Negli altri paesi, e fino in Inghil

terra, fino in Germania, il classicismo se ha fatto la sua apparizione nella letteratura, non ha signoreggiato assolutamente, nè è entrato tanto avanti nella vita politica.

Dante che pose appena il piede sulla soglia dell'umanismo senza entrarvi, che lo presenti confusamente senza comprenderlo, ebbe un patriottismo vero, guardò alle condizioni reali del suo paese. Se sperò di sanarne le ferite con un rimedio antico, bisogna considerare che l'impero era un' illusione generale a quei tempi, non solamente italiana; tanto che per quel fantasma d'impero migliaia d' uomini affrontavano la morte, e i più grandi giureconsulti del tempo lo ponevano come fondamento del dritto. Inoltre l'impero al medio evo ebbe un'importanza sua propria e reale, come opposizione alle tendenze teocratiche papali. La cultura dantesca, puerile e barbara sotto il rapporto classico, aiutava e giustificava l'anacronismo dell' impero, di cui un ramo vivea ancora a Costantinopoli, impero ricevuto d'altronde nel dritto pubblico europeo non del medio evo soltanto, ma anche de' tempi moderni, almeno fino a Carlo V, e ammesso dalla stessa sua avversaria, la chiesa. Aggiungasi ancora che l'imperatore di Dante era un monarca tutto moderno, Cesare soltanto di nome, con dritti e doveri propri di quel

secolo, e non riteneva d'antico che l'universalità. La Roma dantesca era tutta del medio evo.

Con gli umanisti, col Petrarca al contrario sparisce ogni elemento moderno, e noi ci troviamo nella vera Roma classica coperta di cenci repubblicani, in quel sepolcro senza un'aura di vita moderna, vuoto, sconsolato, che la sua languida fantasia cerca invano di popolare. Non più guelfi nè ghibellini, non più storia moderna, interessi, aspirazioni, idee moderne. Come mai Petrarca potè vagheggiare il ritorno di un tempo tanto più antico dell'impero, e credere di toccar con mano l'antica repubblica de' Scipioni e de' Camilli? Fu di buona fede questa sua illusione? L'ignoranza della storia a' suoi tempi era tale da permettergli simile errore? O questo sarebbe forse effetto della senilità ed immobilità dell'anima sua? O quel nome magnifico di repubblica romana gli era soltanto un pretesto per declamare? Il problema esiste, ma non è facile scioglierlo. Quel suo patriottismo classico non è ad ogni modo un sentimento vero, ma al più un prodotto d'allucinazione retorica, calore d'immaginazione.

E pure questo continuo ritorno all'antica Roma non è un pensiero solitario, un motivo per verseggiare, un calore d'immaginazione del Petrarca soltanto, ma persistente in tutta la storia italiana. Come

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