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chè suo figlio lo fuggisse, suo figlio afflitto da una malattia non meno grave ma di contraria natura di quella del padre. Avesse almeno ritenuto modestamente in cuor suo le proprie opinioni! Ma no, voleva ad ogni costo convertire il figlio. Nessuno dei primi apostoli si adoperava alla conversione de' pagani con maggior ardore di Monaldo. Ora da lontano noi ne sorridiamo, ma a restare tutto il giorno esposti al fuoco incrociato di tali conversioni c'era di che veramente disperarsi.

Si aggiunga che Monaldo nel combattere le opinioni libere riesce d'una vivacità che nessuno mai si aspetterebbe da un gentiluomo cosi compito. Pare un cappuccino nel confutare i nemici della sua fede. In una lettera a Giacomo innanzi citata appioppa del birbone ad Alfieri che ben sapeva quanto era sacro al figlio.

Quando tutta l'Europa nel 1821 fu presa da una febbre d'entusiasmo, quasi simile a quella delle crociate, per la redenzione della Grecia, ed i cuori più magnanimi abbagliati dallo splendore dell'antica storia greca credevano possibile vederne riprodotti i miracoli d'arte e di scienza da' greci moderni, speranze fondate parimente invano su gl'italiani; un gentiluomo di Recanati abbandonando gli agi domestici accorse come tanti altri, come il nostro

Santarosa, a combattere sotto le bandiere greche, e vi trovò morte onorata. L'amore de' cattolici pe' Turchi non è di data recente; ed ecco in quali sensi Monaldo ne scrive al figlio che non lo aveva punto richiesto:

<«< Anche Recanati ha pagato il suo tributo di follia alla decadenza del secolo, e ha tinta col suo sangue la terra classica della Grecia. Alcuni mesi addietro il conte Andrea Broglio, lasciati i genitori e la moglie, dichiarò la guerra alla Mezzaluna e andò a fare il ciccobimbo in qualità di brigante volontario. Ebbe in guiderdone un titolo di maggiore e una razione quotidiana di polenta; ma alli 23 di maggio, assalendo Anatolico, una palla di cannone lo uccise sul campo.... Il povero padre, conte Saverio, è desolato, ma fra tanto cordoglio trova conforto in alcune lettere onorifiche scrittegli dalla Grecia, e segnatamente dal generale Church, al cui fianco quell' infelice mori. Probabilmente i Traiesi reclameranno quel prode per dritto di origine, quasichè nato in Recanati per accidente; e noi, cedendoglielo senza contrasto, segneremo ne' nostri fasti un pazzo di meno (1). »

(1) Lettere scritte a G. Leopardi da' suoi parenti, ecc., p. 260.

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Chi crederebbe che un uomo ordinariamente così gentile e la cui nobile stirpe risale almeno fino al secolo XIII, potesse riuscire cosi sguaiato parlando d'una vita sacrificata con tanto disinteresse, se bene per una causa ingiusta secondo il suo modo di vedere? Il padre amorevole poteva render sopportabile un uomo che faceva pompa di tali massime e in forma tale? Egli non sapeva che il conte Giacomo Leopardi, se di persona valido, non avrebbe aspettato l'esempio del conte Andrea Broglio per correre in difesa della Grecia. In fatti, prendendo occasione da una traduzione di Gemisto Pletone, innalza un vero inno alla Grecia non privo di esagerazione, perchè non è vero che la Grecia fu in tutto superiore alle altre razze ariane, ma una delle più brillanti. Due altre l'hanno sorpassata in alcuni punti: la Persiana, nell'idea del divino troppo umanizzato in Grecia, e l'Indiana con quella sua letteratura si vasta e grandiosa, la letteratura della metafisica e della morale per eccellenza.

Per ispazio di 24 secoli, senza alcun intervallo, fu nella civiltà e nelle lettere il più del tempo sovrana

e senza pari al mondo, non mai superata; conquistando, propagò l'una e le altre nell'Asia e nell'Africa; conquistata, le comunicò agli altri popoli d' Europa; all' ultimo, già vicina a sottentrare a un giogo barbaro, a perdere il nome e, per dir così, la vita, parve che a modo d'una fiamma spegnendosi, gittasse una maggior luce; produsse ingegni nobilissimi, degni di molto migliori tempi; e, caduta, fuggendo molti di essi a diverse parti, un'altra volta fu all'Europa maestra di civiltà e di lettere. » E non è ancora sazio, e scrive alla signora Antonietta Tommasini: « Se più si fosse potuto dire in favore de' Greci, lo avrei detto certamente. »

Giacomo, ed in ciò lo chiamo fortunato e lo invidio, aveva un ideale altissimo, una vera religione per la libertà perchè gli mancò l'occasione di vederla disonorata, di vederla nella pratica riuscir tanto dissimile dal magnifico concetto che un uomo e specialmente un poeta se ne forma nella sua splendida solitudine. Privo di consolazioni religiose, con una mente che vietava inesorabilmente al suo cuore di credere all'amore e a tante altre illusioni, la libertà dovea essere, com'è a tutti quelli che ne vivono digiuni, la sua vera ed unica divinità, quella libertà descritta con la magnifica rettorica, tanto potente ne' giovani, de' scrittori latini meditati lungamente nella casa paterna.

Or, tutte le immobili tradizioni del passato si radunavano nella casa che chiudeva uno de' più ardenti poeti e già amareggiato fin ne' primi anni dall' infermità e deformità del corpo. Là invecchiò irrevocabilmente ancor giovanissimo, nè più gli valse il trasferirsi poi sotto men duro cielo. Ma è forza dirlo, il suo ideale inaccessibile e, diciamolo pure, esagerato, era funesto a lui altrettanto che la casa paterna.

E pure, con un tale ideale, dovette vivere la seconda metà della vita sempre con l'orrido fantasma della morte i cui germi avea respirato nella prima gioventù, la morte che per quanto egli si sforzasse di abbellire per riceverla con sereno animo, era sempre il nulla per lui. E intanto gli fuggiva quel mondo di grandi problemi e di gloria al quale invano egli stendeva la mano stanca.

Pure il nuovo Prometeo non vuole arrendersi, e nella lettera a De Sinner che riporteremo, si ostina a credere che dall'anima soltanto gli vengono tutte le pene. Dall' anima certamente prima che da ogni altra causa, ma ancora dal corpo sfatto. Le miserie corporali sempre feriscono addentro l'anima. Il sangue e' nervi influiscono potentemente sul lavoro dialettico dello spirito, come ben notò P. Heyse. Qual religione, qual filosofia non si conforma alle qualità

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