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naso antico, mio intendimento si fu di riprodurre tutto ciò che in poesia onora i più celebrati ingegni de' primi secoli, in cui rifiorirono le belle lettere. Egli è chiaro non pertanto che da siffatto divisamento non poteva andare disgiunta l'idea di tutti que' fiori poetici del grande Alighieri, che formano in certa guisa corona a quell'opera inarrivabile. Avrei nondimeno dovuto dar luogo primamente alla Divina Commedia, cui ogni altro componimento cede in valore; ma il volerla ornare ad ogni canto, siccome mi propongo, di analogo fregio ad intaglio in rame, mi ritenne, arduo essendone il lavoro, dall'imprendimento per ora dell' edizione; il che farò tuttavia. Non tutte però le gemme di sì splendido creatore racchiudonsi nel solo suo Poema; ma ricche ne vanno eziandio le sue Rime, cui altri danno il titolo di liriche, e che più propriamente vengono in questo libro chiamate amorose; perocchè sono esse piene di quel fuoco

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che all' amore è dato solo di destare. Ed ove il bello si sappia scernere che nelle Canzoni si contiene, vi si scorgeranno una forza ed una elevatezza non conosciute in que' tempi in cui furono scritte; uno stile maschio, alti pensieri e belle comparazioni, e sovra ogni altro pregio una inarrivabile immaginazione. Laonde a dar luogo prima alle Rime mi avvisai; dacchè con meno di malagevolezza potei imprendere a riprodurle. Ma a non errare nella scelta, ed a fare cosa in modo dicevole al soggetto, non mi sentii lena bastante; e si fu perciò che mi volsi al degno estimatore del Poeta sommo, non meno che esimio restauratore dell' italico idioma, il valente conte Giulio Perticari, che per universale tristezza morte ne rapì innanzi tempo. Mi fu egli quindi cortese del suo consentimento nel propostomi assunto, e mi mostrò eziandio la via che per me tenere si doveva. Di ciò per altro non mi rimasi pago; perocchè lo scopo delle mie

inchieste tendeva a conseguire che le tracce sicure egli mi additasse, onde fare una scelta di componimenti intorno a' quali muovere non si potesse dubbio che figli tutti non fossero dello stesso padre. Se non che l'eccessiva modestia il rattenne dall' indossarsi simigliante incarico; non sentendosi, al dire di lui, a ciò atto, siccome si espresse con la troppo per me lusinghevole indirittami sua risposta, che per non fraudare gli ammiratori delle rare doti del suo spirito e del valor suo nelle lettere, recomi a dovere di riferire qui appresso. Ma a tant' uopo si offerì per mia ventura il già Consigliere d'Appello signor Avvocato Ferdinando Arrivabene, apprezzatore non meno appassionato del fiorentino Poeta e Filosofo, e cultore eziandio del bel parlar gentile; di che fanno non dubbia fede la Parafrasi della Divina Commedia, ed altre letterarie sue produzioni. E siccome il mio dire riguardo a lui potrebbe sapere di parzialità per la singolare amicizia

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di che egli mi onora; così valga per tutto la luminosa testimonianza che ne gli rese il leggiadro poeta bresciano, signor Giuseppe Nicolini, nel suo Poema della Coltivazione dei Cedri, co' seguenti versi:

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Dal patrio Mincio a noi condusse, e nuovo
Per te crebbe decoro a questi colli,
Caro a l'austera Dea, caro a le Muse,
Al gran Padre Alighier tenero amico.

Le quali cose ripetendo io con esso poeta, non esito punto a dire che decoro accrebbe egli alla mia impresa, largheggiandomi de' suoi lumi. A prestarmi tuttavia ajuto non si limitò egli nella sola scelta de' componimenti che si contengono in questo volume; ma un Trattato intorno agli Amori di Dante e Beatrice compose, che alle poesie liriche premettere si avvisò acconciamente. E per verità lavoro più adatto non poteva egli tessere in proposito; poichè versando cotali poesie sopra l' amo

re di che ardeva Dante, serve assai bene un simile Trattato a far vie più conoscere come il Poeta fosse preso da purissimo affetto per la sua Beatrice, e ad avvalorare quindi l' opinione, che amava egli in Beatrice un essere corporeo, e non altrimenti un ente morale, siccome male non pochi si appongono. Nè di asserzioni nude si appaga l'autor del Trattato; ma con evidenza di fatti egli prova l'esistenza di codesta donna, allegandone autorevoli testimonianze di contemporanei di Dante, e di altri scrittori de' nostri tempi, le cui sposizioni non vanno soggette nè ad interpretazioni, nè a dubbiezze. Pone egli di più sott' occhio a' leggitori tutto quanto di che maestosamente va sublime il Poeta, il quale, non limitandosi a lodare l'oggetto della sua passione, si compiace inoltre inalzarlo fra gli enti cui è dato di godere eterna beatitudine. Con simile Trattato si ha un'opera piena di ottimi concetti e ricca di tali pensamenti, che, se

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