D'amor, d'eterna fede Ripetea giuramenti Elpin di Clori al piede : Ma Clori i dolci accenti Tronca, e dice ad Elpino; Perchè nel mio giardino Le tante vezzosette Erranti farfallette
Che in queste ore del giorno Ci scherzavano intorno, Oggi più non ammiro? Da che mancaro i fiori Le farfalle fuggiro, Rispose Elpino a Clori. E la Ninfa sagace Pronta allora ripiglia; Se la beltà vivace Ad un fiore somiglia ; Se le farfalle erranti Somigliano agli amanti; Vo', che ti stringa Imene Con tenaci catene,
O insetto volatore
Pria, che perisca il fiore.
EPITAFFIO DI RONCALLI.
Sepolte in questa fossa
Son d'un poeta l'ossa,
Che col solo mestier de' carmi visse ; Pensa, o Lettor, quante bugíe mai disse
Garrulo passerin, che avvinto in questi Tenaci nodi con dolor ti miri,
Ed inquieto ognor piangi, e sospiri. La cara libertà, che un dì perdesti. Ah! se sapessi mai qual man ti arresti, Qual è quel seno, in cui talor ti aggiri, Cesserebbero forse i tuoi martíri,
Forse il natío vagar disprezzeresti.
La sorte tua non desta in me pietade, Anzi invidia mi fa; sorte infelice,
Qual sembra a te, perchè su me non cade? Tu sdegni, io bramo ognor, viver con Nice Tu felice saresti in libertade,
Ed io ne' lacci tuoi sarei felice.
Cinta ognor da mille, e mille Caldi amanti ancor vedea La gentil vezzosa Fille Vaga Ninfa onor d'Alfea. Ogni cor per lei sentiva
Per lei sol acuto strale ; Essa intanto altera, e schiva
Fea beato un sol mortale. Della turba afflitta, e grama L'aspro fato doloroso
Toccò Amor, che a chi ben ama
Tosto, o tardi, è Amor pietoso.
E sì dolce, che natura
D'un lavoro così bello
Dato avea con troppa usura Ai mortali un sol modello.
"Quanto avara in tua bell'opra, O Natura, ognor tu sei, Mentre ricca ognun ti scuopre Nei prodotti ingrati, e rei. Tanto error, che mille espose Alme amanti a duol sì rio ; madre delle cose
Se formando un vago oggetto Tu volesti unico farlo,
Io tel dico; a tuo dispetto Io saprò moltiplicarlo." Disse Amore: E in vago giro Disegnò Fille immortale Sopra Batavo papiro Colla punta d'uno strale. Indi a giovane pittore
Della patria onore, e speme, Ratto il vol drizzando Amore Vieni, disse, opriamo insieme. Scegli Arsindo, i tuoi pastelli ; Siedi all' opra agile, e destro ; Prendi or questi, or prendi quelli Non temer, son tuo maestro.
Ei s'accinge all' alta impresa Come quei, che sull' Idaspe Pinse un dì coll'alma accesa La bellissima Campaspe. Già la fronte appar di neve E i finissimi capelli,
Che l'adombran lieve lieve Nereggianti, e ricciutelli.
Da cerulca fascia adorno,
È il bel crin sul manco lato: Par, che scherzi a lui d'intorno Zeffiretto innamorato.
Ecco il fulgid' occhio nero Il vivace, e roseo labbro, E la guancia, ove sincero Siede il minio, ed il cinabro. Ecco il bel collo tornito
Da cui pende un nero nastro, Ecco il saldo bipartito Colmo petto d'alabastro. Ecco alfin l'imago intera
Di colei, che in sen di mille Guerra muove, ecco l'altera La gentil vezzosa Fille. Già compiuta l'opra mira :
Pur contento Amor non è, E s'accorge, e se n'adira Che le manca un non so che. Ah! quel fuoco, onde tu scocchi Lampi, e strali ad ogni tratto, Ah! l'ardor de' tuoi begli occhi Manca, o Fille, al tuo ritratto. Così allor, che argenteo velo
Ha di Cintia il raggio assorto, Noi veggiam Cintia nel Cielo Ma il suo volto è freddo, e smorto. Il difetto Amor distinse,
E il lavoro in man ripreso, Tosto a infondervi s'accinse
De' tuoi lumi un raggio acceso.
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