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che, il galeone, la nave Marietta di Rodi, e quella di Fra Gio. Antonio Bonaldi, con tre altri vascelli di carico chiamati barchiotti molto ben armati, e forniti anch'essi d'artiglieria, noleggiati in detto porto di Villafranca, e con due brigantini, l'uno di Fra Gerolamo Pegallo Cavaliere, l'altro di Bernardo Scotto, vi si posero al di sopra settecento bravi soldati quasi tutti Guasconi, oltre i soldati, e marinari ordinari. Vi si imbarcarono parimente tutti quei Cavalieri, ed Officiali, che componevano il convento della Religione con i Prelati ecclesiastici, nobili, e popolo trasportato da Rodi, de' quali uomini atti a combatbattere, a poco meno di quattro milla arrivar potevano, con l'aggiunta di tutte le vettovaglie, munizioni, ed altre cose necessarie.

Per fare la partenza con meno strepito, parve al gran Maestro, ed al Consiglio di mandare innanzi le galere, con istruzione di navigare verso Corsica, e Sardegna; e quindi a golfo lanciato alla volta di Trapani in Sicilia, e poi al Freo tra Malta, e il Gozzo; e così alli 18 di giugno cominciarono a partire da Nizza quattro di dette galere condotte dal Maresciallo Fra Gabriele du Chief benissimo in ordine d'ogni cosa. S'andavano intanto aspettando i Cavalieri, che sopravvenivano in virtù della generale citazione, entrandone in Nizza giornalmente molti, oltre quelli, che per mare erano venuti, cioè i Spagnuoli imbarcati a Cartagena sopra il galeone, e li Francesi portati da Marsiglia sopra la nave del Bonaldi suddetto. Fra questi seguirono il Gran Macstro

alcuni Cavalieri nuovamente da lui nell'Ordine accettati, nel numero de' quali trovo essere stato Fra Filiberto Richiero Nizzardo, che presentato in quest'anno da Ospizio, e Gio. Bartolomeo Richieri di lui fratelli, fu ricevuto nella lingua di Provenza.

Imbarcati tutti i soldati, ed il popolo Rodiano in Villafranca, dove le caracche con gli altri vascelli rotondi sorte ne stavano, compito che ebbe con Nicodo di Beaufort signor di Salagrina Governatore per il Duca, e con i Sindaci della città, e dopo avere, la mattina de' 12 di luglio, assistito ad una solenne messa avanți la divotissima immagine della Madonna santissima di Filermo, che da Rodi era stata portata, ed alle sacre Reliquie, con esse, e con tutti i signori del Consiglio, il Gran Maestro si imbarcò alla spiaggia di Nizza, nella qual città lasciò non già detta Madonna di Filermo, come, ingannati dalla relazione di F. Cherubino da Nizza Cappuccino, abbiamo scritto altrove; ma un'altra bellissima pregiatissima immagine d'essa B. Vergine (la quale si dice parimenti portata da Rodi) insieme con altre due altresì bellissime; l'una d'un S. Gio. Battista protettore de' Cavalieri Gerosolimitani, l'altra d'un S. Sebastiano; seppure non abbiano voluto dire, che queste tre pitture componevano l'ancona dell'altare esistente nella chiesa della Commenda di Nizza; e che fossero parti del pennello di Lodovico, o di Francesco Brea pittori celebri in quello, e nel secolo antecedente; ovvero, che le fosse stato addattato il nome della celebre Madonna di Filermo per

e

conservarne in Nizza la memoria nel modo, che dell'ancona della stessa B. Vergine, parimenti detta di Filermo, nella chiesa de' medesimi Cavalieri in Manoasca scrive il Padre Colombi (1).

Queste immagini ora si conservano, e riveriscono nella chiesa di S. Bartolommeo fuori le mura di Nizza officiata dai Cappuccini; e vi si vedono nella base delle colonne, che separano l'una dall'altra le insegne del Gran Maestro Fra Filippo di Villiers con l'aggiunta d'un S. Bartolommeo, e d'un S. Francesco di mano più moderna, e meno leggiadra.

Andò dalla spiaggia di Nizza il Gran Maestro sopra la quinta galera comandata dal Commendatore Fra Bault di Liuenes detto Vozan, il quale per ogni buon rispetto volle presso di se ritenere al porto di Villafranca, dove imbarcatosi con i Cavalieri del Consiglio sopra la caracca nuova, con salva di tutta l'artiglieria, e moschetteria dell'armata, alli 18 del medesimo mese di luglio, domenica mattina, sciogliendo le ancore con buon tempo, da Villafranca drizzò la sua navigazione alla volta di Sicilia con intenzione di traversar per la via di Trapani subito a Malta, come felicemente gli successe, giungendovi la mattina delli 26 d'ottobre a salvamento: con perpetuo obbligo per li buoni trattamenti avuti in Nizza al Duca di Savoia, il quale, e per propria inclinazione, e per essergli quci Cavalieri stati raccomandati, come abbiamo detto, dal Pontefice, ed

(1) Columbi man. 1. 3. n. 47. 48.

anche dall'Imperatore Carlo V, ultimamente con lettere date li 16 giugno in Barcellona, non mancò di dar loro tutte le necessarie assistenze (1).

Mentre questi Cavalieri facevano vela, e partivano da Nizza, si stava con grande con grande apprensione aspettando la passata dell'Imperatore Carlo V suddetto, che avendo disposte le cose per il trattato di Cambrai a qualche aggiustameuto col Re di Francia, chiamò Andrea Doria a venirlo a levare in Ispagna per trasportarlo con le sue galere in Italia, dove pensava di ricevere dalle mani del Pontefice la corona imperiale (2). Andò dunque il Doria a trovarlo con quattordeci galere a Barcellona, conducendo seco Filippino Doria suo nipote, quello, che nel ed aprile di quest'anno aveva tanto danneggiato in mare i Provenzali, pigliandogli, vicino alle isole di Marsiglia, molte barche, che venivano da Arles, e dalla Linguadoca, e mettendo tutti li uomini alla catena. Fu raccolto con straordinarii segni di stima e benevolenza dall'Imperatore, che avendo scelta la di lui capitana per la sua persona, non ostante che i Spagnuoli gli facessero scrupolo di fidarsi tanto d'un uomo nuovo, forastiero, e poco innanzi servitore del suo nemico, vi s'imbarcò li 25 di luglio, mandando innanzi ottanta navi, e se

marzo,

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(1) Arch. castri Taur.

(2) Giovio I. 27. Guicciard. 1. 19. Sigon. in eius vita 1. 2. c. 4. Maurocen in Hist. Ven. Bouche p. 559. Ludov. Revelli in libro ms. Pastorello Relaz, di S. Chiara di Nizza. Car de Ven, arb. Grim. p. 79.

guitando egli con trentadue galere: ed in tutto conducendo seco nove mila fanti, e mille cavalli.

Passò non senza pericolo, e con una continua agitazione ne' mari di Provenza, dove non si fermò in alcun luogo, fuorchè li 2 d'agosto alle isole di Hieres. Li 4 di detto mese fu di passaggio avanti a Nizza, salutato con reiterati tiri dalla città, e castello con tutta l'artiglieria. Lo stesso giorno circa l'ora di mezzodì, entrò nel porto di Villafranca fermandovisi il resto del giorno, e tutta la seguente notte: nel qual tempo la città di Nizza gli fece un bel presente di diversi rinfrescamenti in ispecie di pane, vino, frutti, e torchie bianche. L'indomani partì per Monaco, dove, per riposarsi dalla nausea, e molestie patite in mare, volle soggiornare tre giorni, accolto con ogni sorta di splendidezza da Monsignor Agostino Grimaldo Vescovo di Grassa, al quale, siccome anche al pupillo Onorato, di quello nipote, confermò quanto già seco avevano convenuto. Da Monaco continuando la sua strada smontò al Finaro per visitare la Madonna di Pia, chiesa frequentata per la divozione in quel marchesato (1). Quivi gli s'appresentò con bellissima compagnia Giovanni del Carretto Marchese del Finaro che introdotto alla sua presenza da Andrea Doria suo patrigno, fu raccolto cortesemente dal medesimo Imperatore, al quale, dice il Sansovino, avere Giovanni fatta la spesa, siccome anche a tutta la

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(1) Sanson. Orig. delle case ill. fol. 208.

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