Sayfadaki görseller
PDF
ePub

torcendo allo in su la venenosa coda, di scorpione a similitudine in punta armata: e ciò col proposito di rappresentare tutta quanta quella prima scena. Più in basso (fig. 3) volli accennare, in picciola proporzione, come Gerione, rivolta ov'era il petto la coda, e quella tesa siccome anguilla, raccogliea a sè l'aere colle branche, mossosi all' alto viaggio; e come, colla nuova soma a giuoco per lo spazio, natando, adoperava sue larghe ruote a scendere lentamente conforme Virgilio comandavagli.

Avviati però i nostri peregrini, innanzi di devenire a ragionamenti intorno l'allegoria, che Dante nel suo Gerione asconder volle, m'accade di promuovere altra quistione: vuo' dir questo, se il poeta intendesse di rappresentar sè e il Mantovano seduti sulla fiera pessima, ovvero a cavalcioni; ad effetto render ragione perchè in questa, piuttosto che in quella postura, delinearli mi piacque.

Parrebbe a prima giunta che l'Alighieri non avesse chiaramente in ciò espresso il suo concetto; per lo modo che, stando prettamente al dettato del poema, potesse opinarsi in favore così dell' uno, come dell' altro divisamento: ma se con industria si prenda a meditare sul testo, gli è forza di volgersi inappellabilmente a contraria sentenza. Al verso 79 di questo canto leggesi:

Trovai lo duca mio ch' era salito

Già sulla groppa del fiero animale;

dove veracemente il salire tanto puote indicare lo assidersi sulla groppa, quanto lo inforcar la belva per cavalcarla.

Al verso 91, salito il poeta racconta:

I'm' assetlai in su quelle spallacce;

che narra la posizion presa, senz'arrota di particolari, che ne dian lume a discernere differenza. La quale perplessità ci dura eziandio nello smontare che fanno i peregrini dal mostro, conforme dice al verso 133:

Così ne pose al fondo Gerione

A piede a pie' della stagliata rocca,

E discarcate le nostre persone ・ ・ ・

con che si pareggia il dettato del verso 19 del seguente canto XVIII:

In questo luogo dalla schiena scossi

Di Gerion trovammoci...

senza poter raccorre indizio che ci scorga nel proposito.

Ma due versi di questo medesimo canto XVII (l'83 e il 123 ) porto opinione che ogni dissidio tolgan di mezzo; dice l'uno per bocca di Virgilio a Dante:

Monta dinanzi, ch' i voglio esser mezzo.

E dapprima noteremo che nell' Ariosto ha un luogo ove il verbo montare, per salire a cavallo, è senz' altra aggiunta adoperato: senz'altra

Monti chi è a pie', chi non è armato s'armi. Fur. XXXVI, 29.

Al che invero potria opporsi che, trattandosi di dar comandamenta ad un' oste, tra fanti e cavalieri accampata, occasion d'abbaglio sul montare che dovean fare i pedoni, esservi non potea; nondimeno saria sempre questo un testimonio da avere in conto. Dippoi è da rilevare che al monta di Virgilio conseguita dinanzi: lo che ne fornisce chiara circostanza al cavalcar conducente. Ragione come.

Se i poeti avessero dovuto essere sul mostro seduti, l'autore dell' Eneida, per essere elli di mezzo tra 'l fiorentino e la venenosa coda, avrebbe questi invitato a montargli accanto, non mai dinanzi conciossiacosachè se Virgilio, seduto, avesse sollicitato Dante a montargli dinanzi, è una evidenza che avrialo eccitato a sedergli in grembo, e allora più non saria elli stato di mezzo tra la coda e lui. Per situarsegli adunque Dante dinanzi, e per fare che siffatta posizione lo costituisse tra la coda ed esso Dante, è forza conchiudere che il cantor de' buccolici carmi fosse di già sulla belva accavalciato, e a conforme postura lui chiamasse ad assettarsi. L'altro verso canta :

Ond' io tremando tutto mi raccoscio :

verso che corrobora a meraviglia i surriportati argomenti, perchè il raccosciarsi che avria po

tuto far Dante seduto, non avrebbe maggior sicurezza aggiunto alla trepidazion sua, ma sì bene sendo accavalcione, per questo che il verbo raccosciarsi significando stringersi colle coscie, ben si addice cotal atto a chi, colle gambe dall' una e dall' altra parte pendenti, uno animale o checchè siasi n' inforca, e stringe le ginocchia tutte volte gl' incontri che d' essere scavalcato improvviso paventi.

Tanto è quello che distintamente può dal testo dedursi al che debbe aggiungersi ciò che sull'argomento medesimo la sana critica ne in→ segna. Dico adunque seguitando che i poeti, per istrana guisa portati, discender doveano il profondo burrato, lanciati nel vacuo, senza scorta di luce, alla mercè della malvagia fiera soltanto affidati. Le fazioni di essa belva intrattanto non apprestavano nè risalti nè vello da abbrancare con mani per attenersi fermamente: anzi la groppa del mostro, essendo scorio di colubro, porgea lubricità di adeguata superficie, da rendere facile assai lo smucciarvi per dissopra. Sa❤ ria però stata cosa impossibile sostenersi saldi sulle ferine membra, nè senza avventurarsi ad una caduta delle più alte e spaventevoli. Solo un mezzo ayeano per conseguente gli areonauti in cotanta distretta, ciò è a dire lo accogliere il serpentino fusto infra gambe e con forza quelle costantemente serrare, sì che nè da poggia nè da orza a perdere equilibrio dichinar unque e' non potessero.

Parecchi de' chiosatori ebbero già per positivo, che inforcato Gerione avesseso i poeti ; ma i disegnatori, a quanto io mi sappia, li ritrasser sempre seduti soltanto fra gli artisti di sopra nominati il Flaxmann disegnò Virgilio accavalcioni e Dante seduto, e così pure il Machiavelli li attuava; ma questi, per un singolar tratto di sua scapestrata fantasia, Virgilio situava colla faccia rivolta verso la coda e le terga alla testa di Gerione opposte, di qualità che lo Alighieri non dinanzi ma diretro al Mantovano collocava. Alla quale alternata postura de' poeti non saprei punto accomodarmi, perciocchè il prefato raccosciarsi di Dante non avrebbe più effetto allorquando e' fosse seduto; e sariagli inoltre riuscito, se non impossibile, almeno malagevolissimo, per non perdere equilibrio, lo sporgere con gli occhi la testa in giuso, siccome dice veramente il conto ch' ei facesse, la cagione de' guai che ascoltava per conoscere. Ma abbastanza di siffatte brigose particolarità: gli è tempo di accennare un tratto all' allegoria.

Gerione, c' insegna Dante, essere la sozza immagine di Frode, e il portatore a quella bassissima regione dell'universo (secondo sua cosmografia), in cui le abbominevoli colpe, per fraude dalla umanità commesse, nelle loro varie specie, sono eterna e singolarmente punite. A rappresentare quindi, in modo confacente a cotanto concetto la nuova e diversa figura, foggiava l'Alighieri la sua invenzione con intendimento che o nelle membra, o negli accessorii,

[ocr errors]
[ocr errors]
« ÖncekiDevam »