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Istorico fisico ragionamento sulle culture umide, e sulle pretese bonificazioni da farsi per loro mezzo delle terre palustri dello stato pontificio, del prof. Agostino Cappello (1).get

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Il ragionamento è diviso in tre parti. La prima parte comprende la legazione di Bologna. La seconda comprende le altre provincie. La terza parte si aggira sulla campagna romana. .bd ma ib si n

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Se l'argomento che io imprendo a trattare

sembra a prima giunta essere stato non meno nei più antichi che nei più moderni tempi definitivamente discusso; pure d'appresso al più analitico e scrupoloso esame ne discendono risultamenti tali pe' quali, se non costantemente sovente però mostransi gravissimi abusi. I quali lungi dal raggiungere l'obbietto della bonificazione e della sanazione dei luoghi insalubri, ne impaludarono ed inquinarono, e maggiormente ne inquinerebbero l'aere, senza la più rigorosa sanitaria sorveglianza a danno non solo dell'umana salute, ma eziandio, a mio credere, della

(1) Questo lavoro intorno le culture umide e inserito negli Atti dell' Accademia pontificia de' nuovi Lincei (Aprile 1851, Giugno 1851, e Maggio 1852). Come uno dei compilatori dell'Arcadico ho creduto utile riprodurlo in questo giornale per una maggiore pubblicità.

pubblica economia, quantunque taluni abbiano diversamente opinato. Nè il mio dire sembrerà inopportuno, dappoichè poggia sopra fatti inconcussi rischiarati da officiali documenti

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per circa tre lustri dovetti esaminare, decifrare e più volte giudicarvi coi membri del supremo sanitario magistrato. Dimodochè in un mio lavoro accennossi che sarebbesi fatto di pubblico diritto quanto fu per me studiato intorno cotesto importantissimo argomento (1).

Che se forse a' dì nostri si sono soverchiamente esposti i danni recati specialmente dalla cultura del riso, riandandone tuttavia la vetusta storia ne' pontificii dominii, risulta apertamente che nel bolognese sin dal 1595 si vede ripetuto l'espresso divieto di questa cultura, che fu poscia incominciata nel 1785 in pochissima estensione sotto il pretesto di colmare il terreno. Ma in brevissimo tempo enormemente si estese l'umida coltivazione, per la quale suscitaronsi a buon dritto incessanti reclami cagionati da manifeste morbosità accresciute d'intensità e di numero, ma talune non mai più dianzi in quella regione osservate. Di fatti l'epidemie di febbri intermittenti dominarono più frequenti ed ostinate, e più spesso associate a letali sintomi, non mancarono le clorosi, le itterizie, l'esulcerazioni alle gambe, e tutte le più ribelli fisconie dei visceri addominali. In alcun

(1) Memorie istoriche di Agostino Cappello dal maggio 1810 o fino a tutto l'anno 1847, pag. 371. Tipografia Perego Salvio

ni 1848.

luogo si videro epidemie di pericolose dissenterie. Lo scorbuto infine e la pellagra, per lo innanzi sconosciuti, comparvero qua e là dopo la micidiale coltivazione. Le acque potabili ancora vennero in alcune contrade depravate, e rese nocive agli stessi animali bruti: e le contermini terre, rimase a secca coltura, per lo più isterilirono soggiacendo le loro piante al malume, che il Del Re distinse col nome di piante rugginose. Alto lamento levossi nel 1804 dalla sanitaria commissione di Bologna; inutili riuscirono i desolanti prospetti di morbi e di mortalità al superior governo rappresentati: eco solenne alle bolognesi lamentanze faceva una eletta de→ putazione di uomini presa dallo scientifico istituto di Milano. Imperocchè l'avidità del privato guadagno congiunto al più turpe egoismo rendevano totalmente frustranee le bolognesi querele, mentre uno dei maggiori proprietari delle umide culture era alla cima dell'amministrazione del così detto regno d'Italia. Per cotesta disavventura, in onta dei sinistri avvenimenti e dei voti dei veri sapienti, non mancarono vili maestrati e vilissimi medici per sostenere l'abu→ siva umida coltivazione. Il perchè furono atterrati alberi e vigneti, e sparirono campi coltivati alla diversa semente della secca coltura, e non pochi coloni caddero in una deplorabile miseria. Che se avverossi una qualche rara bonificazione, a buoni conti nel solo territorio di Bologna si era fatalmente accresciuta l'umida cultura. Si erano difatto aumentate le risaie,

e le valli artificiali egualmente, e talvolta più perniciose alla pubblica incolumità, e tali riconosciute dallo stesso consiglio di prefettura di Bologna (1).

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Nè recar dee punto sorpresa un cotanto funesto apparato. Imperocchè la semenza del riso somministra siffatti materiali organici, che sono per così dire un nulla in confronto delle emanazioni dei semplici luoghi paludosi. Difatti nella cultura di questo cereale fa d'uopo spurgarlo sovente dalle nocive piante palustri; nèrcid viene sempre praticato colle norme stabilite dalle leggi, ma generalmente si ammonticchiano le medesime negli arginelli delle caiuole, ed essendo facilissime a corrompersi, fermentano ed esalano deleteris gas. I quali si fanno sempre più micidiali dalla disorganizzione te putrefazione di miriadi di svariatissimi insetti, che incessante mente muoiono per istantaneamente riprodursi, svolgendosi quel fetore sui generis volgarmente chiamato vallume o palume D'altronde l'espe rienza ci ammaestra, che le palustri piante del riso racchiudono sostanze più omogenee di quelle dei luoghi semplicemente paludosi, atte alla moltiplicazione e progressiva riproduzione dei medesimi. Un misto di sì gravi vegeto-animali emanazioni si accresce nel raccolto di quest'umido cereale. È appunto in quest'epoca ( in settembre) che gli accennati morbiop per la putrefazione dei

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(1) Atti della commissione speciale destinata dalla Santità di N. S. Papa Pio VII per le risaie della provincia bolognese l'anno 1815. Roma 1818 presso Vincenzo Poggioli stampatore camerale.

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batracei, ed in parte anche dei pesci, e per le meteoriche giornaliere vicissitudini aumentano di numero e di intensità. I vapori che perennemente dì e notte sollevansi da queste terre, e racchiudeno le additate mefitiche sostanze,/recano manifesto danno alla pubblica incolumità. Nel giorno ancora allevare del sole s' innalzano pero ricadere al di lui tramonto, percuotendo i coltivatori e di circonvicini abitanti, che sono obbligati a respirarli ed assorbirli. Nè io credo essermi affatto ingannato, se in alcune mie officiali relazioni chiamai campi di morte coteste umide culture. Che se la morte si evita, molte e molte cautele, oltre l'abitudine aris sentire i malefici effetti, si richiedono, e non mai senz'alcun disordine nell'animale economia. Pe' fatti inoltre da sagacissimi periti osservatin, non sempre perenne fassi la necessaria irrigazione dell'acqua nelle risaie, non denegata dagli stessi fautori delle medesime; imperocchè si reputa anzi necessario per la buona fecondazione del riso li¬ mitarla di tempo in tempo. Arroge la necessità di sospenderla ancora, non momentaneamente ma ripetute volte, per distruggere un muscó distinto col nome di chara, onde conseguire un' ubertosa raccolta; per la quale distruzione fatta dai cocenti raggi del sole ognuno vede insorgere altre nocive gazose emanazioni. Un aggregato di sì infestissime cagioni, per le quali vedemmo dalla viva passare incessantemente alla chimica morta cotanto diversi vegeto-animali prodotti, risvegliarono non solo l'attenzione dei

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